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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 14:20.
LOS ANGELES - Il suo impero sta perdendo colpi, ma Hugh Hefner a 84 anni sa come restare sempre al centro dell'attenzione. Non tanto perché ha annunciato le imminenti nozze con la coniglietta 24enne Crystal Harris («Questa volta è per sempre» ha detto Hef della sua futura terza moglie), ma soprattutto perché ha deciso di ricomprarsi Playboy in un leveraged buyout da 207 milioni di dollari. Le trattative sono in corso per ottenere i finanziamenti necessari per rilevare i due terzi della società che ancora non possiede, toglierla dal listino e fra cinque anni, quando sarà prossimo ai 90, mietere i frutti della ristrutturazione avviata di recente.
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Sono anni che la Playboy Enterprises è in caduta libera, soprattutto la rivista e le attività televisive, settori dove la concorrenza del porno gratis su internet è particolarmente pesante; solo il segmento del licensing, lo sfruttamento di uno dei marchi più famosi del mondo, continua a portare a casa profitti solidi. Il fatturato dei primi tre trimestri del 2010 è stato invece del 37% più basso che nello stesso periodo del 2007; nel terzo trimestre le perdite sono salite a 1,6 milioni di dollari. Il nuovo amministratore delegato Scott Flanders, subentrato l'anno scorso a Christie Hefner, figlia di Hugh, ha deciso di affrontare la crisi di petto ed ha avviato una drastica politica di tagli ai costi e di espansione internazionale i cui risultati saranno visibili, secondo gli analisti, fra qualche anno. «Hef», fondatore di Playboy nel lontano 1953, vuole ottenere la fetta più grossa della torta.
La reazione di Wall Street all'ultima velleità finanziaria di Hefner è stata muta in alcuni casi e pesantemente critica in altri. «Crediamo che la morte di Hugh Hefner potrà spingere in forte rialzo le quotazioni di Playboy» aveva detto non molto tempo fa l'analista David Miller della Caris & Co. Molto probabilmente il pronostico di David Miller non si realizzerà mai se Hef riuscirà a privatizzare la Playboy Enterprises prima di morire.
Nemmeno questa azzardata operazione potrà tuttavia cambiare l'opinione del pubblico su Hugh Hefner, un'opinione riassunta così nel lungo profilo del fondatore di Playboy apparso oggi sul New York Times Magazine: «Da una parte Hefner è l'uomo che ha trasformato le sue fantasie sessuali in una fortuna, e rappresenta quindi una grande «success story»; dall'altra è un fossile che non ha ancora capito che la rivoluzione sessuale è finita da decenni, e che in ogni caso non si addice ai vecchi».