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L'olio italiano una truffa? Il Nyt comincia a fare marcia indietro

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L'olio italiano una truffa? Il Nyt comincia a fare marcia indietro

Fortunatamente, di fronte a un attacco a un prodotto made in Italy portato nel corso di una conferenza stampa per giunta organizzata in Italia, qualche italiano ancora si arrabbia. E’ quanto bisogna concludere a vedere l’ondata di reazioni negative alla presentazione del libro del giornalista americano Tom Mueller (ospitata a Roma dalla Camera dei Deputati) dal titolo “Extravergininità” e che ha messo sul banco degli imputati l’olio extravergine d’oliva italiano. La presentazione del libro è stata preceduta nei giorni scorsi da un serie di 15 vignette pubblicate dal New York Times e ispirate dallo stesso libro, con le quali si dipinge l’Italia dell’olio come “un covo di truffatori”, gli organismi di controllo “incapaci di effettuare le necessarie verifiche”, i politici italiani come “soggetti incapaci di reagire perché semplicemente al soldo delle multinazionali” che perpetuerebbero quelle stesse frodi.

Il NYT ipotizza una rettifica

La prima presa di distanza è venuta dallo stesso giornale Usa che, come annunciato dal giornalista scrittore Tom Mueller nel corso della conferenza stampa alla Camera, ha ipotizzato una rettifica alle accuse formulate appena qualche giorno prima.

Prese di distanza anche nel mondo agricolo

Anche nell’ambito del mondo agricolo non sono mancate le prese di distanza a cominciare dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) che ha definito l’iniziativa del giornale americano “un insulto alla qualità dei prodotti made in Italy. Una generalizzazione sul fenomeno delle sofisticazioni che offende il lavoro onesto dei nostri agricoltori”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Consorzio dell’olio Dop Chianti Classico che ha scritto allo stesso giornale americano suggerendo un altro cartoon (visibile sia in italiano che in inglese) e che spiega in maniera più ampia di quanto fatto con le vignette pubblicate dal giornale Usa il percorso dell’extravergine italiano.

Accuse vaghe che screditano un intero settore

In particolare il direttore dell’associazione delle industrie olearie italiane aveva bollato le accuse come “troppo generiche” e aveva invitato a “non sparare nel mucchio ma, se si ha conoscenza, fare i nomi di aziende che si sono macchiate di truffe e sofisticazioni”. Un invito al quale, nel corso della presentazione del libro ha voluto rispondere il direttore dell’Unaprol (la principale organizzazione di produttori olivicoli italiani), Pietro Sandali. “I nomi ci sono – ha detto – e sono quelli di Sasso, Carapelli e Bertolli. Aziende che appartengono alla multinazionale spagnola Deoleo e che commercializzano dietro le etichette con nomi italiani olio d’oliva che è spesso una miscela di prodotti italiani, spagnoli e di altra provenienza”.

Un’accusa tutt’altro che infondata, ma che ha l’unico limite di non sollevare alcun coperchio su una truffa né tantomeno su una sofisticazione. L’indicazione dell’origine dell’olio infatti anche da parte di questi marchi soddisfa le regole Ue in materia.

Dura reazione dell’industria olearia italiana

Ma chi è davvero sobbalzato contro le accuse formulate dal NYT e dal libro di Mueller è l’industria olearia italiana che in una dura nota associata di Assitol e Federolio. Le due organizzazioni si sono dette “sconcertate dal fatto che una sede istituzionale come il Parlamento italiano venga utilizzato per promuovere, con la partecipazione di istituzioni e Autorità dello Stato, il libro di un autore ispiratore di un selvaggio attacco ai nostri prodotti, alle nostre istituzioni e al nostro Paese in generale”. Un atto d’accusa al mondo dell’industria – è stato ricordato – portato nell’ambito di un incontro al quale nessun rappresentante del mondo industriale è stato chiamato a partecipare. Assitol e Federolio hanno quindi chiesto “che si ponga un freno a questo indiscriminato gioco al massacro il cui unico risultato è danneggiare fortemente il Paese e che si intavolino confronti seri ed equilibrati aperti a tutti gli attori della filiera, industria compresa”.

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