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Storie di eccellenza

Da Ferrero a Lavazza e Marzotto, perché le grandi famiglie italiane entrano i Eataly

“Corteggiavamo Farinetti da tempo e abbiamo battuto fondi italiani, francesi e americani”. Così Giovanni Tamburi, il fondatore e ad di Tamburi investment partners, racconta l’acquisizione per 120 milioni del 20% di Eat Invest, la holding della famiglia Farinetti cui fanno capo, oltre ai food store Eataly, molte aziende dell’agroalimentare italiano, dal vino alla pasta. Tip è riuscita dove non hanno fatto breccia la Lvmh di Arnault e i fondi del Qatar. Con una bella operazione di sistema del food made in Italy perchè nell’operazione la merchant bank ha riunito in una newco creata appositamente (ClubItaly) alcune delle principali famiglie italiane dell’alimentare: Lunelli (cantine Ferrari), Lavazza, Ferrero, Marzotto (vini Santa Margherita), Branca, Angelini (Tenimenti Angelini), e gli armatori D’Amico.

Investimento nella holding

Tip è entrata nella capogruppo, da cui dipende Eataly Distribuzione, la società che raggruppa gli oltre 30 store del cibo aperti in Italia e in giro per il mondo da Oscar Farinetti. Il 40% di Eataly Distribuzione fa capo alle Coop Adriatica, Nova e Liguria, ma la holding ha un accordo per riacquistare le quote a un prezzo prefissato. L’operazione con Tamburi è stata portata a termine in vista della quotazione già annunciata da Farinetti nei mesi scorsi: prima dell’approdo in Borsa verranno anche riacquisite le quote in mano alle tre coop.

Quotazione entro il 2017

A quando Piazza Affari? “Pensiamo a una quotazione entro il 2017 – spiega Tamburi che con Tip assumerà il ruolo di affiancamento e sistemazione societaria – molto dipende da come andrà l’Expo e dal processo di espansione all’estero”. Che vede per il momento aperture a Mosca, Londra, San Paolo e Los Angeles. Sul mercato verrà posta una forbice tra il 25 e il 40 per cento.

Decisamente entusiasti i nuovi soci. “Tutti i negozi Eataly, a partire da quello storico di Torino, sono stati inaugurati con bollicine Ferrari – spiega Matteo Lunelli – siamo da sempre legati a questo progetto, che ha enormi potenzialità future. Per noi è un investimento di diversificazione ma in linea con gli obiettivi del gruppo, che vuole portare nel mondo l’eccellenza del vino italiano e Eataly è l’unica piattaforma di distribuzione del made in Italy alimentare nel mondo. E’ bello che rimanga un azionariato tutto italiano”.

“Eataly ha potenzialità straordinarie e un programma di grande potenziamento e sviluppo nel Far East – concorda Gaetano Marzotto – anche per noi sarà una patnership di medio-lungo termine”.

“L’abbiamo fatto per due motivi – ha spiegato Farinetti -: per la futura quotazione in borsa, che ci piacerebbe raggiungere entro il 2017 e dove l’esperienza del team Tamburi potrà essere fondamentale e per mettere liquidità in azienda, visto l’importante piano di sviluppo italiano ed estero previsto nei prossimi anni”.

Formalmente, lui non ha più un’azione di Eat Invest, ormai in mano ai tre figli. Ma resta la mente dietro a tutti i progetti della grade piattaforma dell’alimentare italiano. Anche se ha più volte annunciato che al compimento del 60mo anno (in settembre) si occuperà esclusivamente di green economy.

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