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La Falanghina: il bianco che racconta la Campania

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La Falanghina: il bianco che racconta la Campania

La Falanghina è sicuramente uno dei vitigni a bacca bianca simbolo della Campania. Ne è autorizzata la coltivazione anche in Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna ed Umbria, ed è sotto osservazione in Basilicata.

Incerte sono sia le sue origini sia la sua etimologia, poichè non esistono fonti storiche acclarate. Le prime notizie certe si trovano nei trattati di agricoltura dell’Ottocento. Si pensa che il vitigno sia di origine greco-balcanica e sia stato introdotto in Campania  dagli Aminei,  popolo di origine pelasgica venuto dalla Tessaglia. Molti studiosi danno per certo che fosse coltivata al tempo dei romani, tanto da ipotizzare che il vino Falanghina discenda dall’antico  Falernum Gauranum, o Falerno bianco del Gàuro, conosciuto come “vino degli imperatori”, descritto entusiasticamente da Plinio il Vecchio, Orazio, Virgilio e Cicerone.

Diverse le ipotesi etimologiche: tradizionalmente veniva legata a pali di sostegno, in greco falangos, da cui Falanghina per intendere “vite sorretta da pali”; altri ritengono che l’acino assomigli alla “falangetta” del dito, per cui il riferimento è al termine greco-latino “falange”. L’ultima ipotesi che ho sentito è per successive modifiche del termine “Falerina”, facendo riferimento appunto all’antico vino Falerno.

Quasi abbandonata durante i secoli, successivamente è stata riscoperta perchè rimasta quasi indenne agli attacchi della fillossera, dato che era coltivata su terreni vulcanici. Negli ultimi 2 decenni ha avuto un successo via via crescente, soprattutto da quando molti produttori hanno intrapreso la strada della vinificazione in purezza. E’ un vitigno versatile, che dà ottimi risultati anche nelle versioni Passito e Spumante. Di buona vigoria, produttività costante, matura nella seconda metà di settembre.

Oggi se ne distinguono essenzialmente 2 cloni, uno beneventano ed uno flegreo. Le caratteristiche sono quelle di un vino di colore giallo paglierino con riflessi dal verdognolo al dorato, note fruttate di banana, mela, ananas e pesca, note floreali, agrumi, miele ed erbacee. Di sapore asciutto, fresco e delicato ma con una punta di acidità.

L’amico e noto collega Luciano Pignataro, tra i massimi esperti di vini del Sud, afferma che “Nessun vitigno riesce ad esprimere meglio l’anima del palato partenopeo”. Sono ormai molte le cantine che producono un’ottima falanghina: per scegliere quali presentarvi mi sono basato sui risultati dell’ultima edizione di “Radici del Sud”, il più importante concorso enologico riservato ai vini del Sud: la piccola cantina Torre Venere ha vinto il primo premio per la Giuria Internazionale, ed il secondo per la Giuria Nazionale, Giuria Nazionale che ha dato il primo premio alla Cantina Sanpaolo

Cantina Sanpaolo – Torrioni (AV)

E’ una delle 3 cantine del progetto vitivinicolo di Claudio Quarta, ricercatore ed imprenditore in campo biologico, di origine leccese, che passa per Varese, Milano e New York nella sua prima vita imprenditoriale di grande successo, tanto da quotare al Nasdaq di New York la sua società di produzione farmaceutica. Claudio però aveva un sogno, diventare vignaiolo. Passione nata da bambino, con il papà, che faceva vino per la famiglia e gli amici: non era un mestiere ma un modo di stare insieme.

