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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 06:41.
Le trattative tra la Carlo Tassara e le banche creditrici per l'estensione del debito della finanziaria di Romain Zaleski si stanno rivelando più complicate del previsto. Tanto che già emerge una spaccatura tra le ambizioni del fronte bancario e le aspettative della holding guidata da Pietro Modiano. Stando alle prime indiscrezioni, dopo l'invio formale della lettera che chiede alle banche di spostare dal 2011 al 2013 la scadenza del piano di stand still sui 3,1 miliardi di debiti, alcuni istituti avrebbero compiuto le prime valutazioni sul dossier arrivando a concludere che la proposta, così come è stata formulata, non è ricevibile.
E per una serie di motivi: perché concedere ulteriore tempo senza poter scontare termini almeno più vantaggiosi? Questo è il punto. Zaleski vorrebbe allungare i tempi di rientro senza modificare di una virgola le condizioni a suo tempo strappate. Una richiesta eccessiva, si apprende negli ambienti finanziari. Ciò sebbene la situazione sia effettivamente critica. Già nella lettera si ipotizza che in mancanza di un accordo sul debito il rischio è che la società sia costretta a predisporre il bilancio 2010 sulla base di criteri che non presuppongono la continuità aziendale.
Nel 2011 la Tassara si potrebbe infatti trovare con un patrimonio netto negativo che imporrebbe la liquidazione. Da qui l'urgenza di trovare un'intesa entro fine marzo per poter chiudere i conti ad aprile, senza dover giocare la carta garantita dal codice civile che permette di posticipare fino a fine giugno l'approvazione dei risultati annuali.
L'impressione, dunque, è che a breve si aprirà un tavolo di trattativa per valutare quali termini del vecchio accordo possono essere aggiornati. Le opzioni sono diverse: dall'incremento dei tassi di interesse sui finanziamenti all'allargamento delle garanzie. Riguardo a quest'ultimo aspetto, va ricordato che la maggior parte degli asset non quotati non fa parte del pacchetto di garanzie concordato dalle banche.
In particolare, oggi sono esclusi asset del calibro di Alior Bank, Comilog e anche la piccola Metalcam. Tutte partecipazioni che, volendo, potrebbero andare ad ammorbidire la posizione degli istituti più intransigenti. Pare infatti che tra le banche creditrici meno orientate ad assecondare le "pretese" della Tassara ci sia UniCredit, esposta complessivamente per quasi 1 miliardo. Negli ambienti vicini a Intesa Sanpaolo, l'altro grande creditore con quasi 1,5 miliardi di esposizione, si ostenta maggiore tranquillità sebbene altre fonti indichino che anche in Ca' de Sass siano in corso valutazioni più approfondite. Completano il quadro degli istituti esposti Mps con 229 milioni, Banca Popolare di Bergamo 173 milioni, Banca Popolare di Milano 148 milioni, Banco Popolare 37 milioni e Carige 75 milioni.