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La giornata mondiale dell'alimentazione segna le priorità: sicurezza alimentare e sviluppo della piccola agricoltura

“Il cibo ha un valore politico. Per troppo tempo si è sottovalutata la sua importanza. Per fortuna oggi questo vocabolo, assieme alla parola ‘ambiente’, è sempre più presente nei discorsi e nelle agende dei leader di governo di tutto il mondo. Dedicargli un giorno per ricordarlo dà rilievo e valore a questo discorso fondamentale”. Non ha dubbi Lapo Pistelli, vice ministro Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione che dal 1981 si festeggia in tutto il mondo ogni 16 ottobre, per celebrare la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Quest’anno il tema è dedicato all’agricoltura familiare “Nutrire il mondo, preservare il pianeta”, scelto per puntare l’attenzione del mondo sul ruolo determinante di questa economia nel debellare fame e povertà, offrire sicurezza alimentare e nutrizione, migliorare i mezzi di sussistenza, gestire le risorse naturali, proteggere l’ambiente e realizzare uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle aree rurali.

Nel 2015 la nuova Agenda dello sviluppo: food security e sviluppo sostenibile i capisaldi

“Tutti temi di primaria urgenza ormai in tutto il mondo e per i quali si cerca a livello globale di trovare una soluzione: il 2015 sarà l’anno in cui, a settembre, verrà rinegoziata in via conclusiva la nuova Agenda per lo Sviluppo, ovvero quella che prende il posto del Millennium Development Goals e del Sustainable Development Goals, meglio conosciuti come Conferenza di Rio+20. Dopo 20 anni arriviamo a un negoziato molto complesso che dovrebbe scrivere la grammatica comune dello sviluppo, condivisa dagli stakholder di tutto il mondo”. E la posizione europea al riguardo è chiara: tra due mesi, alla fine del suo mandato di presidenza, l’Italia tirerà le somme in vista di quest’ultimo round negoziale individuando proprio nella food security e sviluppo sostenibile uno dei capisaldi. Senza contare che il 2015 sarà anche l’anno di Expo.

Il ruolo dell’agricoltura familiare

Ma qual è la situazione a 20 anni dalla Conferenza di Rio? Ancora oggi, nonostante gli sforzi, riguardo al cibo il mondo si divide su due poli: chi mangia troppo e chi troppo poco. Se nel corso dell’ultimo biennio il numero delle persone che soffrono di malnutrizione si è ridotto di circa 50 milioni – secondo le stime della Fao -, essa interessa ancora 800 milioni di persone. “La sicurezza alimentare  – sottolinea Pistelli – si ottiene solo attraverso una sostenibilità economica e sociale: che significa dire basta a sfruttamenti indiscriminati delle risorse, land grabbing ecc. e promuovere invece lo sviluppo di un’agricoltura familiare, soprattutto in certe zone. Perché la capacità di ogni singola famiglia, di ogni singola piccola comunità di autosostenersi, prima ancora di fare business, costituisce un modo per mettere insieme la sicurezza alimentare e la coesione sociale delle nazioni”. La corsa è lunga, però, e bisogna fare in fretta. La crescita di produzione agricola intensiva è rimasta modesta, mentre l’aumento demografico è esploso. Presto non avremo di che sfamare la Terra. Per questo è necessario ricorrere a un diverso modo di coltivare. E proprio su questi argomenti Pistelli interverrà al Salone del Gusto il 23 ottobre durante l’incontro “Diecimila orti per il futuro dell’Africa” assieme a Carlo Petrini.

Sulla stessa linea si stanno muovendo diverse organizzazioni internazionali. Tra questa Oxfam, anch’essa presente al Salone in tre incontri che spaziano dall’agricoltura familiare, al clima alla povertà. Oxfam sta predisponendo con Slow Food la campagna www.seminailcambiamento.org, attiva dal 20 ottobre. “Il paradosso – spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne e di Cittadinanza attiva di Oxfam Italia – è che circa l’80% di chi soffre la fame è agricoltore, pescatore, allevatore, ovvero è un piccolo produttore di cibo che non è in grado di sfamare se stesso”. L’organizzazione internazionale non governativa da sempre si batte per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per la creazione di contesti che permettano ai piccoli contadini di avere accesso a maggiori opportunità di reddito. Un discorso che viene portato avanti in diverse parti del mondo. “Le ricerche fatte sulla piccola agricoltura – spiega Bacciotti – hanno evidenziato dei margini di crescita in larga parte non sfruttati e che vanno invece promossi”. Oxfam è quindi parte attiva nei comitati che in centinaia di Paesi di sono formati per favorire la piccola agricoltura. Anche in Italia fa parte del Comitato per l’agricoltura contadina, cui aderiscono numerosi soggetti e organizzazioni.

Regole adatte alla piccola agricoltura

“Servono leggi ad hoc che valorizzino l’esperienza di agricoltori di piccola scala – afferma Roberto Schellino, agricoltore, membro del direttivo del Comitato Popolare per l’Agricoltura Contadina e Comitato Italiano per l’Anno Internazionale Agricoltura Familiare. Perché non esiste un solo tipo di agricoltura. E non si possono applicare le stesse regole ‘industriali’ alle piccole realtà: in questo modo si nega loro la possibilità di accedere al mercato. Il problema vero in Italia non è tanto quello economico, quanto lo scoglio normativo: le regole per l’agricoltura come sono applicate nel nostro Paese non distinguono tra grande e piccolo. A differenza di quanto prevedere la normativa europea”.

Questo pensiero è diventato una proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati lo scorso 10 ottobre, sposando il concetto di sovranità alimentare dei popoli, del diritto alla produzione, del controllo e gestione del proprio cibo da parte dei contadini e dei cittadini (sarà illustrata nell’incontro “In principio era un seme” del 23 ottobre) per una maggiore flessibilità di applicazione delle regole a seconda delle diverse dimensioni e caratteristiche aziendali.

“Le piccole aziende, anche se con bassa capacità economica – fa notare Schellino –, sono una risorsa perché funzionali al territorio, che da noi per il 70% è costituito da zone collinari, montane e boschive. Un patrimonio terriero non utilizzato dall’agricoltura intensiva, ma che potrebbe essere sfruttato da quella contadina. Senza contare che una diffusione capillare di piccoli appezzamenti produce maggiore cura e attenzione all’ambiente”.

Produrre il proprio cibo, sfamarsi e sfamare il mondo. L’universo agricolo rivendica il ruolo che da sempre gli compete e che gli è stato sottratto dall’industrializzazione dell’agricoltura.

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