Per i suoi cinquant’anni, nel 2005, Claudio decide che è il momento di far vivere il suo sogno e si cambia la vita: chiude con il vecchio business e dà corpo al progetto Claudio Quarta Vignaiolo, ovvero un modello “a grappolo”- che è anche il logo – in cui il vignaiolo, come un raspo, trasmette linfa e risorse vitali alle singole cantine, rappresentate dai chicchi. Singole cantine perchè Claudio vuole dare voce ai territori che ama, producendo in ogni zona solo quello che è il meglio, per cui da subito nascono Sanpaolo in provincia di Avellino, per produrre soprattutto i grandi bianchi campani, e Tenute Eméra, in provincia di Taranto, per i rossi. La continua ricerca della territorialità lo porta nel 2012 alla costruzione della piccolissima cantina Moros, per produrre Salice Salentino.

In totale sono 73 gli ettari di vigneto, di cui 51 di proprietà, oltre all’uva fornita in Campania da alcuni  conferitori fidelizzati. La produzione totale si avvicina alle 500.000 bottiglie. Enologo del gruppo è Cosimo Spina. In particolare la produzione della Cantina Sanpaolo è di circa 150.000 bottiglie, su 8 etichette.

La passione per la ricerca però resta e quindi è protagonista di importanti collaborazioni con l’Università, Milano ed il Professor Scienza in particolare: il vigneto delle biodiversità, con oltre 500 varietà di vitigni provenienti dal Caucaso e dal bacino del Mediterraneo da studiare, il progetto Winegraft per la selezione di nuove varietà di portainnesti, giusto per citarne un paio.

Arriviamo al vino premiato, Beneventano Falanghina 2014.

Beneventano Falanghina IGP 2014

Falanghina in purezza, le 30.000 bottiglie prodotte hanno un tenore alcolico del 13%.

Vendemmia manuale nell’ultima decade di settembre, alla fermentazione segue un periodo di maturazione sur lie. Affinamento in acciaio.

Giallo paglierino con una marcata inflessione verso il dorato, è molto piacevole nei profumi, che spaziano dal fruttato di pera, agrume ed esotico, ad una sottile ma intrigante note mentolata. Secco e sapido, corpo e struttura non gli mancano, morbido ed avvolgente.

Prezzo in enoteca:  9-12 €

Torre Venere – Castelvenere (BN)

Torre Venere si trova a Castelvenere, piccolo centro della Valle Telesina in provincia di Benevento, importante per la produzione di vino ed olio. L’azienda di proprietà della famiglia Pacelli è di recente costruzione, per merito di Michele e del figlio Carmine, che hanno continuato quanto iniziato nel 1898 da  Giovanni, bisnonno di Michele, emigrante di ritorno dalla Pennsylvania. A quei tempi l’azienda agricola si occupava anche di cerealicoltura e zootecnia, oltre che produrre vino. Il genero di Giovanni, Michele anche lui, focalizzò l’azienda sulla viticoltura, percorso continuato dal figlio Carmine Antonio, papà dell’attuale proprietario, che nel 1978 iniziò ad imbottigliare il suo vino, abbandonando progressivamente la vendita di vino sfuso. Arrivando ai giorni nostri, Michele è agronomo e segue direttamente sia il lavoro in vigna, sia quello in cantina. Il nome dell’azienda deriva dalla torre tufacea di origine angioina sita nel centro storico del paese, crollata alcuni anni fa e non ancora ricostruita per mancanza di fondi. Questa piccola azienda familiare dispone di 3 ettari di vigneti, con una produzione annua di circa 15.000 bottiglie, divise tra 2 tipologie: una Barbera e una Falanghina, che vado a descrivere di seguito

Falanghina del Sannio DOP 2014

E’ una Falanghina del Sannio  in purezza, di tenore alcolico del 13%.

La produzione è di 7.000 bottiglie.

Vendemmia manuale a fine settembre, vinificazione ed affinamento, per 3-4 mesi, in acciaio.

Nel bicchiere è di colore giallo paglierino con dei decisi riflessi dorati. Intensi i profumi, con note di fiori di campo e camomilla, frutta gialla anche esotica. In bocca è secca, fresca, con una certa struttura e sicuramente persistente.

Prezzo in enoteca:  12-13 €

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