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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 07:42.
«Come Emittenti titoli fummo invitati dieci anni fa dalla Banca d'Italia a entrare nel capitale della Borsa, che era appena stata privatizzata con un azionariato tutto bancario. Emittenti titoli, che riunisce le principali società quotate non bancarie, manterrà una quota dell'1% nel nuovo polo Lse-Toronto». «Siamo contenti dell'operazione, ci siamo globalizzati. Per le società se aumenta il bacino di liquidità è un bene», è il commento in sintesi di Stefano Micossi, vice-presidente di Emittenti titoli e direttore generale di Assonime.
Ma scusi, la maggior liquidità era offerta anche nella precedente aggregazione con Londra. Perchè era contrario all'alleanza di Borsa italiana con l'Lse e oggi invece favorevole all'allargamento a Toronto?
No, un momento. Non ho cambiato idea. Allora c'erano considerazioni di public policy che non sono state fatte. Il ministro del Tesoro dei tempi, Tommaso Padoa Schioppa, si era battuto per una soluzione diversa, una Borsa dell'euro, ma poi lasciò che ad agire fosse il mercato. Anche la Francia, da parte sua, si rifiutò di discutere seriamente. L'errore strategico fu lasciare le scelte al management, che pensò a massimizzare i bonus, e agli azionisti, che pensarono a massimizzare i ritorni. Ma il passato è passato, non possiamo continuare a piangerci sopra.
E quindi, come vede la situazione oggi?
Quello che vedo è che invece di una Borsa dell'euro si sono venute a formare due grandi poli transoceanici. Alla fine, anche Deutsche Börse che diceva "vado da sola" ha dovuto scegliere di aggregarsi. I fatti dimostrano che è un settore con rendimenti di scala importanti e la Mifid ha accelerato la spinta alla concentrazione. Una spinta così forte che sicuramente sorgeranno problemi di mercato. Si creeranno player molto grandi che potrebbero avere la tentazione di sfruttare la loro forza nei confronti dei clienti. Questo è un aspetto che assume un rilievo ancora maggiore nell'ambito del post-trading.
Cosa significa?
In questo campo la scelta della concorrenza non funziona. Non dobbiamo ricadere nell'ideologia della deregolamentazione che ha ispirato la Mifid, altrimenti come utenti rischiamo di finire "spennati". Io credo che servano strutture di post-trading semipubbliche, accentrate a livello continentale, e che assicurino i servizi a costi ragionevoli.
C'è chi pensa che ci sia spazio anche per un'altra Borsa in Italia.
Secondo me il treno è già passato. Si è visto che la liquidità tende a confluire verso il mercato principale, e ci sono ancora mille ragioni perchè la liquidità continui a concentrarsi su Borsa italiana. Diverso, appunto, è invece il caso del post-trading, per il quale, ripeto, serve una soluzione europea. (A.Ol.)