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Imàgo Hassler, Sapori di viaggio nel cuore di Roma

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Ristoranti

Imàgo Hassler, Sapori di viaggio nel cuore di Roma

La carta è allettante. Piatti di cucina italiana contemporanea con chiare influenze cosmopolite (niente a che fare con l’abusata fusion però). C’è, come di consueto, il menu degustazione che raccoglie i classici dello chef, e la proposta vegetariana per venire incontro a scelte alimentari ormai sempre più diffuse. Ma ciò che ti cattura l’occhio è il foglio, posato quasi casualmente sulla tavola impeccabile: una mappa dei cinque continenti e l’invito a viaggiare con il gusto, affidandosi alle suggestioni dello chef.

La scelta è d’obbligo: sarà “Sapori di viaggio”, da Londra a Napoli passando per Tokyo e Mumbai. Così come li ha pensati Francesco Apreda. Siamo nel ristorante più bello di Roma. Non se ne avranno male gli altri, ma con una vista così mozzafiato come quella al sesto piano del leggendario hotel Hassler in cima a Trinità dei Monti, è proprio difficile competere. Roma ai tuoi piedi è un concentrato degli stereotipi più romantici e scontati, ti cattura senza rimedio. Alzando lo sguardo verso il cupolone si inizia il percorso gastronomico che si snoderà in sei piatti tutti impreziositi da un meticciato di sapori e provenienze nel segno di altrettanti gusti. Dolce, acido, amaro, salato, piccante e l’ormai inevitabile umami.

Dolce: un ardito rendez-vous tra foie gras e austeri scones britannici (Sweet rain blend). Acido: Cheese cake (Blend Big Apple Sour in onore della Grande Mela). Amaro: un risotto al cacio che ti riporta tra le strade di Roma ma allude all’Oriente (Blend Pepi & Sesami). Salato: chi l’ha detto che il baccalà si mangia in Veneto? Qui parla partenopeo – omaggio alle origini dello chef – con friarielli e pomodori secchi (Blend Sabbia Salata). Piccante: penne all’arrabbiata pensate sulle rive del Gange (Blend Spicy Bomba-Y). Umami: la complicata semplicità di polpo e alghe (Blend Uma-Mia). I blend sono tutti opera della brigata di cucina, con le spezie che Apreda fa arrivare dall’Asia e presto saranno disponibili per gli ospiti in cofanetti dove saranno custodite in piccole preziose fiale di vetro.

Imàgo, questo il nome del ristorante premiato nel 2008 con una stella Michelin, è l’epitome di questo albergo pieno di storia e dalla posizione unica (96 stanze, di cui 14 suite). Un ambiente classico ed elegante dove tutta la tecnologia necessaria a un hotel superlusso è presente ma discreta e l’atmosfera è ancora quella di quando Roma era la destinazione delle star di Hollywood. A suo modo un piccolo albergo a conduzione familiare perché così è vissuto da Roberto Wirth, quinta generazione di gestori d’albergo di origine svizzera. Il signor Wirth, sordo profondo dalla nascita, ti accoglie sorridente all’arrivo, intrattiene gli ospiti carpendo dal labiale le loro curiosità ed esigenze, è un vero anfitrione. E’ lui che ha scelto il giovane Francesco, prima, appena diplomato, come commis e successivamente, dopo esperienze a Londra e Tokyo, alla guida del ristorante.

E sempre Wirth ricorda, sorridendo, come i suoi concittadini accolsero con sorpresa e senza troppa convinzione l’apertura del locale al sesto piano. Era il 1956 e Oscar, il padre dell’attuale proprietario, lo chiamò Roof Restaurant. Se i romani erano scettici, non lo furono i celebri ospiti dell’Hassler, da Audrey Hepburn a Igor Stravinsky, che adoravano le incursioni dei cuochi nella tradizione gastronomica locale, con saltimbocca alla romana e cannelloni.

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