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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 07:43.
BRUXELLES. È soltanto un nuovo inizio. Il colpo forse più spettacolare di un'ondata di aggregazioni che si susseguiranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni. La fusione tra Deutsche Börse e Nyse Euronext tocca le corde sensibili dei banchieri francesi poiché soprattutto francese è l'anima europea della borsa transatlantica nata nel 2006. Ma Alain Papiasse, capo del corporate e investment banking di Bnp Paribas, è piuttosto «laico» sul possibile esito di un'altra fusione che darebbe probabilmente ai tedeschi il controllo operativo e gestionale.
«È difficile - dice - dare una valutazione finché non si conoscono i dettagli del piano industriale. Per ora sappiamo che sarà Deutsche Börse a giocare il ruolo dell'azionista di controllo nella nuova entità. Dobbiamo inoltre capire quale dei due modelli - quello verticale, a silo, dei tedeschi, che integra in uno stesso gruppo anche le funzioni di clearing e settlement, oppure quello orizzontale di Nyse Euronext - finirà col prevalere». Il banchiere d'investimento della Bnp Paribas non ha preferenze per un modello particolare, anche perché le banche non sono più azioniste ma solo clienti delle Borse: «Quello che ci interessa è molto semplice: un sistema efficiente e a prezzi competitivi». Quanto al modello a silo, Papiasse riconosce che molte delle critiche di alcuni anni fa, erano probabilmente eccessive. «Oggi i fatti dimostrano, almeno nel caso di Deutsche Börse, che lo schema verticale ha una sua efficacia». Non sarà comunque un'operazione facile, avverte, per alcune ragioni. Nelle operazioni di clearing, ad esempio, possono esservi doppioni: Deutsche Börse ha Clearstream mentre Euronext, proprio qui a Bruxelles, ha Euroclear. «Bisognerà inoltre vedere come reagirà l'antitrust di Bruxelles. La fusione tra le due entità potrebbe creare problemi di concentrazione eccessiva sul mercato dei derivati, tra Eurex e Liffe Nyse.
La nuova febbre di M&A tra borse mondiali nasce secondo lui da una serie di fattori. C'è la necessità di razionalizzare le operazioni riducendo i costi. «Non a caso, finora, nella progettata fusione Deutsche Börse-Nyse Euronext, una delle poche cifre venute fuori è quella relativa alle sinergie sui costi (300 milioni di euro, ndr) e invece non si fa parola di quelle potenziali sui ricavi». Del resto, ricorda Papiasse, solo 5 anni fa Deutsche Börse capitalizzava 9,2 miliardi di dollari ed Euronext 4,7 miliardi. Oggi la Borsa tedesca ne capitalizza 15 e la combinazione di Nyse ed Euronext è di 9 miliardi. Poi c'è l'aspetto competitivo. «Da un lato le Borse asiatiche saranno sempre più importanti e non c'è dubbio che anche in quell'area assisteremo a un'ondata di aggregazioni. Dall'altro bisogna fronteggiare la concorrenza dei nuovi mercati Mts, che sono oggettivamente più economici. Sta succedendo e succederà come nelle compagnie aeree europee, costrette a fondersi e ad allearsi tra loro per arginare sia l'avanzata delle low cost sia quella delle ricche aviolinee dei paesi del Golfo».