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Alta Langa, le bollicine alla piemontese

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Andar per vini

Alta Langa, le bollicine alla piemontese

Tra le denominazioni esclusivamente dedicate allo spumante Metodo Classico italiano una delle ultime nate è l’Alta Langa, riconosciuta come DOC nel 2002 e diventata DOCG nel 2011. Siamo in Piemonte, sulla destra del fiume Tanaro, in una fascia collinare che percorre le province di Cuneo, Asti ed Alessandria, coinvolgendo ben 146 comuni. Nonostante la vastità dell’area, gli ettari vitati sono solo 110, a cui si aggiungono richieste di nuovi impianti per altri 120 ettari: numeri limitati dovuti alla selezione dei terreni, esclusivamente collinari, con un ‘altitudine non inferiore ai 250 metri s.l.m., e dalla spiccata vocazione vitivinicola. I vitigni utilizzati sono Pinot Nero e Chardonnay almeno per il 90%: l’eventuale resto si può ottenere da vitigni non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte.

Alta langa è un progetto trainato dal Consorzio Tutela Alta Langa metodo classico, oggi presieduto da Giulio Bava, che vede riunite 15 case spumantiere e 80 vigneron, legati da un patto d’onore per cui i viticoltori, i vigneron, si impegnano a impiantare e lavorare i vigneti seguendo un disciplinare determinato a garantire la massima qualità delle uve, e i 15 produttori non fanno loro concorrenza, impegnandosi ad acquistarne le uve prodotte per realizzare lo spumante Alta Langa. Le tipologie di spumante prodotto sono Brut, Pas dosè ed Extra dry, bianco o rosato, esclusivamente millesimati, ovvero con indicata l’annata. Altra caratteristica fondamentale è che il processo di elaborazione ed affinamento dei vini prima della messa in commercio debba essere di almeno 30 mesi, 36 mesi per i vini con la menzione “Riserva”: come possiamo ben vedere tutte le regole del disciplinare di produzione mirano ad ottenere dei vini di altissima qualità.

Alta langa è un progetto dalle valenze storiche e culturali, che affonda le sue radici nell’enologia sabauda dell’Ottocento, che, non dimentichiamo, anche per vicinanza, godeva di positive influenze provenienti da Oltralpe: da ricordare le figure del Marchese Leopoldo Incisa e di Carlo Gancia, che lavorò per un paio d’anni a Reims imparando le tecniche di lavorazione dello champagne.

Davanti a me ho le bottiglie di Cocchi, Ettore Germano e Paolo Avezza.

Giulio Cocchi Spumanti – Cocconato (AT)

La Giulio Cocchi nasce a fine Ottocento: Giulio è un giovane pasticciere di Firenze, trasferitosi ad Asti dove sposa la figlia del proprietario di uno dei bar del centro, oggi Bar Cocchi. Nel 1891 inizia la sua attività specializzandosi in distillati e spumanti, creando ricette originali per il Barolo Chinato, l’Aperitivo Americano ed il Vermouth. Molto innovativo anche per la commercializzazione, Giulio apre una sorta di catena di rivendite autorizzate per la degustazione dei suoi prodotti. Notevole anche il successo internazionale: i prodotti Cocchi si trovavano in tutto il mondo, da Londra a New York, da Caracas a Sydney.  Nel 1978 la Cocchi viene acquisita dalla famiglia Bava, noti produttori di vino di Cocconato, la cui azienda quattro anni fa ha tagliato il traguardo delle 100 vendemmie. Dopo essere stata ad Asti per oltre un secolo, da inizio 2000 la  Cocchi è stata trasferita nella nuova sede di Cocconato. I tre fratelli Bava, Roberto, Giulio e Paolo,  mantengono le ricette originali di Giulio Cocchi, in una sorta di connubio tra tradizione ed innovazione. Persona di riferimento e di grande importanza è Donato Lanati, tra i più noti ed affermati enologi italiani, entrato in azienda nel 1979 quando era studente ed ancora oggi loro consulente. Le bottiglie prodotte non sono poche, parliamo di oltre 400.000 all’anno tra spumanti vermouth ed aperitivi, tanto che Roberto Bava, con cui ho passato alcune piacevoli ore effettuando oltre 30 assaggi diversi, definisce “la Giulio Cocchi la più piccola tra le grandi case dello spumante piemontese”. Sono sicuramente tra i principali sostenitori del progetto Alta Langa: come ho già ricordato Giulio Bava è stato eletto presidente dell’omonimo Consorzio di Tutela. Ho assaggiato il Bianc ‘d Bianc 2009

Bianc ‘d Bianc Alta Langa Brut DOCG 2009

Il nome è un toponimo piemontese e non il francese Blanc de Blanc. E’ uno Chardonnay in purezza con uve provenienti da una sola vigna del biotipo “precoce di Borgogna”. La fermentazione avviene in piccoli tini di acciaio. La cuvée è fatta a fine inverno, in piccoli tini. Resta poi in catasta per 36 mesi. Il tenore alcolico è del 12,5 %, le bottiglie prodotte sono 12.000.

Si presenta di colore giallo paglierino con delle significative nuance dorate, luminoso, solcato da un perlage fine e continuo. Piacciono i profumi ricchi, di frutti bianchi e gialli, note mielate e ammandorlate. In bocca è grasso, strutturato, persistente nel suo equilibrio, quasi da mordere, succoso nei suoi sapori agrumati.

