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Barilla firma un nuovo accordo di filiera all'insegna della sostenibilità: dopo il grano arriva il pomodoro

Dopo l’intesa sulla pasta è arrivata quella per il pomodoro. Barilla ha firmato un accordo con il Consorzio Casalasco del pomodoro per lo sviluppo, la produzione e il confezionamento di prodotti derivati del pomodoro, nell’ambito del progetto “Agricoltura Sostenibile”. Lo scorso gennaio Barilla aveva firmato un’intesa con la Regione Emilia-Romagna e i produttori di grano duro, che riguarda 80mila tonnellate di frumento italiano della campagna cerealicola 2013-2014.
«Questo modello di agricoltura sostenibile – commenta Paolo Barilla, vice presidente del gruppo di Parma – è anche nell’interesse dei consumatori: solo attraverso l’impegno continuo dell’azienda a gestire la qualità, la sicurezza alimentare e l’impatto ambientale lungo tutta la filiera possiamo garantire prodotti migliori valorizzando le materie prime made in Italy».

Coordinamento tra due filiere

L’accordo di ieri prevede l’interazione tra filiera del pomodoro e filiera del grano duro. «È unico nel suo genere – assicura Costantino Vaia, dg del Consorzio del Casalasco del pomodoro – permette un miglioramento agronomico sensibile: consente cioè di ruotare le colture del grano e del pomodoro con una minore destrutturazione del terreno e un minor impiego di fertilizzanti e antiparassitari». L’accordo prevede un decollo graduale: s’inizia subito con 30 aziende e a regime si arriverà a oltre 250. Rispetto alle oltre 300 aziende del Consorzio che fornisce già semilavorati allo stabilimento di sughi Barilla di Rubbiano. Il Consorzio opera principalmente nelle province di Parma, Piacenza, Cremona e Mantova con aziende che coltivano a pomodoro circa 4.500 ettari di terreno. La produzione complessiva è di 350mila tonnellate di pomodoro fresco e copre l’intera filiera, dal seme al prodotto finito.

Rotazione delle colture, meno fertilizzanti

Perché l’agricoltore dovrebbe accettare i suggerimenti dell’industria e non orientarsi verso prodotti più remunerativi? «Perché gli offriamo uno sbocco commerciale certo – risponde Leonardo Mirone, direttore acquisti materie prime di Barilla – ci impegniamo in anticipo al ritiro della produzione. In cambio della rotazione delle colture con cui si migliora la produzione e non si stressa il terreno, inoltre s’impiegano meno fertilizzanti e acqua. Alla fine, quello che sembrava un sogno è diventato un circolo virtuoso».
Dopo la partnership per il grano duro, Barilla ha siglato quella per lo zucchero con il leader nazionale Coprob e, più recentemente, ha concluso un’intesa con Cereal Docks, il principale gruppo italiano attivo nella trasformazione di semi oleosi e cereali in farine, oli e lecitine per usi alimentari, zootecnici e industriali.
E ora? «Stiamo studiando accordi di coltivazione “verticali” – conclude Mirone – , praticamente dei disciplinari, in Grecia e Turchia per poi individuare aziende partner».

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