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Nuova vita per gli amari: la mixability gonfia i fatturati

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Nuova vita per gli amari: la mixability gonfia i fatturati

E’ dolce la vita degli amari. Perlomeno in questo momento, e non solo in Italia. Dopo alcuni anni di opacità, i consumi interni sono ripartiti, tanto che i classici digestivi da fine pasto sono stati tra i pochi prodotti di largo consumo a chiudere il 2013 con un bilancio positivo.

Secondo Nielsen, nella distribuzione moderna le vendite a volume della categoria composta da amari, chine e fernet sono cresciute dell’1%, superando i 9,3 milioni di litri. Anche il fatturato è salito, arrivando a oltre 125 milioni di euro (+1,3%).

Numeri in crescita

L’aspetto nuovo è che il mercato si è polarizzato in modo drastico: da un lato è “esploso” il discount (+8,8% a volume), che ha monopolizzato l’offerta low cost, offrendo bottiglie a marchio proprio o prodotte da piccole aziende a un prezzo medio inferiore del 50% alla media di mercato.

A questo trading down della spesa ha fatto da contraltare la crescita della fascia alta della distribuzione, dove passano il 70% degli amari venduti in Gdo. E’ il “regno” delle grandi marche, che hanno macinato buoni risultati grazie a un nuovo mix nelle politiche promozionali, incentrate più che in passato sul taglio prezzo.

L’amaro vestito da aperitivo

E’ stata dunque la convenienza a spingere gli italiani a rinunciare all’amaro bevuto al ristorante o al bar preferendo acquistare la bottiglia al supermercato o al discount. Ne ha risentito il fuoricasa, che rappresenta il 55% del mercato degli amari e che l’anno scorso ha subito un calo del 4%. Ma non generalizzato: sono andati bene, infatti, i bar serali che propongono gli amari in versione pre-dinner al momento dell’aperitivo.

Un’interpretazione nuova di questi alcolici, spinta dai produttori di amari (l’anno scorso il tour dedicato al cocktail Montenegro ginger ha girato l’Italia) e che sembra incontrare l’interesse dei consumatori. Soprattutto all’estero, dove l’amaro comincia ad affermarsi sfruttando la sua “italianità” e a proporsi non più solo come “ammazzacaffè”, ma anche come liquore perfetto per la mixability. Tanto che entra come ingrediente nel 30% delle 7mila ricette inviate dai barman di tutto il mondo al curatore del prestigioso Regan Report 2014 101 Best New Cocktails, che identifica i trend globali nel mondo dei bartender .Tra i migliori cocktail dell’anno c’è anche il St. Joseph’s, realizzato con l’Amaro Averna, che ha visto aumentare del 20% la sua presenza in classifica.

Il volano della mixability

La mixability come volano per costruire un mercato mondiale per gli amari italiani? Le potenzialità di questi prodotti nei mercati stranieri sono confermate dai grandi movimenti avvenuti di recente in questo settore, a partire dal passaggio di Averna al Gruppo Campari, che vuole farlo crescere nei mercati dov’è già distribuito (l’export pesa per il 35%) e portarlo in nuovi Paesi. Buoni risultati anche per il lancio all’estero di Elisir San Marzano Borsci, ora gestito dal gruppo Caffo e riportato in vendita dopo il fallimento dell’azienda che lo aveva creato nel 1840. Sbarcato da pochi mesi in Germania, Australia, Belgio e  Svizzera, dal prossimo luglio l’Elisir arriverà anche negli States.

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