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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 20:14.

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Sarà il premier italiano Mario Monti a pronunciare il discorso inaugurale nell'edizione di quest'anno del World economic forum (Wef), in programma questa settimana a Davos, in Svizzera. La manifestazione sarà aperta, oltre che da Monti, dal presidente della Confederazione elvetica Ueli Maurer e da Klaus Schwab, presidente e fondatore del forum. Dopo Monti, interverrà anche il direttore del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde. La formula di apertura del forum è stata peraltro modificata ed accorciata rispetto al passato.

Complessivamente, fra mercoledi 23 e domenica 27 gennaio nella cittadina grigionese sono attesi circa 40 capi di Stato e di Governo, fra cui la tedesca Angela Merkel, il britannico David Cameron e il russo Dmitri Medvedev, che all'inizio del'anno ha assunto la presidenza del G20. È prevista la presenza di circa 2500 leader dell'economia e della politica, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) Pascal Lamy, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, il presidente della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan. Sul versante delle assenze, spicca quella del presidente francese François Hollande. Anche le previste rappresentanze di Usa e Cina sono quest'anno meno nutrite rispetto agli anni scorsi.

Il titolo di questa 43esima edizione del forum è "Resilient Dynamism", in sostanza dinamismo con capacità di recupero. Per Klaus Schwab essere resilienti significa adattarsi ai contesti in cambiamento, affrontare gli shock e saper ripartire. Dinamismo e resilienza devono stare insieme, secondo il fondatore del Wef, perché «la leadership del 2013 avrà bisogno di entrambi gli aspetti». Schwab ha auspicato un maggior ottimismo sul piano internazionale, che faccia da contrasto alla tendenza verso l'egoismo e il nazionalismo presente in molti Stati.

Al di là di questi concetti generali, nel forum come sempre si parlerà di tutto o quasi. A livello economico terrà banco con ogni probabilità l'evoluzione della crisi dei debiti in Europa e in altre parti del mondo, tra problemi di lunga data e recenti spiragli. Saranno tra l'altro pubblicati un documento sugli scenari per l'economia russa nel 2030, un altro sul ritorno della competitività nel Vecchio continente, un terzo sul ruolo della società civile. Si discuterà inoltre di sicurezza alimentare in Africa. A livello politico le discussioni toccheranno anche le principali crisi del momento, quelle in Siria e in Mali. A Davos sono attesi numerosi rappresentanti dell'Africa e del Medio Oriente.

A lato del Wef vero e proprio, ci sarà ancora una volta l'Open Forum, che proporrà tavole rotonde su sfide quali l'impiego e l'obesità. In programma anche un dibattito sulla candidatura grigionese ai Giochi olimpici invernali del 2022.

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