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Così l'alta pasticceria incontra il gelato

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il gelataio

Così l'alta pasticceria incontra il gelato

Simone Bonini inventa la ricetta della felicità. Che per lui, gelatiere creativo e innovativo, significa unire alta pasticceria e gelateria.
«Chiunque si trovi davanti una torta o un gelato comincia a sorridere – afferma – così ho pensato di mettere insieme i due piaceri, inserendo la grandissima pasticceria nelle mie ricette di gelato: ecco il segreto per rendere felici le persone». Sono nati così il croccante alle quattro nocciole (un dolce con tre consistenze diverse e un gelato, tutto al gusto nocciola), il biscotto morbido alla cannella, il cremoso allo zabaione e il croccante alle noci pecan, abbinati a un sorbetto di uva fragola. Il tutto accompagnato da un kit con gli strumenti e le istruzioni per ‘impiattare’ il gelato in modo impeccabile anche a casa, perché ormai si mangia anche con gli occhi. «Ho voluto lanciare un messaggio diverso rispetto al croissant veloce o al dolce tradizionale. Per me la felicità è un momento di pausa, in cui poter riflettere assaporando qualcosa che ci fa sorridere».

La necessità di destagionalizzare

L’idea è nata anche per aiutare il gelato a destagionalizzarsi. Purtroppo, ancora oggi in Italia oltre la metà dei gelati artigianali è consumato nel periodo estivo. «Invece, è nelle stagioni fredde – spiega Bonini – che il gelato si apprezza di più: mentre in estate, alla ricerca di un sollievo termico, si magia qualunque cosa purché fresca, in autunno o inverno un prodotto mediocre viene subito smascherato, poiché non cerchiamo il refrigerio ma il piacere”.
Bonini, che con la sua Gelateria Carapina da anni cerca di portare agli onori dell’eccellenza la gelateria italiana, anche in questa novità ha cercato di seguire un filo logico: la sua passione per la stagionalità lo ha portato a completare l’assortimento con gusti nuovi e, appunto, adatti alla stagione, come melograno, cachi, pera abate, cioccolato al rhum e zabaione al marsala.
Nuove specialità che si affiancano a quelle che hanno fatto la storia di Carapina: il gelato alla crema al Vin Santo e cantucci di Prato, serviti non sbriciolati, ma inzuppati simulando il gesto del bicchiere da osteria, oppure il gelato al castagnaccio, tipico dolce povero presente in tutte le case, perché realizzato con farina di castagne, rosmarino e gherigli di noci e uvetta; o il gelato al panettone, una crema all’uovo realizzata con dei biscotti che conferiscono il sapore dell’impasto del panettone con l’aggiunta dei canditi.
“Purtroppo il gelato ancora non ha una sua collocazione nell’Olimpo dell’alta cucina, al pari della pasticceria – si rammarica Bonini. Si deve fare un grandissimo lavoro di comunicazione su questa specialità. E agli italiani non è chiaro che il gelato si consuma tutto l’anno: ancora oggi ho clienti che mi domandano se siamo aperti a ottobre. Come se una qualunque attività si potesse permettere al giorno d’oggi di chiudere per mesi. Senza contare che il ‘restare aperti’ è anche una questione di responsabilità verso i propri dipendenti, collaboratori e le loro famiglie. L’imprenditore serio è quello che costruisce un sogno e cerca di portarlo avanti tutto l’anno”. Non a caso, Carapina da sempre sostiene le produzioni di piccoli artigiani che da questa collaborazione traggono una buona parte del proprio fatturato.

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