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Storie di eccellenza

Hennessy e il blending perfetto: un segreto di famiglia (giunto all'ottava generazione)

Non è obbligatorio aprirla e assaggiarla. Può restare anni, anni e anni avvolta nella scultura che è stata creata per l’occasione. Quando si parla di uno spirit da 35mila euro la bottiglia, non può che esserci dietro Hennessy – la Maison con la “m” maiuscola – che ha reso arte il cognac, passandone i segreti di generazione in generazione. In questo caso non è retorica, ma pratica concreta. Pensare che in due secoli e mezzo si sono succeduti solo sette master-blender (ossia il responsabile della scelta dei vari blend e dell’equilibrio nella realizzazione), tutti appartenenti alla stessa famiglia – i Fillioux – fa capire il valore della tradizione. E l’ottavo non poteva che essere il nipote del settimo: proprio il passaggio di testimone tra Yann Fillioux e Renault Fillioux de Gironde ha “sollecitato” una celebrazione in grande stile.

Un fondatore irlandese

Ed ecco Hennessy · 8, sintesi estrema di tutto quanto ha fatto, fa e farà il brand del gruppo LVMH che sul fronte wine (Krug, Dom Perignon, Ruinart, Veuve Clicquot, Chateau d’Yquem…) e spirits (Glenmorangie, Belvedere, 10 Cane Rum…) è assoluto punto di riferimento. “Il nostro cognac è frutto di un impegno costante. Nei secoli, anche se qualcuno magari sorride a sentirlo – spiega Bernard Peillon, Ceo di Hennessy – ma ognuno di noi sente la missione di perpetrare il mito creato da Richard Hennessy a metà del XVIII secolo. E’ una storia di tecnica ma soprattutto di passione enorme”. Curiosamente il fondatore non era francese, ma irlandese: arrivato per servire l’esercito di Luigi XVI, aveva scoperto il valore dei terreni della Cognac – regione nel sud-ovest – e a iniziato a impiantare vigneti e distillare: un successo immediato, tanto da renderlo esportabile rapidamente nella nascente nazione americana e nella Russia degli Zar.

Riserva leggendaria

Per la cronaca, gli Hennessy alla quinta generazione si legarono, nel 1971, a Moet & Chandon che nell’87 finì nel ricco portafoglio LMVH.  L’unicità del cognac Hennessy risiede nella capacità di poter trovare il blend migliore, contando su una produzione stagionale già ottima ma soprattutto su una riserva leggendaria: viste personalmente botticelle (tra l’altro realizzate come opere d’arte, a partire dal legno speciale) del 1830. E poi c’è un lavoro maniacale di assaggio e controllo. Tutti i giorni a parte il sabato, la domenica e le feste, il comitato di degustazione si riunisce alle undici – l’orario ideale secondo i canoni della cantina – per un’ora e mezza. Yann non poteva che chiudere la carriera selezionando sette delle otto “eau de vie” racchiuse in Hennessy · 8, l’ultima ovviamente è scelta del nipote, che peraltro da 14 anni fa parte del comitato.

Tra cristalli e profumi

Uno spirit capolavoro doveva trovare un “contenitore” all’altezza: così si spiega l’intervento di Arik Levy, artista di fama e amico di lunga data di Hennessy. Ed ecco quindi una caraffa, in cristallo Baccarat soffiato a mano, dove il design è rappresentato da otto anelli ad incasso (il numero delle generazioni di master blender e il numero perfetto) che la proteggono. Un tappo di cristallo inciso con un motivo floreale riprende la nozione degli otto anelli, mentre un filo di seta di rame – intorno al collare del flacone – porta ad un medaglione “H” sigillato da un nastro: tecnica specializzata perfezionata da Guerlain, una maison sorella di Hennessy.

Tutto a mano, assemblato nell’Atelier des Editions Rares, workshop dedicato alla lavorazione delle più prestigiose produzioni Hennessy. Quanto al guscio, è stato costruito con le doghe di quercia provenienti da La Sarrazine, factory che si occupa delle botti di casa. Il disegno è a 25 strati, ognuno dei quali simboleggia 10 anni di storia dell’azienda. Un taglio irregolare lungo la lunghezza del torace evoca la Charente, fiume che attraversa Cognac, tocco che assume ulteriori profondità grazie al rame “alveo”, brillante dall’interno.  Dimenticavamo: Hennessy · 8 è già in vendita. Ne restano 220 esemplari, visto che 30 sono stati acquistati on-line, qualche settimana prima della presentazione ufficiale a Parigi: la scelta di realizzarne 250 (e non uno di più) deriva dall’anzianità della maison, fondata nel 1766. Anche questa la dice lunga sulla passione per il mito del Cognac.

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