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Vino

Investire in una bottiglia di Ornellaia? Conviene più che un future sull'oro

  • –di food24

Meglio comprare qualche bottiglia di Ornellaia che investire in oro o petrolio. Con la prospettiva, se le cose dovessero andar male, di bersi comunque un grande rosso.

A guardare i risultati della ricerca commissionata dal prestigioso marchio toscano a Sotheby’s e Liv-Ex, la società di rating del fine wine con base a Londra, si direbbe comunque che questa sia una prospettiva a dir poco improbabile. Dai dati di Liv-Ex – che monitora i prezzi e gli andamenti di oltre un migliaio di vini al mondo – emerge infatti che Ornellaia è tra i vini di eccellenza a livello internazionale con rendimenti in crescita più costanti nel tempo. Le sue quotazioni medie sono raddoppiate dal 2007 ad oggi: Ornellaia ha performato meglio della media dei migliori 100 vini al mondo.

Ormai i supertuscan ( Masseto, Tignanello, Solaia e Sassiccaia) sono una presenza costante nelle aste a Hong Kong, Londra e New York, anche se a farla da padrone restano le grandi etichette francesi, con in testa Chateau Lafite e Mouton Rothschild. In ogni caso gli italiani di eccellenza tra 2007 e 2013 sono passati dall’1 al 6% del valore totale del Fine Wine. E in particolare Ornellaia nello stesso periodo in percentuale ha ottenuto una performance superiore alla media dei migliori 10 vini francesi.

La ricerca, presentata oggi a Milano, ha anche sancito per il marchio toscano una volatilità minima, che lo rende “più solido dei principali beni rifugio e indici borsistici”. Nel 2012 Ornellaia ha venduto in asta più di 400 bottiglie, a un prezzo medio di circa 200 dollari. La Salmanazar di Ornellaia 2010 con etichetta disegnata da Michelangelo Pistoletto battuta da Sotheby’s a Londra nel maggio scorso ha ottenuto 105mila euro.

Per quest’anno Ornellaia ha affidato il progetto Vendemmia d’artista all’artista canadese Rodney Graham. Come sempe il ricavato sarà devoluto a Fondazioni del mondo dell’arte.

Negli ultimi anni l’eldorado delle aste di grandi vini è stata Hong Kong (tra 2010 e 2011 sono stati venduti vini per 50 milioni di dollari, contro i 20 milioni di New York e i 15 di Londra) ma sembra che dal 2012 l’aura dell’ex città stato asiatica si sia leggermente appannata, con un rientro in grande stile sulla scena delle due sedi “storiche”.

 

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