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Mercati finanziari appesi al filo della Fed

Tutto ruota intorno alla Fed. Il destino dei mercati finanziari internazionali, almeno per i prossimi sei mesi, appare decisamente appeso alle mosse della banca centrale in tema di politiche monetarie. Il nodo è solo uno: quando comincerà la Fed a ridurre il piano di acquisto di bond per 85 miliardi di dollari al mese, conosciuto come quantitative easing? Da questa operazione scaturisce una ricaduta immediata sui rendimenti dei bond governativi Usa e a cascata su azioni e valute.

In un intreccio saldissimo, determinato da rigide correlazioni, amplificate dal massiccio uso di computer, si gioca il destino a breve degli investimenti di milioni di risparmiatori, non solo europei. È da maggio che siamo in balia di questo tira e molla, da quando cioè Ben Bernanke lasciò intendere che avrebbe provveduto sin da settembre a ridurre il piano di stimoli per l'economia americana. L'aspettativa poi è stata disattesa e in queste settimane il mercato scommette se il tapering (riduzione acquisti sui bond) partirà sin dalla prossima riunione del Fomc di dicembre oppure sarà rinviato direttamente a marzo, quando a guida della più potente banca centrale al mondo sarà già insediata Janet Yellen. Per capire l'orientamento del sostituto di Ben Bernarke occorre soffermarsi su quanto ha riferito nei giorni scorsi durante l'audizione al Senato Usa in vista del via libera alla sua nomina. In sintesi, secondo Yellen, i mercati azionari stanno crescendo ma non ci sono bolle nei prezzi. Le valutazioni dei titoli non hanno quindi raggiunto livelli eccezionali. Un segnale tangibile che la politica accomodante durerà fino a quando, in termini di tasso di disoccupazione e di inflazione, non saranno raggiunti i target prefissati. Gli operatori finanziari a questo punto continueranno a scommettere in politiche accomodanti, almeno sino a fine anno, a sostegno degli asset più rischiosi: questo dovrebbe dare nuovo sostegno alle azioni, mentre il dollaro è destinato a restare sotto pressione nei confronti delle principali valute, a partire dall'euro.

Sul versante dei tassi, questo potrebbe voler dire che difficilmente i rendimenti sui Treasury Usa si porteranno stabilmente sopra il 3%: l'economia Usa è ancora troppo fragile per sostenre un aumento dei tassi. Molto sensibile a questa dinamica è il mercato immobiliare, che è tornato a soffrire durante l'estate quando i tassi hanno ripreso prepotentemente a crescere. Nelle schede qui a lato proviamo a delineare lo scenario per l'inizio del 2014 con l'ausilio di Antonio Cesarano, a capo delle strategie di mercato per Mps Capital Services.

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