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Birra Moretti: il "baffo" lascia posto agli chef stellati

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Birra Moretti: il "baffo" lascia posto agli chef stellati

Il “baffo” va in ferie: lo sostituiscono le stelle della cucina italiana. Birra Moretti, Official Beer Partner di Expo, ha deciso di festeggiare l’edizione italiana dell’esposizione universale con un restyling (temporaneo) dell’etichetta: via per un mese il logo che ha fatto la storia del marchio friulano, spazio alle caricature di star della cucina Antonino Cannavacciuolo, Davide Oldani, Claudio Sadler e Viviana Varese. Completano la selezione i due giovani Davide del Duca e Christian Milone, vincitori di quello stesso Premio Birra Moretti Gran Cru che l’azienda promuove insieme ad Identità golosa per far emergere i talenti under 35. Le confezioni della serie, a edizione limitata, contengono ricette create ad hoc per sdoganare una volta di più la birra sulle tavole degli italiani. Come alternativa al vino o ingrediente a tutti gli effetti.

Sadler: entusiasta di essere qui. E il ‘birramisù’ spopola

Moretti, acquisita dal gruppo Heineken nel 1996, percorre da anni la strada dell’avvicinamento tra birra, cucina e made in Italy. La presenza fissa a Expo ha offerto la vetrina giusta per lasciare il segno sul tema, a cominciare dalle figure ritratte nella Limited Edition che farà sfoggio di sé sugli scaffali per tutto il mese. Era dagli anni ’40 del secolo scorso che il famigliare “baffone” non si smuoveva dall’etichetta dell’azienda, oggi cresciuta fino a una gamma di sette referenze: dalla Ricetta Originale alla Radler, birra e limonata con agrumi della Sicilia. Claudio Sadler, chef bistellato, spiega che il progetto lo ha «entusiasmato perché, fino a qualche anno fa, non avrei mai pensato di far parte di un’iniziativa simile. Il vino è più noto della birra italiana, nel mondo, ma marchi come Moretti si fanno notare. E i clienti cercano sempre di più birre da degustare insieme ai piatti». Sadler racconta di aver trovato con facilità birre italiane durante i suoi tour negli Stati Uniti, dai bar per intenditori ai centri commerciali periferici rispetto a New York e le metropoli innamorate del gusto italiano. La prova in più che la birra della Penisola inizia a farsi riconoscere. Forse perché «si abbina bene a tutte le specialità, a tutti i piatti italiani. Sia che si parli di un aperitivo sia di un menù di degustazione di più piatti». Sadler ne sa qualcosa: suo il Birramisù, una variante del classico dessert con l’aggiunta di 200 grammi di birra rossa e scura.

Anche la birra è made in Italy

Alfredo Pratolongo, direttore della Comunicazione e Affari istituzionali di Heineken Italia, concorda con l’analisi di Sadler: «Fino a 10 anni fa, sarebbe stato inimmaginabile far comparire degli chef su una bottiglia di birra. Moretti è stato il primo vettore di questo avvicinamento, grazie a dimensioni che le permettono un’azione di lungo raggio. Stiamo rendendo un omaggio alla cucina italiana». Certo, gli scetticismi resistono. E non solo quelli, se si considera il ritocco all’insù delle accise che sta facendo insorgere i produttori: «Noi come azienda abbiamo fatto la scelta di investire su questo paese e lo abbiamo dimostrato con la presenza all’Expo come birra ufficiale. Ora la cultura sta cambiando, anche perché la birra ha un posto ben preciso nella storia di questo paese».

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