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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2011 alle ore 08:01.
Tira un'aria diversa quest'anno a Davos. Il vento che soffia giù dai picchi innevati che circondano la fascinosa cittadina elvetica è sicuramente più salutare per i banchieri di tutto il mondo, che quest'anno tornano protagonisti della kermesse con i loro cocktail e ricevimenti. Soltanto due anni fa, a pochi mesi del crack-Lehman, di uomini dell'alta finanza (specialmente da Oltreatlantico) ne erano giunti ben pochi nel Canton Grigioni.
E se 12 mesi fa qualcuno, in punta di piedi, si era ripresentato alla platea del World Economic Forum, il 2011 sarà l'anno del ritorno in pompa magna per i numeri uno delle banche, stavolta più dediti alla caccia di nuovi clienti che impegnati a difendersi dalle accuse verso l'industria. L'atmosfera da scampato pericolo è appunto testimoniata dagli appuntamenti mondani già fissati, come l'aperitivo di Jp Morgan al Kirchner Museum o la cena di Bank of America allo Steigenberger Grandhotel Belvedere.
Tutto come tre anni fa, insomma, o quasi. Perché se è vero che gran parte della rivoluzione di Basilea 3 è stata diluita nel tempo, non c'è dubbio che il peso delle norme che disegnano i nuovi standard di capitale per gli istituti di credito, pur attutito, si farà sentire. In uno studio che sarà presentato proprio oggi in occasione del Forum, Oliver Wyman stima in 577 miliardi di euro l'ammontare necessario per riportare a norma i ratio patrimoniali delle principali banche mondiali. Non si tratta quindi proprio delle proverbiali noccioline. Ma il problema è che il conto potrebbe non essere esaustivo, perché tra le tante questioni ancora da completare attorno a Basilea 3 resta la definizione della lista delle banche di importanza sistemica, quelle troppo importanti per fallire che saranno chiamate a rispettare criteri di solidità ancora più stringenti e che per questo dovranno migliorare ulteriormente la struttura del capitale.
Il tema delle Sifi, le Systematically important financial institution, sarà centrale per il resto del 2011, fino a che il Financial Stability Board e le autorità di vigilanza nazionali non stileranno griglia e requisiti da rispettare: ben lo sanno UniCredit e Intesa Sanpaolo, le candidate italiane a far parte di questa stretta cerchia. Basilea 3 non sarà forse all'ordine del giorno delle tante conferenze di oggi e dei prossimi giorni, ma tra una discesa con gli sci, una tavola rotonda e un cocktail non mancherà di sicuro il tempo per un po' di sana attività di lobbying sul tema.