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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 14:19.
Lloyd Blankfein, 13,2 milioni di dollari tra stipendio e bonus. E per l'anno in corso si è già assicurato un aumento, almeno della paga base: triplicherà, da seicentomila dollari a due milioni. Meglio del chief executive di Goldman Sachs dovrebbe fare, se le cifre rispetteranno le previsioni, James Dimon di Jp Morgan Chase: più di 17,5 milioni. Seguono a ruota James Gorman, di Morgan Stanley, con 7,4 milioni in titoli e un assegno in contanti ancora da determinare. E Brian Moynihan, di Bank of America, con una decina di milioni totali.
A Wall Street la crisi, quella passata e quella di cui si ha ancora paura in futuro, viene esorcizzata con un vecchio rito, il ritorno dei compensi d'oro. Individuale e collettivo: in attesa della comunicazione delle cifre alla Sec da parte di tutte le banche, per l'avvicinarsi delle assemblee annuali degli azionisti, le tendenza è già emersa. I principali 25 istituti quotati, ha calcolato il Wall Street Journal, hanno elargito 135 miliardi relativi al 2010, un nuovo record e un aumento del 5,7% rispetto all'anno scorso.
La crisi ha lasciato un retaggio, forse permanente si augurano i fautori di inedite stagioni di moderazione nell'alta finanza: restano un miraggio gli oltre 68 milioni intascati da Blankfein in un solo anno, il 2007. Di più, in deferenza agli inviti delle autorità a evitare compensi che incentivino troppo i rischi e li leghino alla performance della società nel più lungo periodo, lievita la componente differita della paga, spesso spalmata su tre o cinque anni: in media è passata da circa un terzo alla metà.
Ma i compensi restano elevati e così le polemiche. Linee guida definitive tuttora latitano negli Stati Uniti: le authority, su mandato della riforma finanziaria Dodd-Frank, dovrebbero elaborarle nei prossimi mesi. Un nuovo appello a intervenire è giunto dalla Commissione del Congresso sulle cause della crisi: ha denunciato, accanto al lassismo delle autorità, proprio le mancanze nella gestione delle banche e delle paghe. Una campagna alla quale però i banchieri reagiscono denunciando il pericolo di perdere talento, spesso a vantaggio della finanza alternativa e meno regolamentata degli hedge fund e del private equity: John Paulson, fondatore dell'omonimo fondo, ha appena archiviato un anno con guadagni record personali per cinque miliardi.