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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 08:15.

Mentre si appresta ad avviare la stagione delle trimestrali americane lunedì 9 gennaio, il colosso dell'alluminio Alcoa annuncia una riduzione della propria capacità produtiva del 12 per cento. Una mossa attuata nel tentativo di dar vigore ai prezzi della materia prima e di tagliare nel contempo i costi produttivi.
I listini dell'alluminio hanno subìto nei mesi scorsi una débacle notevole: il contratto benchmark è infatti calato dai 2.893 dollari per tonnellata raggiunti a maggio per poi cadere del 27% a 2.020 dollari per tonnellata a fine 2011. Gli analisti stimano che, a questi prezzi, almeno un quarto della produzione mondiale sia non profittevole per i produttori. Per questa ragione la mossa di Alcoa potrebbe non essere sufficiente. E a ruota potrebbe essere seguita da tagli ancora più ampi da parte degli altri protagonisti del mercato. Solo così, sostengono gli osservatori, potrebbe essere compensato sia il possibile rallentamento della domanda da parte della Cina che il surplus produttivo negli Usa e in Europa.
Nel dettaglio, in quello che il ceo e presidente del gruppo Klaus Kleinfield hanno descritto come «un passo difficile ma necessario», Alcoa conta di tagliare l'output di 531mila tonnellate l'anno e di ridurre in rapporto i costi. A subìre le maggiori conseguenze di questa operazione saranno l'impianto del Tennessee, che era già stato ridimensionato nel 2009, e due delle sei linee produttive dello stabilimento di Rockdale, in Texas, che saranno chiuse definitivamente.
Cosa accadrà ora ai prezzi? Non è escluso che, alla luce dell'annuncio, ci possano essere importanti ricoperture da parte dei trader, con conseguenti rialzi. Ma molto dipende dalle scelte produttive che prenderanno le fonderie cinesi: Pechino sta facendo i conti con un indebolimento della domanda e l'assottigliamento dei margini. Un mix che sarebbe insomma favorevole all'eventuale taglio, anche se nessun annuncio formale è arrivato in questo senso. Più netta la volontà di Norsk Hydro, che ha già annunciato di prepararsi a un abbassamento della produzione. C'è invece chi conta di proseguire senza tagli: un colosso come Rio Tinto, ad esempio, può sostenere prezzi più bassi più a lungo usando gli impianti ad energia idroelettrica di cui dispone. Nel complesso, il taglio all'output di Alcoa, per quanto imponente, rappresenta comunque l'1,1% dell'output complessivo, pari a 46 milioni di tonnellate.