Food24

Poco alcolico e aromatico, ecco il vino di kiwi

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Poco alcolico e aromatico, ecco il vino di kiwi

Sicuramente è il bianco più fruttato in commercio. Per il semplice fatto che il vino è realizzato con puro kiwi. Da macero, per giunta. È l’idea dei due giovani francesi Marvet e Alexandre che hanno dato vita a Lione alla strat up Vilem, iniziando a recuperare i verdi frutti invendibili per produrre con il marchio Longonya una bevanda alcolica (8,5°) simile al vino bianco. Il risultato è molto piacevole e fruttato, derivando dalla fermentazione naturale della frutta, senza aromi artificiali aggiunti o coloranti, a cui sono stati applicati i sistemi classici di vinificazione, grazie alla collaborazione di diversi enologi della regione Champagne. Andando a vedere la composizione, il bianco di kiwi naturale è composto per l’85% da succo fermentato kiwi e per il 15% da uve. Non si può chiamare ‘vino’ – denominazione riservata ai prodotti di sola uva -, ma il risultato garantiscono essere molto simile. “E’ un nettare di colore giallo pallido – assicurano i due creatori –, al naso restituisce sentori esuberanti di agrumi e frutta tropicale, con aromi di bocca freschi ed equilibrati, e un finale lungo e aromatico. Oltre che come aperitivo, si sposa perfettamente con pesce, crostacei, sushi e frutti di mare”. La temperatura ideale di consumo è tra 11 e 13°C.

Iniziative anti-spreco

Il progetto è nato, comunque, principalmente per porre un rimedio al problema dei rifiuti alimentari. “Sono molto sensibile a questa tematica – spiega Marvet Mbani, direttore generale di  Longonya –, e nel mio paese, la Repubblica del Congo, è un vero e proprio flagello. Così ho pensato che dovevo trovare qualcosa di innovativo per riciclare i frutti che vengono sprecati ogni anno”. Provvidenziale l’incontro con Alexande Villard (25 anni), ingegnere in chimica e di processi, nonché appassionato di vino. Villard aveva maturato l’idea di come dare valore a frutti destinati al macero durante un viaggio in Australia, folgorato dalla scoperta di una bevanda fermentata a base di mango. “Ne ho parlato con Marvet – racconta –, ed è così che è nata Longonya nell’ottobre 2015”.

I due amici quindi hanno stretto un accordo con un produttore di kiwi biologico in Corsica, nella città di Aleria che, conquistato dal progetto, ha accettato di fornire 25 tonnellate di frutta normalmente destinata alla distruzione. Infatti, a causa degli standard di calibro e aspetto, ogni anno circa il 15% del raccolto viene gettato perché i kiwi sono considerasti ‘scadenti’.

In vendita a più di 12 euro

Con le 25 tonnellate di kiwi recuperate, Longonya è stata quindi in grado di completare una prima produzione di 16mila bottiglie di bianco, già in vendita a 12,40 euro a bottiglia presso ristoranti, bar ed enoteche a Lione, Parigi, in Costa Azzurra e in Corsica. “Tra l’altro – aggiunge Marvet – il nostro prodotto risponde a un’esigenza ancora non colmata dall’offerta di mercato: una bevanda in grado di accompagnare perfettamente i tanti piatti esotici che sempre più spesso compaiono sulle nostre tavole”. E, infatti, dopo questo primo successo, le due menti innovative stanno già progettando di diversificare la propria offerta. Nella stessa ottica di rivalutazione dei frutti hanno in programma di commercializzare a breve un bianco di mango. L’azienda spera di generare 50mila bottiglie totali per la distribuzione globale. “In futuro – spiega Marvet –, ci piacerebbe lavorare su altri prodotti, come frutto della passione, ananas, ciliegia, banana o albicocca” sempre salvati dalla discarica. Un progetto che potrebbe trovare efficace applicazione anche in Africa, dove c’è molto bisogno di iniziative del genere.

Francia in prima linea 

La Francia, comunque, non è nuova ad attività in questa direzione: dalla start up Fwee (altro progetto di recupero di frutti invendibili per realizzare caramelle bio) alla grande campagna della catena Intermarché per la vendita di frutta e verdura brutta, anzi ‘moche‘, fino alla legge anti-spreco che obbliga i supermercati a donare la merce invenduta a fine giornata.

© Riproduzione riservata