Il Gavi, ottenuto da uve Cortese, è il vino bianco del Piemonte. Il territorio ammesso alla produzione del Gavi Docg comprende, in toto o in parte, i seguenti comuni della porzione meridionale della provincia di Alessandria: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo. Il Gavi DOCG si produce in 5 diverse tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico.
Nella denominazione vi sono circa 1.500 ettari di vigneto, con una produzione annua di 12 milioni di bottiglie, per il 70 % destinate all’estero. Il fatturato delle aziende produttrici si aggira intorno ai 50 milioni, con circa 5.000 persone occupate nella filiera.
Siamo in un’area collinare che fa da ponte tra mare e pianura, con terreni bianchi e rossi, un clima caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, nevicate frequenti ed abbondanti, ed estati fresche e ventilate. E’ un territorio di confine, in cui si sono fusi in un tutt’uno differenti tradizioni, culture, abitudini e sapori: le classi abbienti della Repubblica di Genova avevano qui le loro dimore di campagna, forse anche perchè il vino Cortese esaltava i piatti della cucina genovese.
Le prime testimonianze storiche della tradizione vitivinicola della zona sono datate 3 giugno 972: un documento conservato nell’Archivio di Stato di Genova parla di un contratto d’affitto nel quale il Vescovo di Genova accenna “a Pietro ed Andrea, uomini liberi, i vigneti e castagneti che la Chiesa Genovese possiede nei luoghi di Gavi e di Meirana”.
E’ un bianco che, a mio avviso, si presta anche a notevole invecchiamento.
Ho assaggiato i vini de La Scolca, azienda simbolo dell’area, e Broglia, una delle più importanti per dimensioni e fatturato.
La Scolca – Gavi (AL)
Il nome dell’azienda deriva da “Sfurza”, antico toponimo dal significato “guardare lontano”, dovuto probabilmente al fatto che la cascina che vi sorgeva era stata in passato una postazione di vedetta, come dimostrato dalla torre che sovrasta la proprietà. E “Guardare lontano” può ben definirsi una profetica anticipazione su quello che ha rappresentato La Scolca per il Gavi: per continuità di gestione da parte della stessa famiglia possiamo considerarla l’azienda più antica dell’area. Ma procediamo con ordine.
Giambattista Parodi, bisnonno dell’attuale proprietario, Giorgio Soldati, la compra nel 1919: i terreni sono in parte boschivi ed in parte coltivati a grano. Del figlio Alfredo l’idea d’impiantare i primi vigneti di Cortese e di iniziare a vinificare, all’inizio solo per usi familiari. La figlia di Alfredo sposa Vittorio Soldati, papà dell’attuale proprietario. Vittorio, cugino del grande scrittore Mario Soldati, è tra i primi a rendersi conto delle grandi potenzialità enologiche del territorio. Fino al secondo dopoguerra infatti i produttori di Cortese della zona di Gavi vendevano il loro vino alle grandi aziende spumantistiche piemontesi, Martini & Rossi e Cinzano su tutte, che lo utilizzavano per farne le basi dei loro spumanti. Fu la famiglia Soldati la prima a interrompere questa usanza per creare un vino bianco moderno, profumato, di grande piacevolezza. Oggi l’azienda è condotta da Giorgio Soldati e dalla grintosissima figlia Chiara, quinta generazione, senza dimenticare il valido supporto della moglie Luisa. Giorgio è laureato alla Bocconi, ma è diventato enologo “sul campo”, avendo seguito qualche decina di vendemmie, ed è responsabile delle scelte in vigna ed in cantina dell’azienda: grandissima cura dei vigneti, che crescono su terreno argilloso, rispetto della pianta, ricerca della completa maturazione dell’uva, che proviene da vigneti che arrivano anche a 60 anni di età. In cantina un uso saggio della tecnologia, sempre importante soprattutto con i vini bianchi, utilizzo solo di lieviti naturali, affinamento solo in acciaio, vini che restano “sur lie” fino all’imbottigliamento, anche per 10 anni (per il D’Antan). Tutti accorgimenti che consentono di ridurre di molto l’uso di anidride solforosa.
