C’era una volta l’acqua che manteneva giovani. “Viva, gradevole, leggerissima”, diceva la pubblicità. Rimedio contro l’acido urico, i calcoli renali, ogni forma di disidratazione. Un fluido perfetto con cui miscelare le pappe dei neonati, un toccasano per la terza età, ideale per gli sportivi. Reclamizzata anche da Catherine Deneuve. La Storia racconta che fra i primi la bevve Michelangelo, definendola “l’acqua che rompe la pietra”. Prodotto di alta gamma del mercato delle minerali, l’Acqua Fiuggi, di cui furono eseguite le prime valutazioni geochimiche e e fisiche a metà dell’800, pubblicizzata a tappeto negli ’60 su riviste e tivù, era poi sparita dagli scaffali dei supermercati. Dove adesso è tornata, anche in bottiglie di plastica e con vari gradi di effervescenza. Conquistando l’alta ristorazione e rilanciandosi sul mercato italiano e quello estero.
Imbottigliamento e parchi termali, la SpA è partecipata al 100% dal Comune
«Le scelte delle precedenti gestioni, tra gli anni ’90 e il 2000, hanno causato il default dell’azienda, la liquidazione e il concordato preventivo. Gradualmente abbiamo ripreso in mano l’imbottigliamento e da qualche giorno, dopo la sentenza del tribunale, ci sono stati restituiti anche i parchi termali», dichiara con soddisfazione Francesco Pannone, amministratore delegato della Società per azioni Acqua & Terme Fiuggi (Atf), partecipata totalmente dal Comune. Tutti i dipendenti sono stati riassorbiti alla vigilia di una stagione estiva che rappresenta una svolta. Fondamentale per la strategia di rilancio della capitale turistica della Ciociaria.
Acqua Fiuggi torna all’estero, come nel ‘900
Distribuzione in proprio ed efficaci strategie di marketing stanno dando i loro frutti. «La risalita non è stata facile. Sparendo dalla grande distribuzione, abbiamo perso la fiducia dei consumatori, ma in due anni qualcosa è cambiato: la nostra gestione ha incrementato la produzione da 18 a 25 milioni di bottiglie. Che per il 2015 si prevede possa sfiorare i 30 milioni», continua Pannone, ricordando che negli anni d’oro la produzione era di 100 milioni di pezzi. Anche sul piano finanziario si prevede di raggiungere da subito il punto di pareggio.
Così una delle acque oligominerali più antiche del mercato italiano, che conta 280 marchi (per un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro), torna a puntare all’estero, dove già era distribuita agli inizi del ‘900, come risulta da alcune bolle destinate agli Stati Uniti. Australia, America, Brasile i paesi da riconquistare, ricominciando da zero: «Ci troviamo addirittura a dover richiedere nuovamente tutte le autorizzazioni – spiega l’amministratore – ma siamo già pronti, ad esempio, per il Brasile». In Nord America e Nord Europa, come in Italia, l’acqua è distribuita anche con un maggiore grado di gasatura. Tappo ed etichette sono rossi. Tradotte in cirillico e in ideogrammi per il mercato russo e quello cinese.
Dalla fonte di Bonifacio VIII all’alta ristorazione
Il rilancio dell’acqua che sgorga dalla fonte di Bonifacio VIII (alla velocità di 5 litri al secondo), accreditata presso il Servizio sanitario nazionale per la cura della calcolosi renale e delle sue recidive, riguarda in realtà una più ampia fascia di mercato: mantenendo l’identità di prodotto sano e tutti gli impieghi terapeutici (certificati da studi scientifici), il brand laziale è nei supermercati con bottiglie in vetro da 1 litro ma anche in Pet, in formato da 0,50 lt. Resta alto il prezzo, tre volte superiore a quello dei concorrenti, motivato dall’alta qualità. La ristorazione stellata la porta in tavola da 0,75: Fiuggi sostiene lo chef Niko Romito, sia nel suo ristorante Reale, a Castel di Sangro, sia nella sua scuola di Cucina Italiana Professionale di alta formazione, rivolta a giovani che, «attraverso il loro operato, trasmetteranno alle nuove generazioni la cultura alimentare italiana del mangiare e bere in modo sano, genuino e di qualità». E’ stata partner di Vinitaly ed è oggi in vetrina ad Expo come eccellenza italiana.
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