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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 06:42.

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MILANO
Lo Ior e la famiglia Malacalza mettono sul piatto 250 milioni di euro per il salvataggio dell'ospedale milanese San Raffaele. Nel consiglio della Fondazione Monte Tabor, svoltosi ieri, il vice presidente della Fondazione con deleghe operative Giuseppe Profiti e i consiglieri hanno preso visione dell'offerta che prevede la costituzione di una newco a cui la banca vaticana e la famiglia Malacalza contribuiranno in modo paritetico con un'iniezione di capitale di 250 milioni complessivi e accollandosi circa 700 milioni di debito (compreso il finanziamento Bei), rispetto a un indebitamento di un miliardo di euro che raggiunge 1,5 miliardi sommando anche gli impegni di firma. Nella newco confluiranno le attività core ospedaliere e sanitarie della struttura fondata da Don Luigi Verzé, compreso Laboraf, Resnati e Science Park, ma con l'esclusione del Brasile, fonte di pesanti perdite nel bilancio consolidato della Fondazione. Nel perimetro della newco sarà compreso anche il 50% di Blu Energy (quello di proprietà, mentre la quota restante è dell'imprenditore Giuseppe Grossi), cioè la società che si occupa di fornire energia al complesso sanitario. Sul versante dell'ospedale di Olbia, ritenuto uno dei progetti strategici per il futuro del San Raffaele, gli offerenti avrebbero inoltre allo studio alcune soluzioni per ricollocarlo all'interno del progetto.
Inoltre, una volta accettato il piano di salvataggio, altri soggetti potrebbero entrare come soci nell'iniziativa. Proprio ieri lo stesso Profiti non si è sbilanciato sull'ingresso di una "charity" internazionale, mentre il consigliere Maurizio Maria Pini, docente di accounting dell'universitá Bocconi, ha ipotizzato l'investimento (con una quota del 20% nella newco) dell'organismo internazionale disposto a finanziare l'Università Vita-Salute San Raffaele. Tra i nomi circolati c'è anche quello del finanziere Giuseppe Garofano.
Proprio oggi, scadenza prefissata con la Procura di Milano per la definizione di un piano di salvataggio, i legali e i consulenti della Fondazione (tra cui l'avvocato Francesco Gianni, il penalista Alberto Alessandri e l'advisor Enrico Bondi) presenteranno l'offerta ricevuta, entro i termini stabiliti, all'autorità giudiziaria.
L'iter per salvare il San Raffaele richiederà comunque tempo e se tutto andrà liscio l'omologa del piano arriverà entro marzo. Con l'incontro interlocutorio di oggi in Tribunale, infatti, si dovrebbe aprire la strada del successivo concordato preventivo.
I pubblici ministeri Luigi Orsi e Laura Pedio, al fianco del presidente del Tribunale fallimentare, Filippo Lamanna, dovrebbero ratificare la nomina dei due attestatori del piano, i professori Mario Cattaneo e Angelo Provasoli. Ai due consulenti dovrebbero essere concessi 15 giorni per attestare il piano, che potrebbe essere depositato in Tribunale a ottobre. Dopodiché, entro dieci giorni, la sezione fallimentare potrà decidere per il concordato.
A quel punto (presumibilmente a metà ottobre), i creditori avranno tempo fino a gennaio per opporsi. Ma se andrà tutto liscio anche su questo fronte, l'omologa potrebbe arrivare nell'arco dei due mesi successivi, quindi al massimo a marzo.
In ogni caso la Procura di Milano, che sta indagando sul suicidio di Mario Cal, ex-braccio destro di Don Verzé, non abbasserà l'attenzione sul piano di salvataggio e in qualunque momento dell'iter potrà avanzare un'istanza di fallimento.
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