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Mps, l'Ente non teme l'aumento

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 06:42.


SIENA. Dal nostro inviato
Il difficile momento di mercato non indebolisce l'asse Fondazione-Banca Mps, che a Siena vuol dire posti di lavoro, tranquillità sociale e continuità politica. Il rimborso anticipato dei Tremonti bond, utilizzati per 1,9 miliardi dal gruppo di Rocca Salimbeni (l'operazione, in scadenza nel 2013, potrebbe essere chiusa nel 2012), molto probabilmente vedrà la Fondazione presieduta da Gabriello Mancini affiancare il Montepaschi, di cui controlla il 55% del capitale complessivo.
«Quella dei T-bond è una situazione che va affrontata, considerato l'impatto che ha sul conto economico (160 milioni circa) e dunque sul dividendo che percepiamo - dice Mancini -. Siamo pronti a sostenere la banca, studiando insieme la soluzione migliore, nel caso decidesse di rimborsare anticipatamente il Tesoro. Per quanto riguarda un eventuale aumento di capitale - continua il numero uno della Fondazione Mps - prendo atto invece che i vertici del gruppo bancario dicono che non ce n'è bisogno: ma, se in prospettiva servisse, saremmo disponibili a valutare la cosa e a sostenere le esigenze della banca».
Mancini, insieme al direttore generale Marco Parlangeli e al vice presidente, Vittorio Galgani, ha parlato ieri in occasione della presentazione delle linee strategiche della Fondazione per il 2011. Gli obiettivi sono due: il mantenimento dell'attività istituzionale, con focalizzazione sui settori del sociale e dello sviluppo economico; la salvaguardia e il rafforzamento del patrimonio, attraverso una politica di accantonamenti al più alto livello previsto dalla legge. Le erogazioni (180,7 milioni nel 2009 e 109,3 milioni nel 2010), però, sono destinate a scendere in maniera sensibile, perché l'anno scorso la banca non ha dato dividendo.
«Attingeremo al fondo di stabilizzazione delle erogazioni - hanno spiegato Mancini e Parlangeli - ma quest'anno ci aspettiamo il ritorno del dividendo, come i vertici di Banca Mps hanno lasciato capire in più occasioni. Anche solo per scaramanzia - ha sottolineato Mancini -, non prendo nemmeno in considerazione ipotesi diverse». Tra i punti fermi nella strategia della Fondazione senese c'è la «non scalabilità di Mps. Non diluiremo la nostra partecipazione e ogni ipotesi di aggregazione con altri gruppi è da escludere nella maniera più categorica», ha puntualizzato il presidente rispondendo a una domanda sulle voci circolate negli ultimi mesi che riguardavano Intesa Sanpaolo e Bnl.

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«Lavoriamo su un orizzonte temporale di lungo periodo e in questa ottica il valore che crea sviluppo per la banca è la sua stabilità», dice Parlangeli. Il direttore generale ha quindi spiegato che le nuove disposizioni di Bankitalia sulla non computabilità nel capitale dei titoli non ordinari (misura propedeutica all'introduzione delle regole di Basilea 3) «è oggetto di studio», considerato che in portafoglio alla Fondazione c'è un pacchetto di poco più del 10% di azioni privilegiate Montepaschi. «Le indicazioni si riferiscono ai titoli di nuova emissione - spiega Parlangeli - ma stiamo valutando la situazione». Al momento, insomma, non ci sono ipotesi di convertire le privilegiate in ordinarie.
Da Siena arriva infine la conferma che la Fondazione considera «strategica» la partecipazione dell'1,9% nel capitale di Mediobanca. Mentre lo 0,42% di Intesa Sanpaolo «potrebbe essere spostato nel circolante», in attesa di una «eventuale futura cessione, appena il titolo tornerà su corsi di Borsa maggiormente performanti».
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