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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2011 alle ore 09:30.
«Nel mondo globale la finanza agisce come gli aerei per i virus dell'influenza: facilita e velocizza i contagi. Come oggi un virus influenzale parte dalla Cina e in poco tempo si espande in tutto il mondo, allo stesso modo la finanza porta in giro i rischi economici. Pensi che ormai il valore delle transazioni finanziarie supera di tre volte quello dei beni materiali». Alessandro Castellano ne è convinto: le crisi economico-politiche ci sono sempre state, ma se un tempo restavano localizzate nelle zone in cui scoppiavano, oggi divampano in giro per il mondo con estrema facilità. Con imprevedibile velocità. Castellano lo dice per esperienza diretta, dato che è l'amministratore delegato della Sace, società pubblica che assicura le esportazioni delle imprese italiane. Per cui quotidianamente monitora tutti i rischi in 181 paesi al mondo. Per Castellano, però, oggi il vero rischio non è più tanto quello politico o quello economico, ma l'effetto contagio.
Come può, un'impresa o un investitore, destreggiarsi in un mondo dove il virus della crisi contagia ogni giorno qualche paese o settore economico diverso?
Un'impresa deve diversificare la produzione, i fornitori e gli acquirenti. La Mattel produce la celebre Barbie in più di 10 paesi diversi: i capelli arrivano da una parte, le gambe da un'altra e così via. Poi la vende in tutto il mondo. In questo modo se scoppia una crisi in un'area geografica non ne risente eccessivamente, perché continuerà a produrre e a vendere altrove. Questo devono fare le imprese: evitare di mettere tutte le uova in un paniere. E devono imparare a valutare meglio i rischi.
Ovvio che lei dica così: la Sace proprio questo fa di lavoro...
Certo, ma questo è l'unico modo per evitare problemi. Di fronte a scenari che cambiano continuamente, gli amministratori delegati delle società devono fare previsioni macroeconomiche e valutare bene tutti i rischi globali.
Dice questo proprio ora che, a partire dal caso Fiat, in Italia è forte la pressione contro le imprese che vogliono spostare la produzione all'estero? Non crede che, in un momento come questo, sia meglio produrre e dare lavoro in Italia?