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L'Orto di Nemo: le serre sottomarine liguri dove il basilico germoglia…

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L'Orto di Nemo: le serre sottomarine liguri dove il basilico germoglia in 48 ore

Non ci sono onde nella baia di Noli. Surfisti, ombrelloni e bambini sulla riva. Pochi colpi di pinna e sotto la boa rossa, a 8 metri di profondità, si spalanca un campo di mare: 36 mq di fondale sabbioso su cui sono ancorate cinque serre sottomarine. Bolle di biosfera in cui germogliano e maturano fragole, piselli, fagioli, aglio e basilico genovese. Dall’alto si vedono anche solo con maschera e boccaglio (Qui lo storytelling).

Serre sottomarine in streaming

In questo momento, all’interno delle serre, la temperatura dell’acqua è di 23,3 gradi, l’umidità all’87,7%, il ph a 7,2. Un branco di pesci passa davanti alle telecamere, una piccola insegna beccheggia. Siamo nell’Orto di nemo (Nemo’s garden), dentro i palloni in pvc progettati da Sergio Gamberini per la coltivazione di vegetali. In streaming 24 ore su 24. Ingegnere esperto di attività subacquee, quattro anni fa cercava un modo per ottimizzare, con sensori e apparecchiature, la comunicazione tra fondale e superficie. Così si è trovato a seminare ortaggi sulle profondità del mare. Senza nemmeno sapere, forse, che era approdato nel mondo della Blue economy, quella specie di fantascienza (reale) teorizzata da Gunter Pauli: si ispira al funzionamento della natura, ricorrendo a strategie di biomimesi con capitali minimi. Qualche esempio? Coltivare funghi sui fondi di caffè, imitare i sistemi di raccolta dell’acqua di un coleottero per ridurre il riscaldamento globale, sostituire le lame in metallo dei rasoi usa e getta con fili di seta. E adesso anche fare l’orto in fondo al mare.

Il team di Ocean Reef a Expo

Sembrava solo un’idea bizzarra, ma dopo una lunga sperimentazione, il team di Ocean Reef (società italoamericana specializzata in attrezzature subacquee ed equipaggiamenti elettronici), guidato dall’ingegnere ligure, affiancato dal figlio Luca, è oggi pronto a replicare il progetto in altri lidi. E a passare alla produzione industriale di biosfere. Se ne è parlato in questi giorni a Expo, dove, in occasione di una mostra dedicata alle Regioni, il progetto ligure ha rappresentato il tema della “Potenza del limite”, ovvero della capacità creativa di superare gli ostacoli e di ideare nuove possibilità per il futuro dell’alimentazione.

Immersioni quotidiane tra le biosfere

Il gruppo è sostenuto dal Centro di sperimentazione e ricerche agricole di Savona: sono loro che eseguono le analisi chimiche sui raccolti e sviluppano nuovi progetti. Elisabetta Princi, esperta di chimica industriale, referente scientifico di Ocean Reef, è a lavoro per migliorare il processamento dei dati. Temperatura, umidità e Ph sono rilevati di continuo. Gabriele Cucchia, responsabile del settore ricerca e sviluppo e il coordinatore Gianni Fontanesi si immergono quotidianamente per accurate verifiche. Gamberini sta perfezionando le strutture e studiando nuovi materiali. Per tutti l’obiettivo è creare fonti alternative per la produzione orticola, in quei territori (aree desertiche o isole coralligene) dove le condizioni ambientali sono particolarmente difficili per l’agricoltura convenzionale.

Il basilico germoglia in 48 ore

Nelle 5 biosfere agganciate al fondale di sabbia – una è di grandi dimensioni (fino a 3mila litri), le altre di forma cilindrica, più piccole – l’acqua di mare, la cui temperatura si mantiene costante, evapora condensandosi sulle pareti interne: si desalina naturalmente creando le condizioni ideali per la crescita delle piante. Il più delle volte viene utilizzato il sistema idroponico, anche se parte della sperimentazione è stata condotta con terricci speciali. “Ciò che ci ha lasciato davvero stupiti – spiega Luca Gamberini – è l’eccezionale rapidità con cui i semi si sviluppano grazie alla forte pressione che si registra a quelle profondità: il basilico ad esempio germoglia in 48 ore”. In fondo è lo stesso esperimento che sta svolgendo la Nasa dall’altra parte dell’universo: ma nello spazio il problema è che la pressione è insufficiente.

Primo cliente, uno sceicco

Il primo ordine è arrivato da uno sceicco: avrebbe voluto basilico sempre fresco con una serra impiantata nel mare degli Emirati. Ocean Reef in realtà sta prendendo tempo per completare l’avviamento del progetto. Intanto òperò l’Orto di Nemo conquista il mondo: è forte l’interesse dei paesi della fascia equatoriale, come delle università sudamericane. Negli atenei del Venezuela già si studia l’impianto, dai Caraibi e dal Medio Oriente si prenotano biosfere chiavi in mano. La stampa internazionale documenta immersioni e raccolti.

Un nuovo insediamento sulla costa abruzzese?

Ma i lavori nella baia di Noli, in provincia di Savona, sono stagionali: i ricercatori sono autorizzati a svolgere le attività solo da maggio a settembre. I tempi quindi non possono essere stravolti. Oltre alla Riviera di Ponente il gruppo sta individuando adesso nuove aree per le colture. A largo della costa abruzzese potrebbe nascere un nuovo insediamento di agricoltura sottomarina: sul fondale tante biosfere cilindriche per piccole produzioni, adatte al fabbisogno di famiglie o di villaggi. Non richiedono alcun intervento subacqueo. E’ già pronto il kit.

Crowdfunding per Nemo

Sul web è possibile partecipare al crowdfunding lanciato da Luca Gamberini: “L’obiettivo è minimo, 30mila euro, vogliamo solo che la gente partecipi e si appassioni al meraviglioso mondo dell’orto di Nemo”.

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