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La svolta verde della cosmesi: dallo smalto alla soia ai polifenoli antiage

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La svolta verde della cosmesi: dallo smalto alla soia ai polifenoli antiage

Bella con il food. Da sempre siamo abituate all’utilizzo di fiori e frutti nella preparazione di creme&co, dall’uva al cioccolato, non è certo una novità, ma cosa ne direste di laccarvi le unghie con la patata, piuttosto che con il mais? Eppure, patate, mais, grano, ma anche polpa di legno e cotone sono l’ultima frontiera della cosmesi naturale. Prodotti ottenuti dall’estrazione e dalla lavorazione di molecole contenute soprattutto negli scarti: bucce d’uva, di mele, di pomodori, nella sansa o nelle acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive, tanto per citarne alcuni.

Il polifenolo antiage

“Negli ultimi anni il mondo della cosmetica ha dimostrato una forte propensione verso un migliore utilizzo delle risorse – spiega Mariella Bleve, una dei soci fondatori e amministratrice di EticHub, spin-off dell’Università di Pavia nato nel gennaio 2013, per garantire efficacia, sicurezza, qualità e sostenibilità del prodotto finito –. Sono stati così avviati gli iter necessari ad acquisire brevetti ad hoc per l’estrazione di principi attivi idonei alla successiva produzione di prodotti cosmetici. Spesso infatti, come nelle acque di vegetazione delle olive o nella buccia d’uva, sono presenti polifenoli di grande interesse per la loro azione cosmetica, ricca di proprietà antiossidanti, quindi antiage”.

12 milioni di tonnellate di scarti agroalimentari

Secondo il Gruppo Ricicla dell’Università di Milano in Italia si producono 12 milioni di tonnellate di scarti da industria agroalimentare: la cosmesi è un settore in cui si stanno concentrando molti degli investimenti per il loro riutilizzo. Se ne è parlato a Cremona nel convegno “La chimica verde e la cosmesi” in programma nell’ambito dei tre Saloni di CremonaFiere dedicati alla bioeconomia: BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibition e Food Waste Management Conference (25-27 febbraio 2015).
La produzione interessa una vasta gamma di prodotti: latte detergente, tonico, creme per il viso, ma anche per il corpo, per i massaggi e per la detergenza, compresi i capelli. “Gli scarti alimentari da cui estrarre i principi attivi sono numerosi – continua Bleve – e quindi il loro reperimento non è difficoltoso. La difficoltà sta invece nel processo di lavorazione degli ingredienti estratti per renderli più facilmente formulabili”.

La cosmesi mondiale vale 13 miliardi di dollari

L’Europa detiene nel complesso un buon quinto del mercato cosmetico naturale globale che, stando alla società di ricerche di mercato Kline & Company di Parsippany nel New Jersey (Usa), ammonta a più di 13 miliardi di dollari. Importanti mercati di sbocco sono, quello tedesco con 920 milioni di euro (2013), quello francese con circa 400 milioni di euro (2013) e quello appunto italiano con stimati 410 milioni di euro (2014). E il business è in continua crescita, perché nonostante la crisi gli italiani non hanno smesso di prendersi cura di sé. In modo sempre più naturale.

Lo smalto alla soia

Come ha dimostrato anche da noi il successo di due aziende di smalti per unghie che di mais, soia e patate hanno fatto il loro ingrediente principale. Stiamo parlando del nail brand francese Kure Bazar, creato da Kartika, e di Priti Nyc nato nel 2005 da Kim D’Amato. Entrambe fotomodelle, entrambe folgorate dalle potenzialità dei prodotti alimentari nella cosmesi. “L’idea è nata anni fa quando ho scoperto di aspettare un bambino – ha dichiarato Kartika Luyet ai giornali francesi –. Ho modificato le mie abitudini quotidiane con il cibo, il vestire, la cura di me stessa. Non volevo trasmettergli sostanze negative già nella pancia. Ma come fare per le unghie? Nelle lacche per le mani l’opzione natural non c’era”. Così, dopo tre anni di sperimentazioni, è nata la linea Kure Bazaar, 40 tonalità realizzate per l’85% con ingredienti naturali. Oggi il brand esporta in quasi 20 Paesi.
Anche in Italia, quelli di Faby Nature hanno ingredienti per l’87% naturali, derivati dalla lavorazione di pasta di legno, cotone, mais, manioca. Brand della vercellese Faby Line, azienda nata nel 1979 come distributore di attrezzature professionali, che nel 2013 ha lanciato la sua prima collezione di smalti, oggi è distribuita in 34 Paesi. I canali principali di vendita sono quelli professionali (centri estetici e saloni di bellezza), oltre alle profumerie e al sito di e-commerce. Ma l’azienda punta ad entrare in qualche catena.

Vasetti e flaconi in bio-plastiche

Dal contenuto ai contenitori, gli scarti alimentari servono anche per i flaconi. Green Evolution ha presentato oggi il primo set di contenitori per la cosmesi eco-sostenibile, realizzato con bioplastiche: flaconi, vasetti e tubetti. Anche le etichette sono realizzate in bioplastica 100% di origine vegetale, così come l’adesivo. I biopolimeri impiegati sono derivati da scarti di lavorazione agricola come canna da zucchero e mais, ma anche cellulosa, come gli acetati. Il progetto, che ha già raccolto l’attenzione di molte aziende produttrici di biocosmesi, centri benessere specializzati in Italia e all’estero e le prime linee di prodotto cosmetico realizzate grazie al progetto di Green Evolution saranno disponibili sul mercato già nel corso del 2015.

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