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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2011 alle ore 09:50.
MILANO
La ricapitalizzazione del Banco Popolare fa il pieno, con adesioni che si sono attestate al 99,812%.
«Il successo dell'aumento di capitale è una evidente testimonianza di fiducia nella banca e per questo ringrazio tutti», ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il consigliere delegato, Pier Francesco Saviotti.
Un grazie, rivolto agli azionisti retail, in particolar modo ai soci clienti delle cinque banche del territorio, artefici del buon esito dell'iniezione di liquidità considerato che hanno sottoscritto oltre la metà dei 2 miliardi offerti al mercato, ossia ben oltre 1 miliardo di euro. Quota sufficiente perché nelle loro mani continui a essere custodito più del 50% del capitale dell'istituto. Un risultato evidentemente gradito al vertice della banca che, in ogni caso, ha accolto con altrettanto favore anche l'impegno degli investitori istituzionali che hanno sottoscritto la quota restante. Tra di loro, evidentemente, anche la fondazioni bancarie, con la Fondazione Cariverona in testa. L'ente scaligero ha messo sul piatto i 20 milioni necessari per ritagliarsi lo 0,5% del capitale dell'istituto. Altrettanto ha fatto la Fondazione Crt. Di valore decisamente inferiore, invece, la manovra di altri enti, come la Fondazione di Lucca, quella di Modena, quella di Carpi e infine la Fondazione Manodori. Da parte loro l'impegno massimo ha sfiorato i 5 milioni di euro, pari a poco più dello 0,1% del Banco Popolare post aumento.
Anche gli amministratori dell'istituto non si sono sottratti, facendo la loro parte nell'iniezione di liquidità. In particolare, secondo quanto è possibile ricostruire dagli avvisi di internal dealing, il presidente del consiglio di sorveglianza Carlo Fratta Pasini, insieme alla sua famiglia, ha investito complessivamente nell'aumento 722 mila euro. Saviotti ha puntato nell'operazione che raddoppia la capitalizzazione dell'istituto 277 mila euro. Tra i manager delle banche del gruppo, l'amministratore delegato di Banca Popolare di Lodi, Maurizio Di Maio, ha investito 344 mila euro mentre il numero uno di Banca Popolare di Novara, Domenico De Angelis ha partecipato con 290 mila euro. In tutto, le prime linee della banca hanno puntato sul futuro del Banco 1,6 milioni di euro.