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Una bussola per i «trucchi» verdi

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2011 alle ore 06:39.

A CURA DI
Manuela Soressi
Sempre più "verde" il beauty case degli italiani: mentre nella Ue si discute di criteri normativi comuni, continua l'escalation dei cosmetici "naturali", un settore che in Italia, è passato in un decennio dal 2,2% al 3,6% del mercato (fonte Unipro). «Si tratta di una nuova fascia di prodotti, formulati nel rispetto sia dell'ambiente sia della sicurezza della persona, e realizzati secondo regole che riguardano l'intera filiera cosmetica: dagli ingredienti (come vegetali o minerali) alla formulazione alla produzione» spiega Carla Scesa, docente di Scienze e tecnologie cosmetologiche all'università Cattolica di Roma.
Creme, rossetti e simili ispirati alla natura l'anno scorso hanno raggiunto i 350 milioni di euro registrando le migliori performance nella cosmesi (+5% a valore contro +1,3% complessivo del settore nel 2010). Secondo Unipro, ci sarà un'ulteriore avanzata del 5% entro giugno 2011. Ma perché gli italiani decidono di acquistare ombretti e shampoo "green", pur costando un 20% in più rispetto a quelli convenzionali? Fondamentalmente perché li ritengono più sicuri e più "ecologici" rispetto a quelli tradizionali, come rilevato anche dall'ultimo Osservatorio Sana-Gpf.
Poca informazione
Sul piano dell'informazione, tuttavia, regna una certa confusione. «È ben recepito il segmento dei cosiddetti "cosmetici naturali, biologici, non tradizionali" anche se poi nella mente del consumatore la differenziazione tra le categorie è assai vaga e non definita» spiega Antonio Argentieri di Unipro.
Infatti più della metà degli utilizzatori non sa che cosmetici "naturali" e cosmetici "bio" non sono la stessa cosa. In realtà «non c'è una legge che definisca la quantità di ingredienti naturali e bio che devono esserci sul totale perché un cosmetico possa essere considerato "naturale" o "biologico" – specifica Altroconsumo –. La normativa sui cosmetici in vigore definisce in modo preciso quali sono gli ingredienti consentiti (naturali e non) e le quantità massime perché siano sicuri e non abbiano conseguenze sulla salute».
In questa situazione, ci sono produttori seri e rigorosi ma anche aziende che fanno "greenwashing" limitandosi a tingere di verde i pack o a inserire tracce di sostanze vegetali per poi presentare i loro cosmetici come naturali. O ancora aziende che, pur presentandosi come paladine della natura, in realtà hanno certificato come biologici sono una minima parte dei loro prodotti.

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Tags Correlati: Altroconsumo | Antonio Argentieri | Bdih | Beuc | Carla Scesa | Commissione Disciplinare | Imprese | Italia | Na True | Osservatorio Sana | Riccardo Cozzo | Soil Association | Stati Membri

 

La pubblicità non aiuta a fare chiarezza, come emerge da un'analisi del Beuc a livello europeo: dal termine "verde" usato su prodotti che di naturale non hanno nulla ai paroloni scientifici per conferire all'articolo poteri inesistenti.
Ma una svolta è in vista: la commissione europea sta lavorando per elaborare la lista dei criteri comuni per etichette e pubblicità e dal luglio 2013 entrerà in vigore il regolamento europeo 1223-2009 che vieta i messaggi ingannevoli o poco chiari ai consumatori.
Organismi
Nell'attesa non mancano le novità, in particolare nel mondo dei cosmetici "bio" che, secondo le stime di Icea, in Italia vale oltre 8 milioni di euro. Come il lancio, a inizio febbraio, dei marchi "bio&natural cosmetic" e "natural cosmetic" da parte dell'organismo di certificazione Bioagricert. «Questi due marchi, sulla base di disciplinari produttivi riconosciuti e di standard europei (come quello di Na True, l'Associazione internazionale dei produttori di cosmetici naturali e biologici), garantiscono che i prodotti sono ottenuti con ingredienti di origine biologica e naturale – spiega Riccardo Cozzo, Ceo di Bioagricert International –. Così i consumatori sono garantiti su sicurezza e qualità, mentre le aziende hanno uno strumento per qualificare le loro produzioni e comunicarne le caratteristiche nonché chiarire l'origine degli ingredienti».
Anche nel caso dei cosmetici biologici, infatti, c'è un buco normativo. Il regolamento comunitario 834/2007 sul biologico non contempla una disciplina specifica per la cosmesi ma consente agli stati membri di applicare norme nazionali o private conformi alla normativa comunitaria. Sono nati così da alcuni anni sistemi di certificazione in ambito volontario sulla cosmesi biologica e naturale con marchi di certificazione noti, come Bdih, Ecocert, Soil Association, Cosmos e Na True. In Italia Aiab ha creato il marchio "Bio Eco Cosmesi" che è assegnato ai prodotti fatti con materie prime da agricoltura biologica o da raccolta spontanea, privi di sostanze a rischio (come gli allergizzanti), che non contengono materiali discutibili (anche nell'imballaggio).
Linee generali
Diversi organismi di certificazione del biologico sono entrati nel mondo della cosmesi ciascuno con un suo regolamento che definisce i criteri di naturalità e biologicità di un cosmetico. In linea generale, nelle formule dei prodotti bio non sono ammessi pesticidi, coloranti artificiali, materie prime di origine animale e Ogm. Inoltre i cosmetici bio non contengono nichel e parabeni, mentre sono ammessi i conservanti di origine naturale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al debutto


