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Finanza e Mercati In primo piano

Migliora il mercato del lavoro, la Fed vede la luce in fondo al tunnel (ma mantiene una view prudente)

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 19:31.

Nel mese di gennaio sono stati creati negli Stati Uniti molti meno posti di lavoro rispetto alle attese, ma il tasso di disoccupazione è calato più del previsto e al minimo dall'aprile 2009. Segnali contrastanti, ma che sottolineano un graduale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.

Come riportato dal dipartimento al Lavoro, in gennaio sono stati creati 36.000 posti di lavoro, molto meno dei 136.000 attesi dal consensus. Il dato di dicembre è stato rivisto al rialzo a 121.000 posti di lavoro creati, contro i 103.000 della prima stima. Il tasso di disoccupazione è calato al 9 per cento, contro il 9,5 per cento atteso dagli analisti e meno del 9,4 per cento di dicembre. Anche se i due dati (i posti di lavoro creati e il tasso di disoccupazione) sembrano andare in direzioni differenti, secondo gli esperti dovrebbero convergere nel lungo termine, soprattutto alla luce del fatto che in gennaio il mercato dell'occupazione è stato penalizzato dall'ondata di maltempo che ha colpito gli Stati Uniti, impedendo alle persone di recarsi al lavoro. Attualmente, secondo il rapporto, sono circa 13,86 milioni le persone che non riescono a trovare un impiego. I dati arrivano all'indomani delle parole del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, secondo cui ci vorranno molti anni perché il tasso di disoccupazione torni a livelli normali dal momento che la ripresa è troppo lenta per provocare decisi miglioramenti del mercato del lavoro.

La Federal Reserve mantiene una view prudente
La Federal Reserve mantiene una view prudente, confermando quanto emerso dall'ultimo incontro di politica monetaria, quando la banca centrale statunitense ha confermato una politica fortemente espansiva in ragione di una crescita al rallenty dell'attività economica Oltreoceano. Il quadro dipinto il 12 gennaio dal Beige Book, il consueto bollettino mensile della Fed sull'andamento degli affari nelle dodici sedi distrettuali della banca centrale, ha mostrato una situazione più chiara di quella vista nei mesi scorsi. L'attività economica ha continuato ad espandersi a ritmo moderato fra novembre e dicembre, grazie al buon andamento del settore manifatturiero nella maggior parte dei dodici distretti Fed. Bene anche il settore dei servizi non finanziari, mentre l'attività del retail ha mostrato un andamento non uniforme, con picchi nelle settimane del Ringraziamento ed in concomitanza del Natale.

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Tags Correlati: Barack Obama | Ben Bernanke | Europa | Fed | Federal Deposit Insurance Corporation | Giappone | Hu Jintao | Lynn Franco | Mercato del lavoro | Ministero del Tesoro | Stati Uniti d'America | Timothy Geithner

 

Pil in accelerazione nel quarto trimestre
La crescita dell'economia americana è confermata dai dati del Pil che nel quarto trimestre ha registrato un rialzo del 3,2% su base annuale, in accelerazione rispetto al +2,6% del terzo trimestre e all'1,7% del secondo. Con il rialzo del quarto trimestre e la crescita del 2,9% registrata per l'intero 2010, l'output totale degli Stati Uniti é salito ai livelli più alti dalla fine del 2007, quando la recessione ha avuto inizio. Le spese per i consumi sono cresciute del 4,4%, mettendo a segno l'incremento maggiore dall'inizio del 2006 e pari al doppio della crescita media registrata nei primi tre trimestri dello scorso anno. In un forum organizzato dalla FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation, l'istituzione che assicura i depositi delle banche e delle casse di risparmio negli USA) Bernanke ha indicato che il Pil statunitense dovrebbe crescere quest'anno del 3-4%.

