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Dieta mediterranea: perché oggi più che mai non è solo un regime alimentare

Fai bene a te stesso, all’ambiente, alla società. Stando a tavola. Sembra un’iperbole da campagna pubblicitaria, in realtà è la declinazione della dieta mediterranea. Quell’insieme di pratiche, tradizioni, cultura materiale, precetti alimentari che caratterizzano (ancora?) i paesi che si affacciano sul piccolo mare chiuso. Scoperti e beneficiati di una popolarità intercontinentale da uno studioso americano che amava il Cilento.

Ovviamente la dieta mediterranea, premiata dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità, è molto più che un regime alimentare. Lo spiega bene Elisabetta Moro nel suo nuovo libro “La dieta mediterranea – Mito e storia di uno stile di vita”, dove ripercorre con la passione dell’avvertita gourmet e il rigore dell’antropologa le usanze del territorio, i divieti religiosi ed etici, i costumi sociali. Partendo dalla Magna Grecia fino agli anni Settanta quando “Eat well and stay well.The Mediterranean way “, il bestseller di Ancel Keys, biologo e fisiologo di Colorado Springs, sdoganò a livello planetario quel modo di mangiare del Sud ricco di carboidrati, grassi vegetali, legumi e verdure. Lui, arrivato centenario, prova vivente delle teorie che andava promuovendo: la capacità di curarsi con l’alimentazione o quantomeno prevenire serie patologie cardiovascolari.

«Quantità moderata, qualità altissima. Ecco il segreto della dieta locale. Che non è solo un modo di mangiare. E men che meno una cura dimagrante. È soprattutto una filosofia. Poco stress, equilibrio ambientale, cibo sano, variato e senza eccessi», scrive Marino Niola nella prefazione al libro della Moro. Espressione di antiche tradizioni culturali, sedimento di usanze condivise e una lunga storia di convivialità.

Dopo il grande successo di qualche decennio fa, la clamorosa affermazione su mercati lontani più per cultura alimentare che geografia, che ne è oggi della dieta mediterranea? Il fatto che non sia più una moda può sollevare ma il rischio di un oblio va fronteggiato con energia. Per questo è condivisibile e va sostenuta l’attività della Fondazione Dieta Mediterranea, ente no-profit lanciato quattro anni fa con inarrestabile energia da Marisa Melpignano. Pugliese di Fasano, seppur cittadina romana e poi di Londra, ha raccolto intorno a sè studiosi di fama per promuovere il regime alimentare radicato nella sua terra. Un modello alimentare che – ricorda – si dimostra l’unico a garantire la conservazione di uno stato di buona salute negli anni, come dimostrano i risultati di recenti studi pubblicati sll’American Journal of Clinical Nutrition: “Raccogliendo dati sulle abitudini alimentari di oltre 120mila uomini e donne dal 1986 ad oggi Piet van den Brandt ha associato la dieta mediterranea ad una riduzione della mortalità di ben 15 anni nelle donne e 8 anni negli uomini”.

Dieta miracolosa? Qualcosa più di questo, secondo il nutrizionista Agostino Grassi, segretario della Fondazione: la dieta mediterranea è più che altro uno stile di vita – precisa – “promuove l’interazione con il sociale, il rispetto del territorio, la biodiversità, la conservazione e lo sviluppo delle tradizioni”.

Nella magica Masseria San Domenico a Savelletri di Fasano Marisa Melpignano adotta rigorosamente questi precetti alimentari: un regime alimentare ipocalorico, povero di alimenti trasformati ed elaborati, che privilegia ingredienti ricchi di vitamine, fibre e minerali essenziali che rafforzano il sistema immunitario. I prodotti del territorio, olio d’oliva, legumi, pomodori e la ricca varietà delle verdure pugliesi.

La Fondazione organizza incontri e seminari (all’ultimo in giugno hanno partecipato, tra gli altri, Terrie Wetle ex vicepresidente del National Institute on Aging negli Stati Uniti e il geriatra Richard Bedsine) e contest gastronomici tra chef stellati chiamati a interpretare in maniera creativa i precetti della dieta mediterranea.

Qui i consigli per perdere peso con un corretto regime alimentare e le indicazioni per una settimana all’insegna della mediterraneità.

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