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Ecco i corsi (e i costi) per diventare barman

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Mestieri del cibo

Ecco i corsi (e i costi) per diventare barman

Siete cresciuti nel mito di Tom Cruise che volteggia tra bottiglie e bicchieri in Cocktail, ma al massimo potreste interpretare la controfigura di Lino Banfi nei panni del disastroso Pasquale Baudaffi? La soluzione è tornare a scuola. A scuola di bar, ovviamente. E provare a studiare per diventare un vero barista professionista. Anzi, un bartender.
Proprio per segnare il confine tra chi si occupa solo del servizio bar, caffè, bevande e cappuccini, e i professionisti del cocktail, oggi si preferisce usare il termine barman o barlady (specializzato nella preparazione e nella presentazione dei cocktail) e bartender (barman in grado di utilizzare le abilità del flair bartending, l’insieme delle tecniche acrobatiche che permettono di costruire numerosi cocktail contemporaneamente).

Tanta pratica e allenamento

Per diventare un barman professionista, infatti, sono necessarie attitudini e accortezze particolari, che meritano attenzione, pratica e allenamento. Il barman qualificato fa ricorso a tecniche e metodologie precise durante il corso del servizio, caratteristiche che lo differenziano da un “addetto alle bevande” privo di qualifica. «La semplice somministrazione di bevande non basta – spiega Pierluigi Cucchi, consigliere Fipe – i clienti chiedono percorsi sensoriali ed emozionali. Non si va al bar solo per bere. Serve cultura, conoscenza, capacità di ricerca. E’ l’unico strumento che ci salva dalla quotidianità e dalla banalità dell’offerta. Anche la capacità di intrattenere e conquistare l’avventore sono fondamentali e si possono imparare».

Pierluigi Cucchi

Cominciare dal diploma non è sempre necessario

Non c’è un limite d’età per intraprendere questa professione, ma i giovanissimi possono approfittare dei tanti istituti professionali per conseguire il diploma di scuola superiore proprio in questo settore: le scuole alberghiere prevedono, infatti, generalmente, la sezione “sala-bar”, dove gli studenti, oltre ad applicarsi sulle materie classiche previste dall’insegnamento, hanno la possibilità di apprendere nozioni teoriche e pratiche sulle professioni di cameriere e barman e conseguire il diploma di “operatore di sala-bar”.
In seguito, possono pensare di specializzarsi frequentando corsi specifici per diventare barman professionisti e costruire una vera e propria carriera nel settore. I requisiti per esercitare la professione di barman o barlady sostanzialmente sono:
• diploma presso un istituto alberghiero o qualifica ottenuta con la partecipazione a corsi specifici e riconosciuti;
• superamento dell’esame di idoneità per l’attività di somministrazione di alimenti e bevande (legge 25 agosto 1991, n. 287. L’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande è disciplinata dal decreto Legislativo 26 marzo 2010 n.59, così come modificato dal Dlgs 147/2012 e dalla legge regionale n. 38/2006). All’esame di idoneità è ammesso anche chi ha lavorato per almeno due anni in bar e ristoranti nonché chi possiede un diploma di scuola superiore o laurea.

A chi rivolgersi per specializzarsi?

Per seguire corsi di formazione professionale ad hoc meglio rivolgersi alle Federazioni o Associazioni. I percorsi più conosciuti sono quelli a cura dell’Associazione Italiana Barmen e Sostenitori (Aibes), dell’Associazione Italiana Bartender & Mixologist (Aibm), quelli organizzati dalla Federazione Italiana Barman (Fib) e quelli della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe). Ma anche Provincie e le Regioni propongono corsi di formazione, di durata breve o media, mirati a fornire nozioni di base, e aggiornamenti sulle tecniche più all’avanguardia.

Ecco alcune scuole con esempi di corsi e costi dove imparare:
Aibes, Associazione italiana barman e sostenitori, tiene corsi in tutt’Italia. Corso base: 40 ore, 590 euro + Iva. E corsi più specifici come quello di “Miscelazione avanzata” (18 ore, 470 euro).
Planet One, 11 sedi in tutt’Italia. Corso base (40 ore, full immersion o part time, 699 euro + Iva). Esempio corsi di specializzazione: Advanced (40 ore, 599 euro + Iva), Mixology (16 ore, 459 euro + Iva). Sconti e agevolazioni previsti per studenti, disoccupati, pacchetti formativi ad hoc e possibilità di finanziamenti.
Flair Academy Milano. Accreditato da Regione Lombardia, rilascia un attestato valido a livello europeo. Corsi di base (40 ore full immersion o part time, 790 euro). Corsi di specializzazione: es. Flair (40 ore, 590 euro), Mixology (40 ore, 590 euro). Corsi a moduli. Sconti per più pacchetti.
Flair Bartender’s School . Scuola di barman a Roma e Napoli. Corso Basic (10 lezioni da 3 ore ciascuna, 700 euro Iva inclusa), proposte specifiche, es. Corso Mixologist (15 ore, 320 euro).
Drink Factory Bologna. A Bologna e Milano. Corso base (American bar, 35 ore, 500 euro + Iva). Corsi avanzati, es. Miscelazione avanzata (24 ore, 350 euro + Iva). Seminari tematici e corsi personalizzati.
Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Tengono corsi in 45 associazioni. Corso base di 1° e 2° livello (60 ore, full immersion, 500 euro) e corsi monografici. Legati a Confcommercio, i corsi hanno la certificazione di qualità.

Le percentuali di chi trova lavoro dopo uno di questi corsi sono davvero altissime: oltre il 90%. «Alcune scuole, come la nostra – spiega Cucchi – hanno delle convenzioni con i pubblici esercizi per segnalare e quindi inserire in organico i corsisti migliori: da noi la percentuale di questi inserimenti è circa la metà, gli altri o vanno all’estero o mettono a frutto le competenze apprese quasi immediatamente».

Una buona scuola si riconosce anche dai liquori utilizzati

Ma come valutare un corso o una scuola? Considerare la struttura, la sua storia, i nomi dei docenti, oltre che titoli e riconoscimenti. Ma anche il livello e la qualità dei prodotti (liquori e altro) che vengono utilizzati durante le lezioni sono un indice di serietà e competenza.
«I corsi – aggiunge Cucchi – devono comprendere sempre anche delle esercitazioni e un affiancamento a un barman di esperienza. E devono saper insegnare le basi di gestione di un esercizio: non solo maneggiare bicchieri e bottiglie, per restare sul mercato serve anche gestire la propria attività. Di solito noi chiediamo alle associazioni presso cui ci rechiamo a insegnare di prevedere sempre anche delle lezioni post corso proprio su imprenditoria, format applicabili, come orientarsi verso il credito – non tutti sanno che ci sono dei finanziamenti dedicati per i giovani imprenditori e startup in questo settore -, le coperture assicurative necessarie, gli obblighi igienico-sanitari, e i rudimenti di contabilità». Tutti fattori da tenere in considerazione sia che si lavori in proprio o come dipendente.
«Infine, il mio ultimo consiglio – conclude Cucchi – è di completare la formazione sempre con un’esperienza all’estero. Non possiamo più vivere di sola italianità, serve un respiro internazionale, soprattutto se si intende entrare in strutture altamente qualificate come i grandi alberghi».

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