Geithner, crescita doppia di Europa e Giappone

Secondo il segratario al Tesoro, Timothy Geithner, la crescita economica Usa sarà "doppia" di quella europea e giapponese. Geithner ha precisato che gli Stati Uniti dovrebbero "crescere della metà rispetto alle grandi economie emergenti, ma di circa il doppio di quello registrato in Europa e in Giappone". Geithner, senza precisare a quale periodo si riferisce tale previsione, ha detto che il ciclo Usa si colloca tra questi due differenti ritmi. La Casa Bianca pubblicherà questo mese le nuove stime in occasione della presentazione del budget 2011-2012. Da ricordare che per il 2011 la Fed prevede per il Pil Usa una crescita media poco sotto il 3%, leggermente migliore rispetto allo scorso anno.

Migliorano le previsioni per l'economia 2011 (sondaggio Wsj)
Ottimisti riguardo all'economia americana si sono detti anche gli analisti intervistati il 14 gennaio dal Wall Street Journal: si aspettano che il Pil statunitense cresca ad un tasso superiore al 3,2% nei quattro trimestri del 2011. L'economia sembra aver superato quella fase in cui la ripresa era trainata quasi unicamente dagli stimoli del governo: ora la domanda privata e le esportazioni hanno un ruolo più importante", hanno dichiarato gli esperti di Wells Fargo. "Una crescita del 3% ci sembra piuttosto buona, soprattutto quando il mercato immobiliare è ancora così depresso".

La produzione industriale cresce oltre le stime, +0,8% a dicembre
Il buon andamento dell'economia Usa è testimoniato anche dalla crescita della produzione industriale (+0,8% a dicembre, +5,9% a livello tendenziale. La produzione manifatturiera ha mostrato un incremento dello 0,4% a fronte del +0,3% del mese precedente, con un aumento tendenziale del 5,8%. Nello stesso periodo la capacità di utilizzo relativa a tutti i settori industriali è salita al 76% dal 75,4% di novembre risultando tuttavia inferiore alle stime degli analisti che si attendevano un aumento al 79,6%. Cresce anche la capacità di utilizzo nell'industria manifatturiera che si è attestata al 73,2% dal 72,9% di novembre (14 gennaio).

Indice ISM servizi balza a gennaio a 59,4. Il momento positivo dell'industria è riscontrabile anche negli andamenti degli indici ISM. Quello relativo ai servizi è salito a gennaio a 59,4 punti da 57,1.Un dato nettamente migliore delle attese degli analisti che si attendevano un ribasso a quota 57 punti (da ricordare che ogni dato sopra quota 60 punti indica una crescita a ritmo accelerato). In crescita anche le scorte delle imprese (+0,2% a novembre).

Prezzi al consumo superano le attese, +0,5% a dicembre
Sul fronte dei prezzi, il tasso d'inflazione ha segnato a dicembre un rialzo dello 0,5% su base mensile (+0,4% la previsione) e dell'1,5% a livello tendenziale. L'indice 'core' (al netto di alimentari ed energia) è salito dello 0,1% su base mensile, in linea con le previsioni degli economisti.
Prezzi produzione dicembre +1,1% (+0,8% le stime), core +0,2%. In aumento dell'1,1% nel mese di dicembre anche i prezzi alla produzione (PPI) in America, dopo il rialzo dello 0,8% registrato a novembre. Il dato, comunicato dal Dipartimento del Lavoro americano (BLS), risulta sopra le attese degli analisti che avevano previsto un +0,8%. Su base annua si è registrato un rialzo del 4%, rispetto al +3,5% del mese precedente. Il PPI "core", ovvero l'indice depurato dalle componenti piu' volatili quali il settore alimentare e quello dell'energia è risultato invece in aumento dello 0,2%, in linea con le attese degli analisti. Nel mese precedente il dato core era salito dello 0,3%. La componente energia ha registrato un balzo del 3,7% e quella alimentare un aumento dello 0,8%. I prezzi dei beni intermedi infine sono cresciuti dell'1% (+1,1% il mese precedente).
Prezzi import dicembre crescono meno delle attese. Aumentano anche – ma meno del previsto - i prezzi alle importazioni: a dicembre l'indice è cresciuto dell'1,1% su base mensile (contro il +1% rivisto del mese precedente) e del 4,8% a livello annuo. Al netto delle importazioni di petrolio i prezzi import sono risultati in aumento dello 0,3%.