Due marchi
Uno dei due nuovi marchi lanciati a inizio febbraio dall'organismo di certificazione Bioagricert. L'altro contiene la scritta «Natural Cosmetic»
Gli organismi certificatori in Italia


01 | BIOAGRICERT
Ha lo standard volontario "Natural Cosmetic" per la certificazione dei prodotti per la cura e per la detergenza del corpo ottenuti con almeno il 95% di ingredienti naturali o di origine naturale. Se il 95% degli ingredienti è di provenienza biologica sul cosmetico compare il logo "Bio & Natural Cosmetic". Vieta, tra l'altro: siliconi, prodotti derivati da petrolio e paraffina, agenti coloranti sintetici, profumi sintetici.
02 | CCPB
Organismo di certificazione che offre tre marchi. Ci sono i cosmetici "naturali", composti per almeno il 95% (acqua compresa) da ingredienti naturali, ossia ottenuti solo con procedimenti di tipo fisico o biologico, o da ingredienti di origine naturale, cioè provenienti da processi chimici. Il bollino cosmetico "biologico" si trova su quelli che hanno almeno il 95% di ingredienti da agricoltura biologica mentre nei cosmetici "con ingredienti biologici" la percentuale scende al 70%. Eventuali additivi e conservanti possono essere utilizzati solo se elencati nelle regole di riferimento nel rispetto della natura e degli equilibri biologici.
03 | ECOGRUPPO ITALIA
Certifica i cosmetici biologici e naturali se formulati utilizzando ingredienti provenienti da agricoltura biologica (10% per i cosmetici bio e 5% per quelli naturali) oppure contenenti almeno il 95% di sostanze naturali o di origine naturale. Viene garantita inoltre l'assenza di coloranti di sintesi, Ogm, tensioattivi etossilati e siliconi.
04 | ICEA
Il disciplinare del marchio "Eco Bio Cosmesi" prevede l'uso della massima quantità di ingredienti naturali o di origine naturale, purché biologici, ma non stabilisce la percentuale minima in cui devono essere presenti nel cosmetico. Ha una lista di sostanze chimiche non ammesse e vieta anche gli Ogm.
05 | Q CERTIFICAZIONI
Per concedere il marchio Socert richiede che almeno il 20% degli ingredienti del cosmetico provengano da agricoltura biologica e da processi di trasformazione autorizzati. Ammette al massimo il 65% di acqua. Inoltre l'azienda deve certificare almeno il 10% dei cosmetici che produce.

Indirizzi internet


www.abc-cosmetici.it
Tutto sui cosmetici (Unipro)
www.aiab.it
Associazione agricoltura bio
www.bioagricert.org
Sito dell'istituto certificatore
www.biodizionario.it
Classifica quasi 5mila sostanze
www.ccpb.it
Sito dell'istituto certificatore
www.icea.info
Notizie sulla cosmesi
ecologica
www.saicosatispalmi.org
Forum di esperti
e consumatori
www.socert.it
Sito dell'istituto certificatore
www.unipro.org
L'associazione delle imprese cosmetiche

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