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Finanza e Mercati In primo piano

Gm e Renault a un passo da Toyota

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2011 alle ore 08:16.


I vincenti sono per ora in quattro, ma con un po' di ottimismo si possono considerare sei. Ricordate la tesi di Sergio Marchionne – formulata poco più di un anno fa – secondo cui nel mondo dell'auto non si può sopravvivere al di sotto dei 6 milioni di unità vendute l'anno? Nel 2010 ci sono riusciti quattro grandi gruppi: Toyota, General Motors, Renault/Nissan e Volkswagen.
L'ordine con cui li abbiamo elencati è quello della classifica di vendite, con il gruppo giapponese che è riuscito a rimanere in testa, nonostante le crisi dei richiami di auto difettose, per meno di 30mila vendite in un anno. L'alleanza Renault/Nissan si issa al terzo posto contando anche le vendite della russa Avtovaz, di cui controlla il 25% del capitale (i due soci da soli si fermano a 6,7 milioni, pur sempre ampiamente in zona di sicurezza). Subito dopo arriva Volkswagen, che con i suoi dieci brand è salita a quota 7,14 milioni; il gruppo tedesco, che ha annunciato da tempo l'obiettivo di scalzare entro il 2018 la Toyota dalla prima posizione nella classifica mondiale, è riuscito l'anno scorso a compensare il crollo del mercato tedesco con l'espansione nei maggiori Paesi emergenti, prima fra tutti la Cina.
Tra i 5 e i 6 milioni, a un passo dalla soglia-Marchionne, ci sono due gruppi in crescita: Hyundai/Kia ha sorpassato la Ford per il quinto posto, con 5,7 milioni contro 5,3. L'azienda di Detroit paga in termini numerici la cessione della Volvo alla cinese Geely, ma è riuscita ad aumentare le consegne del 17% sul mercato interno Usa; il raggruppamento coreano (Hyundai ha una partecipazione di riferimento in Kia) è stato anche l'anno scorso tra i più dinamici, vendendo quasi un milione di unità più del 2009.
Quelle che potremmo chiamare Big Six lasciano a distanza tutti gli altri. Alla testa degli inseguitori c'è proprio l'alleanza Fiat/Chrysler guidata da Marchionne, con un totale di 3,66 milioni di veicoli venduti (i numeri di tutti i gruppi comprendono anche i veicoli commerciali leggeri); il gruppo torinese, preso da solo, è stato l'unico tra i primi 17 costruttori mondiali a veder calare i volumi di vendita nel 2010, calo peraltro previsto nel piano presentato nell'aprile scorso.

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Tags Correlati: Accordi e joint ventures | Automotive News Europe | Chrysler | Cina | Europa | Fiat | General Motors | Renault | Sergio Marchionne | Stati Uniti d'America | Toyota | Volkswagen

 

Al livello di Fiat/Chrysler troviamo in classifica Peugeot (3,6 milioni) e Honda (3,55). Segue la Suzuki, 2,89 milioni, grazie alle miniauto giapponesi e all'indiana Maruti. A grande distanza ci sono infine altre case di cui si è parlato spesso come potenziali protagoniste di nuove aggregazioni: Bmw (1,46 milioni), Mazda (1,3), Mercedes (1,26) e Mitsubishi (1,17).
Il 2010 è stato un anno di grande ripresa per il settore: le vendite dei primi 17 gruppi di Usa, Europa, Giappone e Corea sono cresciute del 13,5% a oltre 61 milioni di unità dai 53,9 del 2009. I mercati emergenti hanno proseguito la loro corsa, e gli Stati Uniti sono riemersi dal baratro del 2009; solo l'Europa è rimasta al palo. Le previsioni sono per una crescita globale anche nel 2011, anche se a ritmi più moderati.
Proprio la congiuntura europea e italiana hanno pesato sulle vendite Fiat, troppo dipendenti dal mercato nazionale (in netto calo) e da quello brasiliano, dove la crescita è rallentata e la concorrenza si fa sempre più difficile (-1,9% la quota di mercato del Lingotto, che pure è rimasto leader). Debole rimane la posizione negli altri mercati emergenti, dall'India alla Cina; e debole è la posizione sui mercati europei al di fuori dell'Italia, dove nel 2010 le vendite del Lingotto sono state inferiori a quelle di Hyundai/Kia.
Sergio Marchionne punta a recuperare terreno nel 2011: il manager italo-canadese, che domani presenterà i conti 2010 della Chrysler, punta a salire con le due aziende ben oltre quota 4 milioni: un risultato che Automotive News Europe ha calcolato sommando gli obiettivi di Fiat e Chrysler (2,2-2,3 milioni e 2 milioni, rispettivamente).
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