Migliora la fiducia dei consumatori
Buone notizie, in prospettiva, anche dal fronte dei consumi. A gennaio, la fiducia dei consumatori misurata dal Conference Board é balzata a 60,6 punti da 53,3 in dicembre (dato rivisto da 52,5 punti). Il dato é nettamente migliore delle attese che si attendevano un rialzo limitato a quota 54,5 punti. Nel mese l'indice delle attese future é salito a 80,3 punti da 72,3 in dicembre mentre il giudizio sulle attuali condizioni di business é aumentato a 31 punti da 24,9 il mese precedente. "In gennaio i consumatori hanno dato un giudizio più positivo sulle condizioni del mercato del lavoro e del business in generale" ha detto il capoeconomista del Conference Board Lynn Franco. "I pessimisti - ha aggiunto l'economista - restano comunque in numero superiore rispetto agli ottimisti" se é vero che solo il 5,2% degli interpellati ritiene che vi siano molti lavori a disposizione di chi li cerca mentre il 43,4% ritiene molto difficile la ricerca di un nuovo impiego.

Deficit ai minimi da gennaio 2010
Segnali positivi anche dal fronte del commercio con l'estero: a novembre, il deficit commerciale è sceso a 38,31 miliardi di dollari dai 38,42 miliardi di dollari di ottobre (dato rivisto al ribasso dalla precedente lettura di 38,71 miliardi). Si tratta del rosso più basso registrato dalla bilancia commerciale americana dal gennaio 2010.
Le esportazioni sono salite dello 0,8% a 159,65 miliardi di dollari dopo essere cresciute del 3% a ottobre. Le importazioni sono salite dello 0,6% a 197,96 miliardi dopo essere calate dello 0,8% a ottobre. Dato diverso dalle previsioni anche per i prezzi alla produzione, cresciuti dell'1,1% a dicembre, contro un incremento atteso dello 0,8% (lo stesso del novembre scorso). Si tratta del maggiore incremento da gennaio 2010 (13 gen )

Debito oltre quota 14.000 miliardi
Oggetto di preoccupazione è invece lo stato di salute dei conti pubblici. Il debito è ai massimi dalla seconda guerra mondiale e alla fine di dicembre ha superato quota 14.000 miliardi di dollari. E un ulteriore aumento è previsto con il compromesso raggiunto per l'estensione degli sgravi fiscali per circa 856 miliardi di dollari. Al risanamento dei conti il presidente Barack Obama dedicherà il discorso sullo Stato dell'Unione che terrà alla fine di gennaio, dopo l'incontro con il presidente cinese Hu Jintao.
Deficit federale in miglioramento. Sempre a dicembre, il deficit di bilancio si è invece attestato a 80 miliardi di dollari, leggermente sotto le attese degli economisti (che avevano messo in conto un rosso di 82 miliardi). Nello stesso mese dello scorso anno il disavanzo era stato pari a 91 miliardi di dollari. Lo scorso mese le entrate sono cresciute a 237 miliardi di dollari, in rialzo dai 219 miliardi dello scorso anno mentre le uscite sono salite a 317 miliardi dai 310 miliardi del dicembre 2009.
Il Tesoro paventa il default dell'economia americana. La situazione dei conti pubblici è talmente seria che nelle scorse settimane il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, ha chiesto al Congresso di agire rapidamente e approvare l'aumento del tetto del debito americano entro il primo trimestre per evitare il rischio default, che sarebbe «più doloroso della crisi del 2008-2009». Dall'inizio della crisi il Congresso ha dovuto più volte rivedere al rialzo la soglia del debito, che negli ultimi 70 anni è stata aumentata oltre 90 volte.
La soglia di debito pubblico che Washington sta per sfondare – pari a 14,3 trilioni ovvero 14.300 miliardi di dollari – vale il 99,3% del Prodotto interno lordo degli Stati Uniti. Il deficit corrente è il 10% del Pil. Un livello allarmante, mai raggiunto dalla seconda guerra mondiale. Ai livelli dei Pigs.

Cosa succederà all'economia americana nel 2011?
Anche se l'amministrazione Obama é pronta a giurare che sarà un anno positivo, restano ancora molti punti interrogativi che portano gli analisti a preferire un atteggiamento più cauto.

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