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Nasce in Calabria il primo mulino "social", finanziato con Facebook

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Nasce in Calabria il primo mulino "social", finanziato con Facebook

Il mulino di San Floro non è un set da pubblicità, non c’è  Banderas nei paraggi. Siamo in Calabria, località Torre del Duca, e qui sorgerà quello che sarà il primo mulino social, con tanto di macine di pietra, ruscello e ruota a trazione idraulica (ma anche elettrica): aprirà a luglio grazie a una raccolta fondi organizzata su Facebook. L’appello lo ha lanciato Stefano Caccavari, una celebrità dalle sue parti, per aver dato vita un anno fa a un’iniziativa agricola innovativa, che ha  di fatto fermato la realizzazione in zona della più grande discarica d’Europa. Si attende a giorni la sentenza definitiva del Consiglio di Stato sul destino di quei 40 ettari in provincia di Catanzaro.

Stefano Caccavari nel suo Orto di famiglia

Mulinum, un forno e vecchie pietre francesi

A pochi chilometri dal Golfo di Squillace, Stefano, studente di Economia a Catanzaro, ha creato l’Orto di famiglia, iniziativa  di custodia del territorio, che ha riunito il circondario. Affitta pezzi di terra, li coltiva e consegna i prodotti (o invita alla raccolta). Centinaia  gli abbonati, tanti in lista di attesa. Con lo stesso spirito ha dato il via al progetto Mulinum: stava per chiudere un affare con l’ultimo mugnaio della Calabria, a San Severino, in provincia di Crotone. Che però era in trattativa con imprenditori  toscani. L’accordo è saltato.  Una notte insonne,  ma poi è nata l’idea: coinvolgere il web nell’acquisto di due vecchie macine “La Ferté”” (pare le migliori pietre in commercio dal 1800) e trasformare un casolare in un mulino con forno. Intorno un’enorme distesa di spighe Senatore Cappelli. Ecco fatta la filiera del grano antico.

Raccolta fondi sui social

Il primo post parte alle 9,17 del 14 febbraio:” (Urgente) Salviamo l’ultimo mulino a pietra della Calabria”, scrive Stefano su Facebook. Segue un lungo appello. Il mugnaio Giulio di San Severino (93 km da San Floro) vende e in Calabria non ci sono altri posti (certificati e a norma) dove portare il grano. Soluzione radicale: comprare il mulino e adeguarlo con 30mila euro. Parte il crowfounding. Risponde Marco da New York, Salvatore da Maiami, Antonio da Pechino. La raccolta non si ferma neanche quando, sfumato l’affare con Giulio,  scatta il piano b: riabilitare delle vecchie macine e ristrutturare il casolare abbandonato nell’antica valle dei mulini di San Floro. Metterci dentro anche il  forno per preparare “u brunieiettu”, il pane tipico del posto. E  il “iermanu”, fatto con la segale, come 60 anni fa. Servono più soldi: 200mila euro. Aderiscono da Berlino, da Londra,  dalla Calabria, da tutta Italia.

Si inaugura a luglio con la festa del grano

In pochi giorni  Stefano ha raggiunto 110mila euro.  Cento venti le persone coinvolte: “Chi vorrà sarà socio o verrà ripagato con coupon per l’ acquisto di farina”. Pizzaioli di fama (torinesi, bergamaschi, romani) già preparano gli ordini.  Partecipa anche il verace  panificatore Gabriele Bonci, che attende nel suo Pizzarium di Roma la farina di Mulinum. Dieci agricoltori saranno partner per la coltivazione del grano. La prossima settimana una squadra di specialisti di macine antiche arriverà a San Floro dalla Sicilia: rimetterà  in sesto le pietre francesi. Troppo lente per la produzione industriale, perfette per quella bio. Lavorano 1 quintale di grano all’ora ma il chicco mantiene intatta la sua naturale composizione.  Fra qualche giorno sarà pronto il rendering del progetto. Importanti distributori di prodotti biologici attendono la mietitura. Questa estate, con la grande festa del grano entrerà  in funzione il mulino.  Tutto il web è invitato. Stefano è al giro di boa: la raccolta fondi continua.

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