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Disaronno: un "whisky" invecchiato in Sicilia e una Disneyland del…

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Disaronno: un "whisky" invecchiato in Sicilia e una Disneyland del vino in Cina

L’ultimo nato è un nuovo blend. Pensato in Lombardia, prodotto in Scozia, invecchiato a Marsala. Un prodotto innovativo, frutto di una miscela di cinque liquori differenti, finito di invecchiare in barrique che risalgono al 1938 nelle cantine Florio di Marsala. Ed è solo un pezzo della strategia globale della Illva Saronno, nota al mondo per il liquore ma presente in vari comparti: dal vino al gelato, dagli occhiali agli aerei. Presentato nei giorni scorsi alla stampa a Marsala il nuovo Disaronno Riserva, sarà prodotto in numero limitato (10mila bottiglie) e sarà venduto a 300 euro a bottiglia in luoghi strategici come i magazzini Lafayette, Harrod’s e così via.

E’ dunque destinato a una fascia alta del mercato ma rappresenta un passo avanti in una strategia che si annuncia più ampia, come spiega l’amministratore delegato del gruppo Augusto Reina, rappresentante di una famiglia che produce liquori da 500 anni: «Abbiamo messo insieme diverse culture e a un certo punto, anche grazie alla versatilità di Saronno, abbiamo cominciato ad avere contatti con queste aziende inglesi, e ci hanno in parte aiutato e ci hanno portato a creare questo tipo di prodotto: whisky invecchiato 12 anni, una miscela affinata in botti abbinata con Disaronno e invecchiata in barrique – racconta Reina – . Si tratta di una novità che io ritengo molto interessante a livello tecnico. Oggi il mondo ha bisogno di novità. E’ una base di un cambiamento anche strutturale dell’azienda madre, sotto un certo punto di vista. Cambiamenti o innovazioni di marca che rappresentano quello potrebbe essere il futuro. Sono pensieri non sono decisioni: potrebbero avvenire ma anche no».

Al centro di questo progetto, comunque, la cantina Florio di Marsala, fiore all’occhiello del gruppo con i suoi 50mila visitatori l’anno che potrebbero crescere ancora grazie all’inaugurazione di una sala cinematografica in 4D che dovrebbe avvenire intorno alla metà di luglio e su cui, per il momento, i vertici aziendali non si sbilanciano. In Sicilia del resto sin dagli anni Novanta il Gruppo Illva Saronno ha messo salde radici: oltre alle cantine Florio per la produzione di marsala e in generale di vini liquorosi possiedono anche le storiche cantine Corvo di Casteldaccia in provincia di Palermo. Vini siciliani che stanno dando all’azienda lombarda grandi soddisfazioni: «Siamo soddisfatti del lavoro che stiamo facendo in Corvo – dice Reina – stiamo andando bene all’estero (in America cresciamo del 15% l’anno). La cultura Florio si è sposata con Banfi che ci distribuisce stiamo e stiamo crescendo: facciamo 45mila casse solo negli Stati Uniti e registriamo incrementi anno su anno. Con Banfi c’è un accordo triennale ma c’è un rapporto di fiducia e di amicizia con i proprietari: stanno facendo un lavoro meraviglioso negli Stati Uniti. Stanno portando il Marsala Florio non in cucina ma a tavola: su tutta una gamma di prodotti che gli abbiamo dato stanno facendo un lavoro certosino che durerà nel tempo e porterà sicuramente dei grandi vantaggi alla Florio».

Augusto Reina

Il giro d’affari derivante dalla vendita di prodotti siciliani è solo una parte del fatturato del Gruppo riferibile all’Italia: in totale, secondo dati riferiti al 2014, il fatturato è di 350 milioni con un incremento del 2,6% rispetto ai 341 milioni dell’anno precedente. In dettaglio, spiega Reina, «180-190 milioni arrivano da vini e liquori, 70 milioni dal settore del gelato, altrettanto dalle lenti polarizzanti (noi produciamo il 90% delle lenti polarizzanti che vende Del Vecchio-Luxottica). Con la nostra tecnologia, per quanto riguarda le lenti, battiamo i costi cinesi.  Abbiamo altre attività marginali nell’ambito del gruppo: la strategia che ci poniamo a questo livello è sicuramente una strategia di sviluppo e che ci porterà a crescere perché crescere diventa una necessità». Una strategia di crescita che non prevede in alcun modo la quotazione in Borsa: «Non abbiamo mai pensato di andare in Borsa e non ci pensiamo perché non abbiamo bisogno di farlo. Il nostro core business è nei liquori (nel nostro settore c’è gelato, occhiali, aerei) il giorno in cui avessi bisogno di soldi vendo un pezzo e rafforzo il settore».

E’ dalla Cina che arriva dunque la maggior parte dei circa 850 milioni di fatturato annuo del Gruppo Illva Saronno che possiede il 33% della Yantai Changyu, leader nella produzione, vendita e distribuzione di vino e brandy in Cina e che ha prodotto utili per 21 milioni. «La Cina – dice Reina – è stata sicuramente un’operazione importante per il gruppo: oggi lì noi abbiamo cinquemila lavoratori e il fatturato è in crescita del 15%: siamo destinati a diventare una delle più grosse aziende al mondo di vini e oggi siamo la più grossa azienda in Cina di vini e liquori. Voglio dire: siamo assolutamente al vertice di tutto un mondo». Da quelle parti l’Illva Disaronno sta sviluppando velocemente la produzione vinicola, migliorando la qualità del vino cinese: «Ho portato i cinesi in Sicilia per 15 giorni, li ho piazzati alla Corvo e li ho lasciati là per due settimane insieme ai nostri tecnici: oggi abbiamo progettato il più grande stabilimento al mondo di vini che è destinato a fare 60 milioni di casse l’anno e tutta la parte tecnica l’abbiamo progettata noi. Lo stiamo costruendo a Yan Tai e in quello stabilimento c’è un treno che accompagnerà i visitatori».

E la Cina rappresenta per il Gruppo terreno fertile per altre iniziative:  «A Xiangyang, nell’ex capitale della dinastia Qin, città che i cinesi hanno deciso di far diventare quella città la città del divertimento noi abbiamo piazzato un castello in stile italiano con mille camere: metà di questo castello è fatto da mille camere, nell’altra metà c’è una cantina (15.800 metri quadrati, all’interno della quale possono essere stoccate fino a 150.000 botti in legno) dove fanno l’imbottigliamento del vino: i cinesi vanno, ordinano il vino, lo imbottigliano e siccome le case cinesi non hanno le cantine come da noi loro piazzano il loro vino e lo chiudono nei box. I cinesi il sabato e la domenica vanno nel castello, dormono e bevono il loro vino che è stato imbottigliato da loro – racconta Reina – .  Questo castello ha un parco all’interno dove c’è il cinema in 4 D uguale a quello che sto costruendo a Marsala.  All’interno del castello c’è un parco dove c’è questo percorso museale dove con grande orgoglio quando sono andato a inaugurare il castello, che si chiama Reina, ho visto in questo museo la fotografia di mio padre e di mia madre. Ed è un orgoglio per me aver portato mio padre e mia madre in Cina. E’ stata una sorpresa dei miei dipendenti che mi ha fatto felice».

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