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Due chicche dei vini al femminile del Trentino-Alto Adige

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Andar per vini

Due chicche dei vini al femminile del Trentino-Alto Adige

Si è conclusa da pochi giorni la XXIV° edizione del Merano WineFestival, come sempre organizzato da Helmuth Köcher. Edizione di grande successo, con un programma ricco anche di eventi collaterali, apertosi il 5 novembre con il Merano Wine Forum, una due giorni dedicata al tema dell’aumento delle temperature che rischia di far scomparire entro il 2050 dal 25% al 73 % delle aree vitivinicole storiche. Personalmente sono stato presente da venerdì 6 a lunedì 9 novembre, partecipando innanzitutto a bio&dynamica, salone dedicato ai vini biologici, biodinamici e naturali prodotti in Italia, e a Cult Oenologist, divertente momento di degustazione ed incontro con 10 tra i più importanti enologi italiani – basta citare a titolo d’esempio i nomi di Cotarella, Cipresso e D’Attoma – ognuno dei quali portava in degustazione 10 dei vini da lui prodotti. Da sabato fino a lunedì 9 si è tenuto il clou del Merano, la parte più tradizionale del Festival: la Selezione ufficiale MeranoWine Festival 2015, con quasi 500 produttori di vino ma non solo: non dimentichiamo la GourmetArena con aree dedicate alle birre artigianali, a prodotti alimentari d’eccellenza e alla divertente Cooking Farm, con la sfida tra giovani chef stellati e le  contadine dell’Alto Adige. La selezione delle cantine invitate è fatta da 15 commissioni d’assaggio WineHunter che quest’anno hanno scelto tra oltre 3500 vini. Tra questi 830 hanno ottenuto il bollino rosso (88-89,99 punti), 180 il bollino oro (90-94,99 punti) e 24 il bollino platino (95 punti e oltre). La soglia di partecipazione sono gli 88 punti. Importante anche la presenza dei vini stranieri, con particolari focus sui Bordeaux e sugli Champagne.

Tra i momenti di questi giorni, ne voglio ricordare due in particolare: l’ormai tradizionale presentazione del sabato mattina della  Guida ViniBuoni d’Italia e una fantastica degustazione, una delle più divertenti ed interessanti della mia vita, organizzata dalle Donne del Vino del Trentino Alto Adige. Sono 23 socie, guidate, come delegata regionale, da una vera Signora del Vino, Elena Walch. Nella bellissima cornice del Castello Principesco di Merano, con la moderazione di Aurora Endrici, ci hanno  offerto la possibilità di partecipare ad una degustazione alla cieca, quindi senza sapere prima i vini in assaggio, ed al buio, cioè bendati, accompagnati dalle voci di Aurora e, solo dopo averne assaggiato il vino, della produttrice di turno che ci svelava il suo vino e ci raccontava ciò che lo aveva ispirato, presentandosi solo alla fine del suo intervento.

Abbiamo degustato 16 vini, rappresentativi delle più importanti tipologie della regione, in un clima di grande concentrazione, curiosità ed anche divertimento, stimolati anche dal giochino di indovinare chi fosse l’interlocutrice di turno. Un turbinio di emozioni ci ha coinvolti di bicchiere in bicchiere, in questo viaggio ideale di vigneto in vigneto del Trentino Alto Adige: bellissima idea che sperò verrà replicata anche in altri contesti. Con molto piacere di seguito presento le aziende di due delle protagoniste della degustazione: Elena Walch e Roberta Giuriali.

Elena Walch – Termeno (BZ) 

Elena Walch era un brillante architetto formatosi a Milano e a Venezia, che ha cambiato vita diventando una delle figure più importanti del mondo vitivinicolo altoatesino. Responsabilità o meglio merito del marito, Werner Walch, sposato nel 1985, esponente della quarta generazione di una famiglia di vitivinicoltori già dal 1869. Nel 1988 Elena fonda la sua azienda, caratterizzandosi per una spiccata attenzione ai vitigni internazionali – Chardonnay, Sauvignon Blanc, Pinot Noir, ed altri – limitando in parte gli autoctoni Schiava e Lagrein. Innovazione anche in vigna: è tra le prime aziende a passare dalla pergola trentina al guyot, mentre per quanto riguarda i mercati ha una spiccata vocazione per l’estero. I vigneti avuti in gestione dal marito, le antiche botti intarsiate a mano della cantina storica dei Walch sono asset importanti che Elena ha valorizzato negli anni, con un occhio attento alla sostenibilità ambientale. I vigneti hanno una superficie di 55 ettari, consentendo una produzione di circa 500.000 bottiglie, divise su 29 etichette diverse, per la maggior parte monovitigno. L’enologo è Gianfranco Faustin. Elena Walch ha anche saputo programmare il futuro dell’azienda, da un lato affidandone recentemente la conduzione, seppur sempre con la sua attenta supervisione, alle giovani figlie, Julia e Karoline, e dall’altro inaugurando pochi mesi fa la nuova cantina di vinificazione, un piccolo gioiello di tecnologia. Parliamo ora di uno dei vini simbolo dell’azienda, il Gewürztraminer Kastelaz

