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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 07:39.
Sarà emanata probabilmente a febbraio, ma intaccherà retroattivamente le remunerazioni pagate sin dal primo gennaio. Colpirà i bonus dei banchieri «risk taker», quelli cioè che assumono rischi, senza però indicare come individuarli nel concreto. Riguarderà solo le prime 15-18 banche italiane nei suoi caratteri più stringenti, lasciando maggiore flessibilità alle altre. Ormai è quasi tutto pronto: la normativa della Banca d'Italia sui bonus ai banchieri è al rush finale. Eppure, ancora prima di vedere la luce, già solleva alcune perplessità tra le banche: preoccupa per esempio la retroattività di alcuni aspetti salienti. Nessuna opposizione, certo. Nessuna richiesta di annacquamento, bene inteso. Ma qualche preoccupazione sì. Più di una.
Dal bonus al malus
La normativa in arrivo non fa altro che recepire la direttiva europea del 14 dicembre, che ha posto i paletti entro cui "stringere" i bonus dei banchieri per porre fine agli eccessi del passato. L'obiettivo è di parametrare la parte variabile della remunerazione dei manager bancari ai risultati di lungo termine e ai rischi assunti dalla banca. L'intenzione è dunque di evitare che i banchieri assumano rischi eccessivi pur di ottenere guadagni nel breve periodo e ingrassare i loro bonus: a guadagnare di più, d'ora in poi, sarà chi pone attenzione ai rischi e alla solidità patrimoniale. Non chi mette un turbo insostenibile alla banca.
La "rivoluzione" prevede dunque che la componente variabile della remunerazione (il bonus) sia parametrata a vari indicatori di performance della banca ponderati per i rischi. Prevede poi che almeno il 50% della remunerazione variabile sia corrisposta in azioni e che una percentuale tra il 40% e il 60% sia differita di 3-5 anni. Questo permette di introdurre anche dei meccanismi di correzione ex-post per i banchieri "cattivi": i bonus futuri possono innanzitutto essere ridotti o eliminati. Addirittura è previsto anche il cosiddetto «malus»: in casi limite il banchiere potrebbe essere anche costretto a restituire i soldi già incassati.
Il caso Italia
La Banca d'Italia a dicembre ha posto in consultazione il documento in cui recepisce la direttiva europea. Le banche e l'Abi hanno fatto pervenire i loro commenti. Nei quali – stando alle indiscrezioni raccolte in ambienti bancari – non mancano alcune osservazioni pungenti. Quello che più preoccupa è la parziale retroattività della "rivoluzione" dei bonus. La legge entrerà infatti in vigore quando sarà emanata, ma – si legge sul documento di consultazione – si applicherà «alle remunerazioni riconosciute e pagate dopo» il primo gennaio. Insomma: riguarderà i bonus pagati a gennaio anche se la legge vedrà la luce a febbraio. Questo allarma le banche: molti bonus pagati a gennaio (ma anche a febbraio) erano infatti stati concordati con i banchieri l'anno scorso con regolari contratti. Pagare bonus inferiori, o cambiare le carte in tavola, potrebbe dunque costituire violazione di contratto. Con conseguente ipotetico rischio di cause. D'altro canto – ribatte Bakitalia – così è previsto dalla direttiva: non si scappa.