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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 alle ore 18:38.
Il processo breve era rimasto fuori dalla lista dei famosi cinque punti programmatici sui quali Silvio Berlusconi aveva chiesto la fiducia a settembre. Ma oggi, superate diverse votazioni parlamentari che hanno dimostrato l'esistenza di una maggioranza consistente, sebbene non ampia, anche dopo la rottura con Futuro e Libertà, il Pdl rimette in campo la proposta. In una lettera inviata a Giulia Bongiorno, la presidente (finiana) della commissione Giustizia della Camera, il capogruppo azzurro in commissione, Enrico Costa, chiede di calendarizzare nuovamente l'esame del provvedimento.
Dure le reazioni delle opposizioni, che annunciano battaglia contro il tentativo di una nuova accelerazione sul tema. In occasione della prima lettura parlamentare al Senato, aspre contestazioni erano venute non solo da Pd, Idv e Udc, ma dalla magistratura e dal mondo giuridico. La norma transitoria che consentirebbe di applicare la legge anche ai procedimenti in corso, infatti, metterebbe a rischio fino al 50% dei processi in alcuni distretti, secondo l'Anm; dal 10 al 40% secondo i dati del Csm. Dati sempre contestati dal ministro Angelino Alfano, che ha sempre sostenuto che non più dell'1 per cento dei procedimenti in corso verrebbe dichiarato decaduto con la nuova legge. Domani alle 15 l'ufficio di Presidenza della Commissione deciderà sulla richiesta di ripartire.
Il Pd intende «contrastare in ogni modo la proposta di processo breve del Pdl con ogni mezzo», nella convinzione che si tratti di una legge che «serve solo a soddisfare smanie vendicative del Premier», commentano con una nota congiunta Donatella Ferranti, capogruppo democratica in commissione e Andrea Orlando, responsabile Giustizia del partito, secondo i quali quella avanzata dal Pdl «è una richiesta irresponsabile».
Futuro e Libertà considera la proposta di legge del Pdl sul 'processo breve' una "emergenza democratica" ed è pronta sia ad una "durissima opposizione parlamentare" sia alla "mobilitazione della piazza", ha affermato il vicepresidente in quota Fli della Commissione Antimafia, Fabio Granata, commentando la formalizzazione della richiesta di riprendere subito l'esame della legge in commissione a Montecitorio, formulata dal partito del Premier.