Finanza e Mercati Finanza PersonaleIl gruppo Anima in pole position nel «risiko» del risparmio
Il gruppo Anima in pole position nel «risiko» del risparmio
di Vittorio Carlini | 26 gennaio 2015
Ciò detto la stessa Anima, pur focalizzandosi sulla crescita per linee interne, non nega la volontà di essere polo aggregatore. Il settore del risparmio gestito in Italia, è l'indicazione degli esperti, resta ancora frammentato. Inoltre le banche, senza peraltro dimenticare il recente Decreto legge di riforma delle popolari, tendono a focalizzarsi sul core business e, quindi, a cedere le Società di gestione del risparmio anche per ridurre i costi. Così, quella per linee esterne è una strada di crescita che, per l'appunto, viene battuta. Allo stato attuale, è l'indicazione di Anima, c'è nulla di concreto. Tuttavia la domanda è: in ipotesi la società pensa ad una partnership distributiva (sulla falsariga dei quelle con Mps o Bpm) oppure ad un'acquisizione? Il gruppo, ricordando che il suo è un business a lungo termine, sottolinea di pensare sempre a partnership anche nel caso di acquisizioni. Del resto, nelle operazioni realizzate in passato, i partner coinvolti hanno sempre sottoscritto una quota di partecipazione al capitale del gruppo.
Peraltro, sempre sul fronte dell'M&A, può in linea teorica farsi un ragionamento. La nuova struttura finanziaria di Anima permette di arrivare ad un debito che è due volte l'Ebitda annuale. Ebbene, riferendosi al mol di fine 2013 la somma che può determinarsi è intorno ai 400 milioni. A fronte di questa indicazione, e visto che spesso le operazioni non sono concretizzate solo con esborsi cash ma anche carta contro carta, l'ipotesi è che il valore dell'eventuale operazione straordinaria può andare oltre alla cifra indicata.
Fin qui alcune cosniderazioni sulle strategie e gli sviluppi del business di Anima. Gli esperti, tuttavia, volgono lo sguardo anche ad altri aspetti.
Uno di questi sono le commissioni. Ebbene, nei primi nove mesi del 2014, quelle di performance erano in rialzo rispetto allo stesso periodo del 2013. Un anno, quest'ultimo, nel quale la tipologia di commissioni in oggetto aveva raggiunto un valore elevato (57 milioni). La dinamica, a ben vedere, non piace agli esperti in quanto le «fee» di performance, essendo legate all'andamento dei mercati, rendono di fatto volatili i ricavi. Anima rigetta i timori. Alla fine del 2014 i ricavi totali superano 220 milioni. Di questi, oltre 175 sono da ricondursi alle commissioni di gestione. Il che implica che quelle di performance devono assestarsi su valori inferiori a quelli del 2013. Insomma, è l'indicazione della società, due esercizi or sono è stato sfruttato il rally del BTp e dell'azionario. Una situazione contingente. Adesso, l'incidenza delle «fee» di performance è tornata nella normalità.
Così come nella normalità, sottolinea la società, è la dinamica degli oneri operativi. Questi, a fine settembre scorso, erano saliti a causa dell'incremento dei costi del personale. Il che potrebbe rappresentare un problema. Anima invita ad un'analisi meno superficiale. In primis, il confronto con il 2013 non è su basi omogenee: quell'anno, infatti, è stato ancora caratterizzato da particolari sinergie sugli oneri conseguenti all'aggregazione tra Prima Sgr e la «vecchia» Anima Sgr. Detto ciò, il costo fisso del lavoro è in realtà diminuito. Mentre è salita la parte variabile: cioè, ad esempio, quella in capo ai gestori e legata alla performance; oppure riconosciuta al settore commerciale per l'aumento della raccolta. Quindi, è la conclusione, non c'è incremento di costi.
A fronte di questo contesto, al di là di raccolta e ricavi, quale allora l'andamento del business di Anima sull'intero 2014?La società su questo punto non dà alcuna indicazione. Il consensus di mercato, come riportato al 23 gennaio 2015 dal terminale Bloomberg, prevede un utile netto Gaap di 79,783 milioni.