Gewürztraminer Kastelaz 2014 Alto Adige DOC

E’ un Gewürztraminer in purezza, prodotto in circa 13.000 bottiglie. Le uve provengono dal vigneto cru Kastelaz, sito sopra il paese di Termeno a 350 m s.l.m. Vigneto che si caratterizza per l’esposizione completamente a sud, le elevate pendenze, le terrazze molto strette e l’impianto a Guyot con 7.500 piante/ettaro. La vinificazione avviene in acciaio, con pressatura soffice e abbassamento della temperatura, che viene tenuta a 18°C durante la fermentazione. Successivamente un  affinamento sui propri lieviti („sur lie“) in acciaio. Il tenore alcolico è del 14 %.

Lo verso nel bicchiere e la prima cosa che mi colpisce è il colore giallo dorato, scoppiettante e cristallino. Al naso è affascinante e complesso, con uno spettro di sensazioni di grande ampiezza. Rosa e geranio per la parte floreale; la frutta è rappresentata da lychee, pesca, ananas  e pompelmo rosa, oltre alla frutta secca. Tanto miele, le note speziate di cannella e chiodo di garofano ed una chiusura alla salvia. In bocca è morbido, elegante, caldo nella sua alcolicità, ma al contempo fresco e slanciato. Mi piace molto, anche per la sua lunghissima persistenza.

Prezzo in enoteca: 26-28  Euro

MASO MARTIS – Martignano (TN)

Antonio Stelzer e la moglie Roberta Giuriali sono i fondatori di Maso Martis. E’ un’azienda agricola certificata biologica dal 2013, con una superficie vitata di 12 ettari, per una produzione annua di circa 60.000 bottiglie, di cui 45.000 di TrentoDOC, spumante Metodo Classico. L’enologo, da 22 anni, è Matteo Ferrari, mentre per la parte agronomica Antonio si avvale della consulenza di Andrea Cristelloni. Facciamo qualche passo indietro, ripercorrendo un po’ la storia di Maso Martis, che pochi mesi fa ha festeggiato i 25 anni. I terreni furono acquistati negli anni Ottanta dal papà di Antonio, imprenditore di successo, ed i vigneti impiantati nel 1986. Antonio, appena diplomatosi a San Michele, e Roberta si sposano giovanissimi, credo diciannovenni, e subito aprono Maso Martis, ristrutturando la casa presente nei vigneti e facendone l’abitazione della loro famiglia. Siamo nel 1990. Una storia “di vite”, d’amore e bollicine, dato che il loro progetto è produrre Spumanti dalle lunghe maturazioni sui lieviti. Si finanziano con la vendita delle uve, iniziando anche a vinificare, ma solo parzialmente. Quasi ogni anno creano una nuova etichetta, diminuendo pian piano la quota di uve conferite: un passo alla volta, come dice Roberta. E come in ogni azienda familiare che si rispetti, ecco la seconda generazione che inizia ad entrare: mi riferisco alla figlia Alessandra, laureatasi alla Iulm solo pochi giorni fa. Per la sorella minore, Maddalena, ancora alle superiori, è troppo presto per decidere cosa fare da grande. Ho degustato e bevuto con piacere il loro Madame Martis Brut riserva 2005.

TrentoDOC Madame Martis Brut Riserva 2005

E’ l’etichetta più importante di Maso Martis, prodotta in sole 1.000 bottiglie. Il primo millesimo è stato il 1999, aperto in anteprima durante l’edizione 2008 del Merano WineFestival: nelle prime annate la produzione è di sole 500 bottiglie. Nei prossimi anni si vuole arrivare alle 3.000 bottiglie. La Cuvèe è ottenuta per il 70 % da Pinot Nero, per il 25 % da Chardonnay e per il 5 % da Pinot Meunier. Il tenore alcolico è del 12,6 %. La vendemmia, manuale in piccole casse, è stata il 4 settembre per lo Chardonnay e tra il 7 e il 9 settembre per i due Pinot. Vinificazione in barrique per lo Chardonnay, in acciaio per i Pinot. Dopo il taglio dei vini, il tiraggio della base spumante è stato fatto a maggio 2006. Successivamente 9 anni di affinamento in catasta e sboccatura nel 2015.

Personalmente lo trovo uno dei più interessanti metodi classici italiani, a partire dal packaging, elegante ed originale: nel bicchiere è brillante nel suo colore giallo oro, solcato da un perlage finissimo e di persistenza quasi non misurabile tanto è lunga! Piacevolissimi i profumi, dal miele al floreale, con succose note fruttate e passaggi verso la pietra focaia ed il balsamico. L’attacco in bocca è delicato, quasi cremoso, con una bollicina che accarezza il palato. Elegante ma nerboruto nella sua acidità, è dinamico e coinvolgente, quasi senza accorgermene arrivo al secondo e al terzo assaggio. Eleganza, fragranza e morbidezza si fondono in una pregevole sintesi. Un TrentoDOC che può reggere il confronto con molti Champagne !

Prezzo in enoteca:  80-100 Euro

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