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Il cardo del vulcano che fa volare la startup

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Il cardo del vulcano che fa volare la startup

E’ un esempio-simbolo del Sud che si va svegliando, delle 10mila nuove startup che, secondo i dati di Confindustria, stanno aiutando il Mezzogiorno a risalire la china di una lunghissima crisi. E, nel nostro caso, è tutto merito del carciofino selvatico dell’Etna altrimenti detto “cacucciuleddu spinusu catanisi”. E dei profumatissimi amari targati Amacardo, il nome dato da un team di catanesi a una piccola società, con la quale hanno per la prima volta creato tre liquori dalla segreta infusione dei piccoli cardi che crescono spontanei nei vulcanici terreni intorno all’Etna. E che sono unici al mondo per sapore e benefiche virtù. In nemmeno un anno l’Amaro, l’Amaro con Arancia Rossa e la Grappa di Amacardo stanno conquistando i mercati, e gli ordini arrivano persino dall’Australia.

Il cardo del vulcano

Ma questa non è, come tradizionalmente accadeva, la classica storia di un imprevisto successo, bensì un esempio quasi scientifico di programmazione imprenditoriale e di abile marketing. Da decenni Angelo Romeo, un coltivatore di Santa Venerina, ai piedi dell’Etna, sognava di inventare il miglior modo di sfruttare una ricchezza che cresceva ovunque selvatica e profumata, il piccolo cardo dell’Etna appunto, molto simile per gli effetti benefici sul fegato al cardo mariano. Ma è solo quando la figlia sposa Andrea Messina, ingegnere, che con lui finalmente realizza il suo desiderio. In azienda arriva subito il cugino, da poco laureato in economia e commercio, Maurizio Belfiore e Amacardo parte nell’aprile 2015 con una prima sfornata di 12mila bottiglie destinata a raddoppiare nel successivo periodo di agosto 2016-agosto 2017.

In infusione per sei mesi

“Per i nostri amari abbiamo scelto il meglio – dichiara Belfiore – la distilleria più antica di Sicilia, la Giuffrida di Mariano Caggegi, che esiste dal 1865, speciali processi di infusione che durano sei mesi, la totale assenza di additivi, e poi il marketing più raffinato”. E in effetti le tre bottiglie recano etichette di elegante graphic design, per raccontare l’essenza e la destinazione del contenuto, il verde e il viola dei fiori dell’Amaro, il rosso di una stilizzata tribù di festaioli per l’Amaro con Arancia Rossa e le pennellate bianche della Grappa. Molto eleganti anche i packaging e studiati, come le bottiglie, per una clientela internazionale e di nicchia. “La nostra scelta privilegia infatti una distribuzione selezionata, enoteche, ristoranti di grande prestigio. Gli amari Amacardo si trovano al Shalai a Linguaglossa, da Ciccio Sultano a Ibla…”.

E poi i carciofini sott’olio

E’ difficile nel Paese che è ai massimi vertici delle diversità enogastronomiche riuscire ad avere un successo così rapido in nemmeno un anno. “Ma i nostri amari sono unici, abbiamo rivitalizzato una tradizione di abili distillatori che stava scomparendo, impieghiamo niente altro che alcol e i piccoli cardi selvatici. Poi faremo anche i carciofini sottolio, li abbiamo provati, sono incredibilmente cremosi, saporiti… E, sin dagli inizi, abbiamo deciso di presentarci alle fiere che contano perché per una startup come la nostra le fiere sono necessarie. Abbiamo già partecipato a Vinitaly, Cibus e ad altre all’estero, grazie anche all’aiuto della Camera di Commercio di Catania. Il segreto è muoversi, fare innovazione, farsi conoscere”. Così questo piccolo miracolo delle ceneri e dei lapilli secolari del vulcano più bello del mondo si prepara a diventare celebre ma senza dimenticare di essere ricco di antiossidanti, di sostanze equilibranti per la flora batterica intestinale e di componenti naturali depurativi.

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