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Falsa partenza per Gambero Rosso a Piazza Affari

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Falsa partenza per Gambero Rosso a Piazza Affari

Non è iniziata nel migliore dei modi l’avventura di Gambero Rosso in Borsa. Il 23 novembre la casa editrice specializzata nel settore enogastronomico ha esordito in Borsa sul listino Aim, quello destinato alle piccole e medie imprese. Nel primo giorno di contrattazione il titolo, collocato al prezzo unitario di 1,6 euro per azione, ha ceduto il 12%. Nei giorni successivi ha consolidato quel ribasso e dopo una settimana viaggia a 1,37 euro, il 15% in meno. La capitalizzazione (ovvero quanto la Borsa valuta nel complesso la società) è scesa in una settimana da 23 a 20 milioni di euro.

La società ha collocato in Borsa il 30,06% del capitale (flottante), corrispondente a 4.449.000 azioni riservando l’offerta a investitori istituzionali (fondi, banche, ecc.) e dipendenti. Dalla quotazione la società ha raccolto 7,1 milioni di euro, destinati integralmente all’aumento di capitale. Il gruppo intende destinare i proventi della quotazione a rafforzare la parte Tv e digital della piattaforma dedicata al gusto.

Nel 2014 la società ha registrato un fatturato vicino ai 15 milioni di euro, per un Ebitda (margine operativo lordo) di 3,4 milioni. L’ad Paolo Cuccia si è detto soddisfatto di aver raggiunto attraverso la quotazione l’obiettivo di effettuare l’aumento di capitale avvenuto in controtendenza, in un contesto in cui “le difficili condizioni di mercato e il complesso quadro internazionale abbiano costretto importanti aziende, in questi mesi, a desistere dalla quotazione”. Poco prima di Gambero Rosso, il 13 novembre per la precisione, Ibl banca ha deciso di ritirare l’offerta di collocamento in Borsa.

Come mai questo debutto amaro in Borsa? Gli analisti hanno pochi dubbi: al momento il titolo non ha attirato l’interesse degli investitori. Lo dimostra il fatto che nel primo giorno di contrattazioni sono stati scambiati appena 50mila titoli. Il primo motivo della correzione in Borsa è quindi da addebitarsi alla mancanza di liquidità sul titolo. La seconda ragione è legata all’aumento di capitale: solitamente le società che effettuano un aumento di capitale tendono a essere vendute nel periodo vicino a questa operazione considerata da alcuni investitori come un segnale di potenziale debolezza.

Ciò detto, secondo gli esperti di marketinsight.it “nelle prossime settimane la società potrà consolidare la propria immagine presso gli investitori”. A quel punto potrebbe aumentare anche la liquidità e l’attuale fase di debolezza potrebbe assestarsi. Come dire il peggio potrebbe essere passato. Bisogna fare però molta attenzione al 2016. Molti esperti ipotizzano che potrebbe essere un anno lunatico per le Borse europee, Piazza Affari inclusa. Quindi il trend di fondo per i titoli azionari resta laterale e non più improntato al rialzo come nel 2015.

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