Prezzo in enoteca: 29  Euro

Ettore Germano – Serralunga d’Alba (CN)

La storia vitivinicola della famiglia Germano inizia nel 1856, grazie a 6 ettari di vigneto in quella che sarebbe diventata una delle zone più rappresentative del barolo: Serralunga d’Alba. Francesco, bisnonno di Sergio, l’attuale proprietario, produceva solo piccole quantità di vino e vendeva la quasi totalità dell’uva, come si usava a quei tempi. Il figlio Alberto ed il nipote Ettore hanno continuato l’attività di Francesco: importantissimo il contributo di Ettore, papà di Sergio, che ha ristrutturato i vigneti a partire dagli anni ’50, sfruttando anche la sua abilità d’innestatore. Grazie anche all’aiuto della moglie Rosanna, Ettore espande l’azienda, acquistando diversi nuovi appezzamenti di terreno.   Nel 1985 Sergio finisce la scuola enologica ad Alba ed entra a tempo pieno nell’azienda di famiglia: da questo momento in poi aumenta la quantità di uva vinificata rispetto a quella venduta. Dal 1993 l’uva non viene più venduta e si utilizza tutta per produrre vino. Insieme alla moglie Elena ingrandisce l’azienda, che oggi è arrivata a 18 ettari di vigneti, tra cui Pinot Nero e Chardonnay impiantati per partecipare al progetto della DOC prima, DOCG poi, Alta Langa sullo spumante metodo classico. Sergio ha saputo appassionare e coinvolgere Elena, che da astemia è diventata sommelier AIS, ed il figlio Elia, impegnato come il padre alla Scuola Enologica di Alba: per la figlia Maria si vedrà, è ancora giovane. Le bottiglie prodotte oggi superano le 120.000, per 14 etichette diverse.

Brut Alta Langa DOCG 2012

Trattasi di una cuvée di Pinot Nero, 80 %, e Chardonnay, 20 %. Il vigneto è del 2000, a circa 500 metri d’altezza s.l.m. Vendemmia nella prima settimana di settembre, a cui segue vinificazione in piccole botti di legno per lo Chardonnay ed in vasche d’acciaio per il Pinot Nero. Ad aprile, dopo circa 7 mesi, viene effettuato il tiraggio.  Almeno 24 mesi sui lieviti, a cui seguono altri 3-4 mesi di affinamento in bottiglia, e poi è finalmente messo in commercio: 21.000 bottiglie, destinate ad aumentare fino a 30.000 nei prossimi 3 anni.

Lo verso nel bicchiere e sono subito colpito dalla sua schiuma bianca, quasi rumorosa e da cascata, che si dissolve per lascare il passo ad un perlage fine e duraturo, quasi inviato ad esplorare un vino dal colore giallo paglierino, dai profumi tipicamente di crosta di pane e lievito. Ad un secondo passaggio ecco l’abbondante frutta secca e delle deliziose note floreali, sembrerebbero di pesco. Personalità, decisione, piacevole cremosità sono le sensazioni che più colpiscono alla beva.

Prezzo in enoteca: 20-22  Euro

Azienda Agricola Paolo Avezza – Canelli (AT)

Paolo Avezza nel 1987 si affianca e poi subentra a papà Aldo nell’azienda agricola fondata dal 1956 a Canelli da nonno Natale. Siamo nel dopoguerra, in una zona in quegli anni di grande povertà e Natale, dopo una vita da mezzadro, riesce con grandi sacrifici a comprare 2 ettari di vigneto: ha 5 figli, ma 4 vanno in cerca di fortuna nelle fabbriche di Torino e solo Aldo, il più piccolo, decide di restare a fare il contadino. Avviciniamoci ai giorni nostri: nel 2001 Paolo ristruttura la vecchia cantina, nella quale si faceva vino per parenti ed amici, perchè decide di non vendere più la maggior parte dell’uva prodotta ma di produrre il proprio vino. Le prime bottiglie sono del 2002, moscato d’Asti e barbera. Il primo millesimo di Alta Langa è il 2005.

L’azienda ora ha 7 ettari di vigneto, con una produzione annua oscillante tra le 25.000 e le 30.000 bottiglie e 6 etichette prodotte.  Tutta la famiglia di Paolo è coinvolta: i genitori Aldo ed Angioletta, la moglie Gabriella e la figlia Roberta, che ha fatto la scuola enologica ad Alba: solo il figlio di Aldo per il momento non è interessato a lavorare in azienda. Roberta, oggi ventiquattrenne, fin da quando aveva 9 anni, mi racconta con orgoglio Paolo, aveva deciso di fare del vino il suo lavoro. Voglio ricordare anche gli enologi che danno una mano a Paolo: Giuliano Noè e Beppe Rattazzo.

Brut Alta Langa DOCG 2011

Brut ottenuto con Pinot Nero, 80 %, e Chardonnay al 20%. Dopo la vendemmia manuale, la vinificazione avviene in acciaio per il Pinot Nero e parte in acciaio e parte in legno per lo Chardonnay. Resta 30 mesi in catasta. La produzione è di 10.000 bottiglie, dal tenore alcolico del 12 %. Classico giallo paglierino nel bicchiere, perlage fine e molto persistente. Note floreali al naso, pesco, arancio e biancospino, a cui segue tanta frutta, albicocca soprattutto. ma anche ananas e note agrumate. In bocca colpisce per acidità e nerbo: energia ed equilibrio sembrano rincorrersi vicendevolmente come Don Camillo e Peppone. Sapido e persistente, ha grande personalità

Prezzo in enoteca:  18-20 Euro

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