La Scolca dispone di 56 ettari di vigneti, ha una produzione annua di circa 520.000, di cui 20.000 sono di spumante, in parte Metodo Martinotti ed in parte Metodo Classico. Le etichette in totale sono 13. Il fatturato è per il 75 % all’estero e per il 25 % in Italia. Ho assaggiato il loro famoso “Gavi dei Gavi”, l’etichetta nera.
“Gavi dei Gavi” 2015 Gavi DOCG (Etichetta nera)
Ottenuto da uve Cortese in purezza, è l’etichetta simbolo dell’azienda. Se ne producono 220.000 bottiglie. Vinificazione in bianco, a freddo, è lasciato in acciaio a contatto dei lieviti fino all’imbottigliamento. Attraverso gli anni si è imposto in tutto il mondo per continuità e riconoscibilità, una di quelle etichette che deve esserci in una carta dei vini che si rispetti.
Tenore alcolico del 12 %.
Nel bicchiere è di colore giallo paglierino, dai riflessi verdolini. I profumi sono intensi, appaganti, dal fieno ai fiori bianchi, evidenti la pera e la nocciola. E’ al sorso che dà il meglio di sè, nella sua elegante semplicità, mi provoca salivazione, sa dì minerale, di pietra focaia, ha una mandorla appena accennata, delle note di agrumi ma soprattutto una straordinaria persistenza e piacevolezza.
Prezzo in enoteca: 25-30 Euro
Broglia– Gavi (AL)
Broglia è sicuramente una delle aziende di riferimento della DOCG Gavi. La Tenuta Meirana, cuore dell’azienda, è stata acquistata nel 1972 dal Conte Edilio Raggio dall’imprenditore del tessile Bruno Broglia, originario di Novi Ligure. Si iniziarono subito i lavori di ristrutturazione della villa, a cui seguirono gli impianti dei nuovi vigneti. Nel 1974 la proprietà viene data in affitto al figlio Piero e viene imbottigliato il primo vino con etichetta Broglia. Nel 1983, Bruno Broglia è ormai scomparso, viene costruita la nuova cantina, su progetto dell’architetto Vietti, e viene preso come enologo il Professor Lanati. La crisi del tessile ha fatto sì che la famiglia Broglia sposti tutti i suoi interessi nel mondo del vino. Piero, oltre che Deputato, è stato anche per due mandati Presidente del Consorzio di Tutela del Gavi; è affiancato nella conduzione dell’azienda dal fratello Paolo. Da qualche anno in azienda è entrata anche la terza generazione, costituita dai figli di Piero, Roberto e Filippo, e dal figlio di Paolo, Bruno.
L’azienda è da sempre attenta alla ricerca, non a caso negli anni sono diversi i progetti e gli studi realizzati con diverse Università italiane, in particolare Torino e Milano, con il professor Attilio Scienza. Come già scritto, l’enologo è Donato Lanati, mentre l’agronomo è Davide Ferrarese. La tenuta oggi si estende su circa 100 ettari, di cui 64 di vigneti, tutti di cortese. La produzione annua è di circa 500.000 bottiglie, ripartite su 12 etichette diverse. Il fatturato è per il 90 % estero.
Ho assaggiato il Bruno Broglia 2013
Gavi del comune di Gavi Bruno Broglia 2013 DOCG
E’ l’etichetta di punta dell’azienda, dedicata al fondatore. Di altra annata, è stato servito alla cena di Gala per il G20 di San Pietroburgo, tenutasi il 5 settembre 2013.
Ottenuto da uve Cortese provenienti da vecchi vigneti, piantati nel 1953 e 1955. Vendemmia manuale in cassetta, vinificazione e affinamento di 12 mesi in acciaio. La produzione è di 20.000 bottiglie. Il tenore alcolico è del 12,5 %.
Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, decisamente brillante. Oltre alle note floreali ed alle erbe aromatiche, spiccano i sentori fruttati: mela, cedro e pera sono i più evidenti, a cui alla fine si aggiunge un’idea di menta. Alla beva è fresco, di buona sapidità, con una certa struttura, un interessante retrogusto amarognolo nel finale estremamente lungo. Di grande equilibrio e piacevolezza.
Prezzo in enoteca: 25-30 Euro
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