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Bolgheri, cinque donne e un autoctono

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Vino

Bolgheri, cinque donne e un autoctono

“E pensare che eravamo astemie… ma siamo rinsavite! Completamente diverse, ma unite, non c’è competizione tra di noi, sarebbe sciocco. Lavoriamo affiatate e contribuiamo a custodire quest’angolo di Paradiso, dove facciamo vini per valorizzare il territorio e che ne siano pura espressione”. Carlotta Fittipaldi Menarini parla per sé e a nome delle altre quattro: la mamma Maria, le sorelle Giulia, Serena e Valentina. Insieme fanno Donne Fittipaldi, azienda nel Bolgherese dal 1992, attiva nella produzione enologica da circa dieci anni.

La tenuta si estende per 46 ettari (9 sono quelli vitati), ad abbracciare il casale La Pineta. Siamo lungo la strada che collega Castagneto Carducci a Bolgheri, a un’altitudine di 80-100 metri sul livello del mare, terreni prevalentemente argillosi con buona presenza di ciottoli. Ottantamila le bottiglie prodotte, con un 60% di vendite sui mercati esteri: Stati Uniti, Australia, Brasile, Svizzera, Danimarca, Repubblica Ceca e un mercato orientale in corso di esplorazione. Il che farebbe pensare a vini attenti soprattutto al cosiddetto “gusto internazionale”. E’ invece il territorio che finisce in bottiglia.

Orpicchio alla ribalta

Come nel caso del “Lady F”, la novità di quest’anno, un bianco da uve Orpicchio in purezza, vitigno antico, ora riscoperto grazie all’enologo Emiliano Falsini. “Ci stiamo lavorando su dal 2009 – afferma – e solo adesso cominciamo a capire quanto possa dare in termini qualitativi. Lady F esprime una varietà unica e difficilmente replicabile, con ampi margini di miglioramento”. “Le uve – prosegue Falsini – vengono raccolte seguendo l’evoluzione dei parametri analitici. La raccolta è assolutamente manuale. Dopo una criomacerazione di poche ore, i grappoli vengono pressati e il mosto, con i propri lieviti indigeni, viene posto in acciaio e in piccola parte in barriques. Segue l’affinamento sulle fecce fini per almeno 5-6 mesi e poi la messa in bottiglia”.

Gli altri vini

L’altro bianco di Donne Fittipaldi è un Sauvignon di spiccata sapidità, con note minerali e fruttate che ben si fondono tra loro. Poi ci sono i due rossi, entrambi affinati in barriques, con minime percentuali di legno nuovo: il Bolgheri Doc (che da solo rappresenta il 70% dell’intera produzione) e il Bolgheri Superiore Doc, entrambi godibilissimi, più ampio e strutturato il secondo. E infine il Malaroja, un’edizione limitata, 100% Malbec (varietà proveniente dall’Argentina), un vino dai tannini di seta, con una lunga persistenza gustativa.

Tutti i vini di questa azienda “in rosa” hanno una concezione produttiva pressoché naturale. Non si fa uso di chiarificazioni, lieviti selezionati, stabilizzazione a freddo e altre pratiche enologiche più o meno invasive.

L’arte in etichetta

Si chiama Giorgio Restelli, è noto come Giores. E’ lui che ha messo l’arte in etichetta, sin dalla prima – curata graficamente da Giulia Fittipaldi Menarini – e poi via via le altre, vestendo di eleganza e colori tutte le bottiglie dell’azienda. Con il rosso in evidenza sulle etichette di punta, Malaroja e Lady F.

Quest’anno, in occasione dell’ultimo Vinitaly, è sbocciata una collaborazione tra l’azienda bolgherese e l’Accademia di Belle Arti di Verona, che ha visto nascere il Premio Donne Fittipaldi, volto a valorizzare, ogni anno, un giovane talento e la sua produzione artistica, anche attraverso le etichette di una serie limitata di magnum.

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