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31 sconosciuti, 52 ricette: Londra si svela tra stralci di vita e…

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Storie di eccellenza

31 sconosciuti, 52 ricette: Londra si svela tra stralci di vita e piatti di casa

Una guida di Londra. Un trattato di antropofagia urbana. Un libro di ricette. “Slices of life. 52 recepies, 31 perfect strangers” è tutto questo. Un’iniziativa del tutto anomala e un modo nuovo, coraggioso di leggere una città e le relazioni tra i suoi abitanti.  Una serie di incontri con perfetti sconosciuti che donano racconti e stralci delle loro vite: incontri che si concludono sempre con l’offerta di una o più ricette. Un modo per trasmettere parte di sè ad altri sconosciuti.

Un esperimento molto interessante e decisamente riuscito portato avanti da due antropologi (Elia Romanelli e Piero Vereni) e una fotografa (Ottavia Castellina) che punteggia con splendide, intense immagini i racconti di questi londinesi per caso. Ottavia si è ispirata ai Wunderkammern rinascimentali, i Cabinetti delle curiosità, che ricreavano un mondo in uno spazio minimo. Così, ogni protagonista è ritratto insieme agli oggetti che lo rappresentano, nella sua privata Wunderkammern.

“La natura “ibrida” di questo libro non è un vezzo, ma l’unico modo ho ritenuto possibile per far si che le storie delle persone ed il cibo, potessero diventare un’unica cosa spiega Romanelli -. Dal racconto della vita rubato ad un passante emerge naturalmente un piatto, che è il risultato di questa vita stessa. Ognuno di loro ha preso al luogo dov’è nato, ai luoghi che ha visitato o dove a vissuto, degli ingredienti che parlano contemporaneamente di un percorso e di un piatto. Per quello la chiamo “antropofagia urbana”: un alimento può contenere contemporaneamente cibo e storie, sapori e parole”.

31 storie che – trattandosi della multietnica Londra – in realtà ti portano in giro per il mondo, così come le ricette casalinghe proposte dagli intervistati. Oggi il libro, edito da Bruno editore, viene presentato a Milano, presso gli spazi Nonostante Marras. Vereni e Romanelli illustrano questa strana forma di “antropofagia urbana” rievocando gli incontri: “In questo libro non si racconta il cibo, ma persone da conoscere”. L’idea è quella di far convergere nello spazio milanese del creatore di moda sardo persone di ogni tipo che escano dall’incontro con una consapevolezza: ho conosciuto a quell’aperitivo almeno una persona che voglio rivedere. “Non c’è altro programma – dicono gli autori – è tutto un programma”.

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