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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 08:03.
La crisi politica in Egitto potrebbe presentare il conto anche alle banche internazionali. L'esposizione del paese nei loro confronti ammonta a 49,3 miliardi di dollari. L'80% di questo valore (40,3 miliardi di dollari, pari a circa 29,5 miliardi di euro) pesa sui bilanci delle banche europee, secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi pochi giorni fa dalla Banca per i regolamenti internazionali e riferiti al 30 settembre 2010. Si tratta dei prestiti a operatori pubblici e privati effettuati sia dalle capogruppo che dalle sussidiarie in Egitto.
Gli istituti di credito francesi sono quelli relativamente più esposti, con impieghi in Egitto per 17,6 miliardi di dollari, oltre un terzo del totale. In seconda fila ci sono i gruppi bancari britannici, con 10,6 miliardi di dollari. Seguono gli italiani, con 6,3 miliardi di dollari (4,6 miliardi di euro). Più contenuta l'esposizione degli Stati Uniti (5,3 miliardi di dollari), della Germania (2,5) e della Svizzera (1,1). Il Cairo ha anche un miliardo di dollari di debiti nei confronti delle banche greche.
Il gruppo italiano con la presenza più importante in Egitto è Intesa Sanpaolo, che controlla circa il 70% di Bank of Alexandria, la quinta del paese per asset, con circa 200 filiali. Attraverso Bank of Alexandria, Intesa Sanpaolo ha 2,3 miliardi di euro di impieghi in Egitto, appena lo 0,6% degli impieghi complessivi del gruppo. L'amministratore delegato, Corrado Passera, a margine della riunione del comitato esecutivo dell'Abi, ha detto ieri di non nutrire gravi preoccupazioni: «Non vedo al momento problemi per gli investitori esteri. Per noi si tratta di un paese importante, ma per il momento non vedo problemi per chi ha investito lì». Intesa Sanpaolo ieri ha chiuso con un rialzo dello 0,93% a 2,43 euro.
La crisi politica sta mettendo alla frusta tutto il paese, ma il sistema finanziario egiziano, sostanzialmente fondato sulle banche, era riuscito a superare praticamente indenne anche lo shock finanziario internazionale, grazie al limitato grado di apertura verso l'estero, al contenuto livello di sviluppo del settore dei finanziamenti immobiliari, alla strategia prevalente di ricorrere ai depositi sul mercato interno per sostenere l'espansione delle attività.