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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 06:42.
MILANO
UniCredit punta a chiudere la partita dell'assetto definitivo di vertice entro la settimana prossima, scegliendo il successore di Sergio Ermotti alla guida del corporate & investment banking. Entro domani, in stretto contatto con il ceo Federico Ghizzoni in trasferta a Davos per il forum internazionale, il presidente Dieter Rampl punta a chiudere le valutazioni interne sulla short list di tre candidati. Ed è pronto a convocare il comitato nomine e governance per i primi giorni della prossima settimana, cui seguirà un consiglio di amministrazione per la ratifica della nomina. Dei tre candidati, tutti esterni, in pole position resta l'ex capo dell'investment banking di Société Générale Jean-Pierre Moustier (che nelle prossime ore dovrebbe dare la sua disponibilità definitiva). Nella short list vi sarebbe anche un altro banchiere estero e un italiano che lavora a Londra per una banca straniera.
In assenza di novità dell'ultima ora, sempre possibili nella complicata partita delle nomine del dopo-Profumo, la scelta del successore di Ermotti sembra avvenire senza gli scossono interni – soprattutto tra Rampl e le Fondazioni azioniste – che avevano invece contraddistinto la scelta della direzione generale.
Fondazioni che, almeno per il momento, sembrano destinate a mantenere in modo compatto la "presa" azionaria su UniCredit. L'ipotesi che Fondazione CariVerona possa cedere l'1% di Piazza Cordusio (scendendo dal 4,6% al 3,6%) per finanziare un massiccio investimento nel Banco Popolare (5%, pari a 200 milioni) sembra sempre meno probabile. Due giorni fa in Parlamento è stato presentato un emendamento al decreto milleproroghe per innalzare il tetto al possesso azionario nelle popolari dall'attuale 0,5 al 5%. Ma la sua approvazione è incerta e, soprattutto, potrebbe essere tardiva considerato che l'operazione di aumento di capitale del Banco si chiuderà a metà febbraio. E così oggi il consiglio di amministrazione della Fondazione CariVerona presieduto da Paolo Biasi dovrebbe limitarsi a deliberare l'ingresso nel Banco Popolare con lo 0,5%, quindi nei limiti consentiti dalle attuali normative, per un investimento di 20 milioni di euro.