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Donne ai vertici: cosa insegna l'esperienza Giv

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Vino

Donne ai vertici: cosa insegna l'esperienza Giv

Con la nomina di Roberta Corrà alla direzione generale del Gruppo italiano vini la sensazione è che si chiuda un cerchio. Forse, cioè, la presenza delle donne nel mondo del vino è a un punto di svolta. Senza nulla togliere alle importanti esperienze portate avanti negli ultimi anni, per giunta spesso con risultati di grande rilievo, ma la nomina della Corrà al vertice del Giv segna davvero un passaggio importante.

Una donna al vertice della prima azienda italiana

Il Giv infatti è semplicemente la prima azienda italiana per fatturato (nel 2013 ha raggiunto 352 milioni di euro realizzati per il 70% all’estero) un colosso della cooperazione che detiene 15 diverse cantine in 11 regioni italiane (con marchi come Bolla, Bigi, Cavicchioli, Folonari, Lamberti, Fontana Candida, Melini, Nino Negri fino a Castello Monaci in Puglia e Tenuta Rapitalà in Sicilia). Con Corrà quindi (anche se alla presidenza è stato confermato Corrado Casoli) una donna entra davvero nella “stanza dei bottoni” di una azienda di primissimo piano del mondo del vino made in Italy.

Un tabù che il mondo coop aveva già infranto

L’arrivo di una donna al vertice di un colosso cooperativo come il Gruppo italiano vini inoltre rafforza una tendenza che nell’universo delle coop vitivinicole già era stata inaugurata fin dal 2005 quando Ruenza Santandrea era stata nominata (fra l’altro confermata proprio a fine anno) presidente del Gruppo Cevico, altro colosso della cooperazione romagnola con un fatturato di 127 milioni di euro. Un trend che inoltre testimonia come la presenza femminile nel mondo del vino è tutt’altro che episodica o legata a piccole griffe dal grande nome ma dalla limitata rilevanza economica. Dal mondo della cooperazione arriva invece il segnale di una capacità di incidere negli equilibri di grandi aziende da decine di milioni di bottiglie.

La chiusura di un cerchio

Fnora la presenza femminile, pur rilevante e spesso interpretata con modalità innovative, era stata spesso limitata ad ambiti precisi. Talmente precisi da dover a volte essere sottolineati con la nascita di un’Associazione Donne del vino che fra le proprie promotrici annovera Maria Pia Berlucchi fino all’attuale presidente, Elena Martusciello (Grotta del Sole). Basti pensare all’intensa attività di marketing svolta per i rispettivi brand – entrambi siciliani – da José Rallo (Donnafugata) o Vinzia Novara (Firriato). Oppure al capitolo del Turismo del vino, per il quale hanno svolto un ruolo di primo piano l’ideatrice della manifestazione “Cantine Aperte”, Donatella Cinelli Colombini, o Chiara Lungarotti (che vanta a Torgiano in Umbria uno dei principali musei del vino presenti in Italia) fino all’attuale presidente del Movimento Turismo del Vino, Daniela Mastroberardino. O infine donne che hanno legato a doppio filo il proprio nome e la propria attività alla griffe aziendale come le sorelle Antinori (Albiera, Allegra e Alessia), Tiziana Frescobaldi, Gaia Gaja, Marilisa Allegrini, Cinzia Merli Campolmi (Fattoria Le Macchiole) giusto per citarne solo alcune. Insomma non sarà ancora (come ama ripetere proprio la Cinelli Colombini citando Simone Weil) che la parità “si avrà quando una donna mediocre ricoprirà un ruolo di responsabilità”, ma certo che donne capaci vengano scelte per ruoli di primo piano, appare proprio come un ottimo punto di partenza.

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