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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 06:42.
Almeno un fatto è certo. Il colosso statunitense Cargill, che da solo assorbe circa il 15% del cacao ivoriano, ha deciso lo stop immediato – e a tempo indefinito – delle importazioni. Non è quindi del tutto ingiustificato l'allarme con cui i mercati hanno reagito all'ennesimo tentativo di Alassane Ouattara di strangolare finanziariamente il rivale Laurent Gbagbo, che a due mesi dalla sconfitta alle urne si rifiuta di cedergli l'incarico di presidente. A New York le quotazioni del cacao sono balzate del 4% a 3.312 dollari per tonnellata – il massimo da un anno, poco distante dal record trentennale – dopo che nel week end Ouattara ha intimato agli esportatori di fermare per un mese le spedizioni di cacao all'estero, che portano nelle casse dello Stato oltre un miliardo di dollari l'anno, minacciando sanzioni per i trasgressori.
Gbagbo – la cui fazione controlla le strade che portano verso la costa, oltre ai porti di San Pedro e Abidjan – ha subito convocato gli esportatori, ordinando loro di proseguire normalmente l'attività. Testimoni nella zona riferiscono in effetti di non aver assistito per il momento ad una diminuzione del traffico di merce, anche se forse il cacao viene solo trasferito il più velocemente possibile nei magazzini dei porti, nel timore che il divieto di esportazione possa essere applicato in modo più rigido nei prossimi giorni: lo stesso Ouattara ha concedesso ai carichi già dotati delle autorizzazioni all'export di lasciare il paese.
Un altro dei maggiori acquirenti di cacao ivoriano, la Archer Daniels Midland (Adm), non ha per ora seguito l'esempio di Cargill. «Agiremo in modo appropriato con l'evolversi della situazione», ha detto la società, ricordando i propri impegni verso le comunità agricole locali. Ma in generale l'atteggiamento delle società straniere sembra essersi fatto più cauto.
Nell'industria dolciaria molte imprese hanno già fatto scorta di cacao, in vista della Pasqua. Ma il timore che le forniture dalla Costa d'Avorio possano effettivamente bloccarsi, magari per un lungo periodo, ha spinto parecchi utilizzatori ad accelerare gli acquisti o quanto meno a "coprirsi" sui mercati dei futures, contribuendo così alla fiammata dei prezzi. L'ex colonia francese, responsabile di oltre un terzo della produzione mondiale di cacao, anche durante la guerra civile del 2002-07 è sempre riuscita ad esportare, a costo di spedire clandestinamente la merce attraverso il vicino Ghana. Ma questa volta, trattandosi di una decisione politica – un vero e proprio embargo – l'esito potrebbe essere diverso.