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Aceto balsamico: così finisce la guerra dei campanili

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Vino

Aceto balsamico: così finisce la guerra dei campanili

Una “portaerei” per l’Aceto balsamico. È stato costituito nei giorni scorsi il consorzio unico dell’Aceto balsamico di Modena Igp che mette insieme 49 imprese con una produzione di circa 90 milioni di litri di aceto e un giro d’affari di oltre 430 milioni di euro realizzato per il 92% all’estero.

La parola fine alle guerre di campanile

La nascita del nuovo consorzio fissa un punto fermo sul piano della rappresentanza che in passato, sulla scorta di accese guerre di campanile aveva portato a contare fino a sette diversi organismi di tutela per un unico prodotto. Adesso questa affollata rappresentanza si è ridotta a tre organismi: quello unico della Igp (in passato erano due) e i due dell’Aceto balsamico tradizionale Dop rispettivamente legati uno alla provincia di Modena e un secondo a quella di Reggio Emilia. Come spesso capita le contrapposizioni di interessi avevano finito per indebolire tutti. L’esistenza di due distinti organismi dell’Aceto Igp infatti impediva a entrambi i consorzi di avere i numeri di rappresentatività necessari per esercitare un’effettiva azione di tutela. Sotto questo profilo quindi la nascita dell’organismo unico consentirà di avviare azioni di vigilanza sul mercato interno (con gli agenti vigilatori del consorzio che, come previsto dalla legge, hanno compiti analoghi a quelli degli agenti di pubblica sicurezza) e aprirsi alla collaborazione con le istituzioni degli altri paesi membri Ue per tutelare i prodotti a denominazione sul mercato comunitario.

Aceto Dop e quello Igp: due prodotti differenti

L’Aceto balsamico Igp è prodotto da sette vitigni tipici dell’area fra Modena e Reggio Emilia (Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni) e va tenuto distinto da quello “tradizionale Dop” sia perché può essere prodotto tanto con l’aceto quanto con il mosto (mentre quello Dop dopo solo dal mosto), sia per il differente invecchiamento che è di minimo due mesi per l’aceto Igp mentre diventa minimo di dodici anni per quello a denominazione d’origine.

La versatilità: un’arma a doppio taglio

L’aceto di Modena è un prodotto di grande versatilità visto che può essere utilizzato tanto come condimento quanto come vero e proprio ingrediente in cucina. Una flessibilità d’uso che però si è rivelata un’arma a doppio taglio: infatti se da un lato ne ha promosso l’uso in abbinamento anche a piatti di cucine molto diverse da quella italiana, dall’altro promuovendone la diffusione su mercati lo vede oggi come uno dei prodotti più esposti alla contraffazione. «Oggi siamo presenti su oltre 100 diversi mercati internazionali – spiega il direttore del nuovo Consorzio Igp, Federico Desimoni – ma siamo anche fra i prodotti più imitati all’estero. In questo frangente le maggiori insidie vengono da altri due paesi mediterranei come Grecia e Spagna che stanno istituendo con legge nazionale la categoria dell’”aceto balsamico”. Un segmento che invece a livello comunitario non esiste perché l’unico aceto balsamico è quello di Modena. Per questo ci muoveremo subito con Bruxelles per sottolineare questa minaccia che rischia di penalizzare il nostro prodotto con aceti che non hanno alcun legame con l’originale».

Berni: tutela dell’Igp e del reddito per le imprese

«Il nuovo consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena Igp ha due mission – ha aggiunto il neo presidente Stefano Berni (già direttore del Consorzio del Grana padano) – ovvero la tutela del prodotto e la garanzia di reddito alle imprese della filiera. Un prodotto Dop e Igp ha senso solo se sa valorizzare la materia prima e il suo processo di trasformazione e questo è l’elemento fondante e istitutivo con cui la Ue ha attivato il sistema dei prodotti certificati».

 

 

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